Stretta del governo sulla cannabis light
La liberalizzazione delle droghe leggere è uno dei temi che polarizzano maggiormente il dibattito pubblico, non solo nel nostro Paese. In questi anni in Italia è stata permessa la commercializzazione della cannabis light, consentendo in sostanza la vendita di cannabidiolo (olio estratto dalla canapa indiana). Finora il limite imposto era che esso presentasse un valore di Thc (il principio attivo della cannabis) inferiore allo 0,6%.
Persino l’allora ministro della Salute Roberto Speranza nel 2020 aveva firmato un decreto che qualificava il cannabidiolo come uno stupefacente, in grado cioè di creare dipendenza fisica e psicologica in che ne faceva uso. Speranza aveva però fatto subito un passo indietro, al contrario dell’esecutivo targato Meloni, che del contrasto alle droghe leggere (e ai loro surrogati), ha fatto un punto caratterizzante del proprio programma.
Cosa cambia
Il decreto è stato firmato il 7 agosto dal nuovo ministro della Salute, Orazio Schillaci, e diventerà operativo a partire dal 22 settembre. I prodotti a uso orale a base di cannabidiolo torneranno dunque a essere considerati come stupefacenti. Ciò comporterà l’impossibilità di commercializzarli nei negozi. Sarà possibile acquistarli solamente per ragioni mediche, recandosi in farmacia con una ricetta non ripetibile.
Il decreto non interviene invece sui fiori di cannabis da fumare, che potranno essere ancora acquistati a patto che non contengano Thc. Secondo una sentenza della Cassazione, infatti, non conta la quantità di tetraidrocannabinolo (il composto psicotropo della cannabis) presente per configurare la cannabis quale uno stupefacente. La sola presenza del Thc la rende automaticamente tale, proprio la posizione che è stata assunta da Schillaci e da tutto il governo.
Come inevitabile, non mancheranno le polemiche con chi invece considera la cannabis light innocua, se non benefica per alcuni soggetti. Visto il pronunciamento della Suprema Corte e l’attribuzione ai medici della scelta su cosa sia meglio per i propri pazienti, si può replicare che i cittadini siano già in ottime mani. Con la speranza che la stretta sulla cannabis light sia solo una tappa di un’offensiva a più ampio raggio contro tutte le droghe.
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