Halloween, in Italia cresce la produzione e il consumo di zucche
Come ogni anno si accende il dibattito sulla compatibilità o meno di Halloween con le nostre tradizioni. La sfida è quella di non perdere le proprie radici, introducendo acriticamente una festa allogena estranea alla nostra cultura. Eppure non mancano i lati positivi, che investono la riscoperta di tradizioni locali e di prodotti agroalimentari di eccellenza. Eloquenti in tal senso i dati che emergono da uno studio di Coldiretti sulla “zucca economy”, un fenomeno in crescita e da monitorare con attenzione.
Questo ortaggio, importante ma certamente non uno dei più caratteristici della cucina italiana, ha ormai raggiunto un giro di affari di 30 milioni di euro.
40 le tonnellate di zucche che dovrebbero essere prodotte quest’anno. Circa 2.000 gli ettari destinati alla loro coltivazione, con Lombardia, Emilia Romagna e Veneto a fare la parte del leone. La prima rappresenta addirittura il 25% dell’intera produzione nazionale. Seguono Campania, Lazio, Liguria, Sicilia e Toscana.
Cresce la coltivazione di zucche a scopo ornamentale
Il prezzo al dettaglio finora si aggira intorno ai 2 euro al chilo, che possono però raddoppiare o triplicare se le zucche sono sbucciate o tagliate.
“Si tratta per la quasi totalità di prodotti destinati al consumo alimentare – spiega Coldiretti – anche se cresce la coltivazione di varietà di zucche a scopi ornamentali o da ‘competizione’ con esemplari che possono arrivare anche oltre i mille chili di peso e che proprio durante Halloween vengono valorizzate con l’arte dell’intaglio”.
“Accanto a varietà internazionali – prosegue l’associazione dei coltivatori diretti – come l’Americana, la Butternut, l’Asterix, molti imprenditori agricoli in Italia sono impegnati nella conservazione di quelle tradizionali come la zucca Cappello del prete, la Berretta piacentina, la Mini Moscata, la Violina, la Moscata di Provenza, la Trombetta e la Delica della quale si utilizza tutto, dalle foglie ai fiori, dalla buccia ai semi oltre naturalmente la polpa”.





