La giudice distrettuale statunitense, Jia Cobb, ha bloccato i tentativi dell’amministrazione Trump di estendere una procedura di espulsione accelerata per gli immigrati irregolari. Cobb ha accolto la richiesta di un gruppo di immigrati di sospendere la procedura nota come “rimozione accelerata”, che era stata precedentemente utilizzata per espellere rapidamente i migranti trattenuti al confine con il Messico, entrati negli Stati Uniti nelle due settimane precedenti. Da gennaio scorso, l’amministrazione aveva esteso l’applicazione del procedimento a tutto il Paese, per dare una stretta all’immigrazione irregolare.
Le motivazioni dei giudici Cobb e Wardlaw
“A differenza di alcuni casi che tradizionalmente sono soggetti a espulsione accelerata, come le trattenute al confine o nelle sue vicinanze subito dopo l’attraversamento, altre persone che il governo sta ora sottoponendo a espulsione accelerata sono entrate nel nostro Paese da tempo”, ha scritto Jia Cobb in un parere di 48 pagine.
Una Corte d’Appello ha temporaneamente impedito alla squadra trumpiana di revocare lo status di protezione temporanea concesso a 600.000 venezuelani residenti negli Stati Uniti. “Con il Temporary Protected Status Act (Tps), il Congresso ha istituito un sistema libero da manipolazioni politiche”, ha affermato il giudice Kim Wardlaw. “I querelanti hanno dimostrato di aver subito un danno alla loro vita, alle loro famiglie e ai loro mezzi di sussistenza”, ha aggiunto Wardlaw.
Il nodo dei venezuelani
Il Tps protegge dall’espulsione i soggetti interessati e ne garantisce il diritto al lavoro. Tale particolare forma di protezione rafforzata viene concessa agli immigrati la cui sicurezza è incerta in caso di ritorno nel loro Paese a causa di conflitti, disastri naturali o altre condizioni straordinarie. Joe Biden aveva esteso il Tps ai venezuelani per 18 mesi, pochi giorni prima di lasciare la Casa Bianca. A maggio, la Corte Suprema ha autorizzato temporaneamente l’amministrazione Trump a revocare il loro status in attesa dell’udienza di appello. All’orizzonte si profila un nuovo ricorso contro la decisione alla Corte Suprema.
Il caso Boston
Trump e i suoi starebbero pianificando un rafforzamento delle operazioni di controllo sull’immigrazione a Boston, con un aumento della presenza di agenti dell’Immigration and Customs Enforcement (Ice). Lo ha rivelato Politico, citando fonti interne. La Sindaca democratica Michelle Wu ha criticato duramente il piano, annunciando che la città “non farà marcia indietro” e continuerà ad applicare le “politiche di città santuario”, che limitano la collaborazione della polizia locale con gli agenti federali.
Il direttore ad interim dell’Ice, Todd Lyons, ha confermato che la stretta è imminente, sottolineando che “santuario non significa strade più sicure, significa più criminali in giro per i quartieri”. Il responsabile della sicurezza delle frontiere, Tom Homan, ha annunciato che, subito dopo il Labor Day, potrebbero partire azioni contro l’immigrazione irregolare in diverse città guidate da amministrazioni democratiche.
La situazione dei minori del Guatemala
Il tycoon, forte dell’ampio mandato ricevuto dagli elettori statunitensi, vuole rimandare in Guatemala centinaia di migranti minorenni che sono arrivati negli Stati Uniti da soli, non accompagnati da adulti, e che attualmente si trovano sotto la custodia del governo. Secondo due fonti citate dalla Cnn, sono stati individuati più di 600 minori provenienti dal Guatemala affidati alla custodia del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani.
Un programma pilota prevede che i minori vengano rimpatriati in Guatemala in coordinamento con il governo guatemalteco. Si ritiene che questi non abbiano un genitore negli Stati Uniti, anche se potrebbero avere un altro parente. Secondo i dati federali, attualmente ci sono poco meno di duemila bambini in custodia presso il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani, l’Hhs. La maggior parte proviene da Guatemala, Honduras ed El Salvador.