Calenda: “L’Ucraina ci mette di fronte alla nostra vigliaccheria”
Sul conflitto in Europa orientale Carlo Calenda non la tocca piano. L’esponente centrista ha infatti deciso di tatuarsi su un polso il tridente ucraino, simbolo nazionale del Paese slavo.
“E mo’ ce lo siamo tatuati per la vita”, recita un post di sabato accompagnato dallo slogan “Slava Ukraini”, che significa “Gloria all’Ucraina”. Una scelta, quella del leader di Azione, che ha provocato la reazione risentita dell’Ambasciata russa in Italia.
“Ma il politico italiano Carlo Calenda, come del resto alcuni altri suoi malcapitati colleghi, davvero comprende cosa significhi il simbolo che si è fatto tatuare sul braccio? In Russia, a tal proposito, si usa dire son tutti frutti dello stesso campo”, spiega l’Ambasciata.
È vero che il “tryzub” venne utilizzato dagli anni Venti in poi dall’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini, fumo negli occhi per l’allora Unione Sovietica. Altrettanto vero è che la storia del tridente è molto più antica e che gli ucraini lo considerano un simbolo nazionale, tanto da diventare emblema di Stato nel 1992, un anno dopo il conseguimento dell’indipendenza in seguito al crollo dell’URSS.
Calenda, ovviamente, ha replicato a sua volta. “Verrete sconfitti – ha scritto rivolgendosi alla Russia – Come è stata sconfitta l’URSS. La libertà alla fine vince sempre sulla tirannia. E se vi mettete paura di un tatuaggio vuol dire che ne siete già consapevoli”.
Sul tema, del resto, negli ultimi giorni Calenda è tornato diverse volte. Sabato, durante il festival de Linkiesta, il leader di Azione ha dichiarato: “Perché in Italia non siamo solidali con l’Ucraina? Perché ci mette di fronte alla nostra vigliaccheria”.
In occasione del 9 novembre, anniversario della Caduta del Muro di Berlino, ha rincarato la dose. Quel momento storico, spiega Calenda, “rappresenta la liberazione di milioni di persone dal controllo di un’efferato regime totalitario. Le sfide di ieri sono quelle di oggi: difendere la libertà dagli autocrati. Purtroppo una parte di questo paese continua ad idealizzare oggi la Russia come faceva ieri con l’URSS”.
Negli stessi giorni Calenda se l’è presa con l’ignavia delle opposizioni. “L’Occidente è a pezzi e oggi le democrazie cadono e con esse la libertà – ha attaccato – È tempo di difenderla costruendo una coraggiosa alternativa a questo disdicevole bipopulismo. P.S. ai segretari di partito, che si riempiono tutti i giorni la bocca con le parole libertà e resistenza, dico: almeno una volta in quattro anni potevate andare in Ucraina”.




