Il Natale è salvo, grazie a Dio. Senza doverci vergognare possiamo dire, almeno per ora, Buon Natale a tutti voi.
Quest’anno augurarsi buon Natale ha un valore in più dopo averlo salvato dalle grinfie di chi intende cancellare la storia e la cultura di interi popoli, nel nome di chissà quale inclusione. La proposta di cancellare gli auguri di Natale, sostituendoli con un più generico “buone feste”, inclusa in un documento voluto dalla commissaria UE all’uguaglianza Helena Dalli, è durata poche ore. E meno male!
Che sorpresa! Noi che immaginiamo quali fatiche debbano sopportare i nostri parlamentari europei con tutti problemi che ci sono, rimaniamo basiti davanti a tanta leggerezza. Pensiamo che a Bruxelles siano impegnati a risolvere il dramma delle migliaia di emigranti respinti alle porte della Polonia, gli sbarchi clandestini arrivati dalla Libia e la crisi umanitaria in Afghanistan, e invece no. Uomini donne e bambini che scappano dalla guerra non hanno la priorità, no, perchè qualcuno sta li a pensare come cancellare il Buon Natale, ritenuto non inclusivo.
Un atto cosi illogico – quello della commissaria Ue all’Uguaglianza – che ha scatenato feroci polemiche e l’ha costretta a fare dietrofront, almeno momentaneamente. Si, perché la signora Helena ha minacciato di rivedere e valutare eventuali cambiamenti alle linee guida stabilite per la comunicazione interna, che – ha spiegato – “mira ad essere più inclusiva per tenere conto della diversitá e della pluralità delle culture europee”. Diversità e pluralità in nome dell’inclusione. Ma se l’inclusione prevede delle esclusioni – scusate il gioco di parole- di che inclusione stiamo parlando?
Premesso che sono assolutamente avulsa da qualsiasi discriminazione di razza, religione o di genere, sento di dire con la stessa determinazione che non possiamo pensare ad un mondo omologato ai principi della non ben definita politically correct. Non si possono censurare o cancellare i simboli di una cultura millenaria, che invece vanno rispettati nella diversità, che diventa risorse in un Paese civile. Non esistono culture egemoniche e culture subalterne.
Oggi è tanto di moda riferirsi al politicamente corretto e guai a dire il contrario se non vuoi rischiare il linciaggio mediatico. Miei cari superchicsignoribenpensanti, che sfornate idee stando comodamente sulle vostre lussuose barche o nelle vostre magnifiche residenze- ricordatevi che il pensiero unico che intendete imporre non predica la libertà, ma ci omologa nell’osservanza assoluta e incondizionata. Ma questo, ne sono certa, lo sapete già.
Solo chiacchiere. In Europa l’inclusione rimane un concetto astratto, e tale sarà finchè non saranno messe in atto politiche economiche e sociali che la promuovano nel rispetto delle diversità. Risulta pertanto ancora più stucchevole l’iniziativa della signora Dalli. Provate a chiederlo ai profughi siriani o alle migliaia di emigranti, che arrivano in Europa, come si pratica il principio dell’inclusione da queste parti.
L’attentato alla nostra cultura è inaccettabile anche se in Italia va avanti silenziosamente da anni. In alcune scuole è stato rimosso il crocifisso per non offendere chi pratica differenti religioni, cosi come la recita di Natale, abolita per non discriminare i bambini. Le polemiche del passato però si sono dissolte nel tempo e cosi, come siamo abituati noi italioti, ce ne siamo dimenticati. “È cos e niente” avrebbe detto il grande Eduardo de Filippo. E cosí tra una cosa da niente e l’altra ci avviamo verso l’ignoto. Per adesso il libretto di istruzioni sul linguaggio da usare durante le feste natalizie è stato messo da parte e speriamo per sempre. Non abbiamo nessuna intenzione di mettere nel soffitto il presepe e i simboli della nostra religione, gli auguri di buon Natale sono il segno di una storia che non si può cancellare con un colpo di spugna.





