Matteo Renzi: “La democrazia si difende nelle urne, non dalle urne”
Lo spazio di nicchia occupato da Matteo Renzi e Italia Viva nello scenario politico italiano gli permettono a volte una franchezza e una libertà di manovra probabilmente precluse ad altri leader. In Europa tengono banco il dossier riarmo e l’esclusione dalla corsa elettorale in Romania del candidato di destra Calin Georgescu. Un doppiopesismo che abbiamo già avuto modo di denunciare. Ecco dunque che le dichiarazioni dell’ex premier acquistano un peso particolare, in grado di gettare uno sguardo smaliziato sulle contraddizioni in seno all’UE e all’establishment che ne è alla guida.
“Vado ancora una volta controcorrente – ha dichiarato ieri Renzi – e magari anche qualcuno dei miei amici liberali o riformisti si stupiranno. Impedire a un candidato di competere alle elezioni perché filorusso, come sta avvenendo in Romania, è uno scandalo totale. Uno scandalo che di democratico non ha nulla. Se un candidato ha idee non condivisibili non puoi buttarlo fuori dalle elezioni. Perché se lo fai, smetti tu di essere democratico. Tu, non il filorusso. È chiaro? La democrazia si difende nelle urne, non dalle urne”.
Parole durissime l’ex sindaco di Firenze le ha riservate anche all’attuale presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. “L’Europa deve investire nella difesa comune. Certo – riconosce Renzi – E mantenere gli impegni che ci siamo presi in Galles nel 2014: li ho firmati da Premier, li confermo oggi. Ma la spesa in difesa comune non significa assecondare i piani di Ursula von der Leyen, algida burocrate incapace di fare progetti di lungo termine come dimostra il Green Deal. Significa spendere bene i soldi che già ci sono, intanto. Significa mettere insieme in primis Francia, Germania e Italia. Per noi degasperiani la politica di difesa comune non è una corsa a chi la spara più grossa (800 miliardi di euro, messi così per avere un titolo sui giornali) ma un ragionamento culturale, morale, politico”.
“E noi – prosegue il leader di Italia Viva – siamo quelli della legge: per ogni euro investito in sicurezza, occorre investire la stessa cifra in cultura. Per ogni euro investito nella difesa comune, occorre investire altrettanto nella scuola, nello sport, nei teatri, nelle periferie. Questo significa fare politica europea”.
“Nel frattempo il mondo si muove e nessuno ne parla – scrive in un altro tweet – L’Arabia Saudita fa quello che doveva fare l’Europa: politica estera. E ospita i colloqui di pace. Domandiamoci perché vanno a Ryad e non a Bruxelles: questa scelta spiega molte delle cose che ho cercato, inascoltato, di dire in questi anni”.