Proseguono i negoziati di Sharm el-Sheikh
Nel secondo giorno di negoziati indiretti tra Israele e Hamas, le trattative sono entrate nel vivo. Fonti ufficiose e anonime avevano nei giorni scorsi anticipato le riserve di Hamas, avanzate al piano Gaza presentato da Donald Trump lo scorso 29 settembre alla Casa Bianca. Ora sono ufficiali.
E mentre la diplomazia viaggia spedita a Sharm el-Sheikh, dove si decide il futuro del popolo palestinese, il Presidente statunitense continua a dispensare ottimismo: “C’è una reale possibilità di raggiungere un accordo di pace a Gaza”, ha detto. “Abbiamo molto potere, faremo tutto il possibile per garantire che tutti aderiscano a questo accordo”.
Hamas ha dichiarato mercoledì di aver presentato una lista di ostaggi israeliani e prigionieri palestinesi che saranno rilasciati in base a un accordo di scambio, e di essere ottimista sui colloqui in Egitto relativi al piano Trump per porre fine alla guerra a Gaza.
In precedenza, Tahir al-Nunu, un alto funzionario di Hamas, aveva detto che le liste dei prigionieri e degli ostaggi erano state scambiate nel caso fosse stato raggiunto un accordo.
Altri funzionari di Stati Uniti, Qatar e Turchia dovrebbero unirsi mercoledì ai negoziati indiretti tra Hamas e Israele, per porre fine alla guerra nella Striscia di Gaza, complici le crescenti pressioni per raggiungere un accordo.
I negoziati si concentrano sui meccanismi per la cessazione del conflitto, il ritiro delle forze israeliane da Gaza e l’accordo di scambio, ha dichiarato il gruppo islamista palestinese.
Il calendario per l’attuazione della prima fase dell’iniziativa in 20 punti del Presidente Trump non è stato ancora concordato nei colloqui che si stanno svolgendo nella località egiziana di Sharm el-Sheikh, secondo una fonte palestinese vicina ai negoziati.
Il negoziato di Sharm el-Sheikh sul futuro di Gaza è proseguito anche nel secondo anniversario del massacro del 7 ottobre, data marchiata a fuoco nella coscienza collettiva israeliana.
Le prime indicazioni dei mediatori, condivise dalla fazione palestinese, confermano un “clima positivo” nei colloqui indiretti con Israele, per trovare un punto di incontro sul piano Trump. Tanto che, secondo i media dello Stato ebraico, l’intesa potrebbe essere firmata entro il fine settimana, aprendo la strada al ritorno a casa degli ostaggi già all’inizio della prossima settimana.
Aumenta il livello dei negoziati su Gaza
Dopo i primi due round a livello tecnico, l’attesa ora si concentra sull’imminente ingresso in campo di negoziatori di più alto livello, come l’inviato USA Steve Witkoff, il premier qatarino e il capo negoziatore israeliano Ron Dermer.
Ieri, nel secondo anniversario dell’attacco di Hamas a Israele (che ha scatenato la risposta militare israeliana su Gaza) Trump ha espresso ottimismo sui progressi verso il raggiungimento di un accordo.
Il primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdelrahman al-Thani, si è recato personalmente questa mattina a Sharm el-Sheikh, dove si stanno svolgendo i colloqui, secondo fonti diplomatiche dell’Emirato.
Anche l’inviato speciale del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, Steve Witkoff, e suo genero nonché consigliere, Jared Kushner, sono attesi oggi in Egitto, secondo il capo della diplomazia egiziana Badr Abdelati. Inizialmente erano attesi nel Paese durante il fine settimana.
Anche una delegazione turca, guidata dal capo dell’intelligence Ibrahim Kalin, parteciperà ai colloqui di oggi, secondo l’agenzia di stampa statale Anadolu.
I colloqui, iniziati lunedì, si basano sul piano in 20 punti proposto dal Presidente USA Trump, che prevede un cessate il fuoco, il rilascio degli ostaggi in cambio del rilascio dei prigionieri palestinesi, il ritiro graduale dell’esercito israeliano dalla Striscia di Gaza e il disarmo di Hamas.
Il 79enne repubblicano ha parlato ieri di una “possibilità reale” di un accordo per porre fine alla guerra, innescata dal raid senza precedenti dell’organizzazione islamista palestinese nel sud di Israele il 7 ottobre 2023.
Fondamentale la tenuta degli accordi sul lungo periodo
Il Qatar, l’Egitto e gli Stati Uniti stanno dunque svolgendo un prezioso ruolo di mediazione, ma i loro sforzi finora non hanno portato a un cessate il fuoco duraturo.
Due precedenti cessate il fuoco (nel novembre 2023 e all’inizio del 2025) hanno permesso il rimpatrio di ostaggi e corpi israeliani, in cambio del rilascio dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane, prima di crollare nuovamente.
Hamas ha chiarito che considera il piano di Trump come base per un accordo, ma molte questioni restano da chiarire.
Per il Qatar (un Paese che ospita membri di spicco del movimento islamista palestinese e, allo stesso tempo, la più grande base militare statunitense in Medio Oriente) l’obiettivo è “raggiungere un cessate il fuoco permanente”, ha detto un portavoce del Ministero degli Esteri dell’Emirato via X.
Il nodo garanzie
Martedì, nel giorno del secondo anniversario dell’assalto di Hamas al sud di Israele, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito la volontà di raggiungere “tutti” gli obiettivi della guerra a Gaza, riferendosi al rilascio di “tutti gli ostaggi” e alla “distruzione del potere di Hamas”.
Presente in Egitto, il capo negoziatore di Hamas, Khalil al-Haya, ha dichiarato che il movimento vuole “garanzie” da Trump e dai mediatori affinché la guerra “finisca una volta per tutte”. “Non ci fidiamo” di Israele, ha aggiunto.
Secondo una fonte dell’AFP vicina al team negoziale di Hamas, “le prime mappe sono state presentate ieri dalla parte israeliana per il ritiro delle truppe, nonché il meccanismo e i tempi dello scambio di ostaggi e prigionieri”.
Sempre ieri, il giornale statale Al Qahera News ha riferito che Hamas ha chiesto il rilascio di Marwan Barghouti (il più noto leader palestinese nelle carceri israeliane) nell’ambito dei negoziati indiretti con Israele.
Nella sua risposta al piano di Trump, Hamas ha detto venerdì di essere pronta a rilasciare tutti gli ostaggi per garantire “la fine della guerra” e un “completo ritiro israeliano” dalla piccola enclave costiera.
Tuttavia, non ha fatto alcun riferimento al proprio disarmo (elemento chiave della proposta), sottolineando di voler partecipare a qualsiasi discussione sul futuro di Gaza, cosa non prevista nel piano americano.
D’altra parte, il primo ministro israeliano assicura di sostenere il piano di Trump, ma dichiara anche che l’esercito rimarrà in gran parte della Striscia di Gaza. Questa, secondo fonti israeliane, è attualmente controllata dalle Idf per circa il 75%. Netanyahu insiste inoltre sulla necessità di disarmare Hamas, una condizione imprescindibile.
Il bilancio delle vittime: Gaza e Israele
Il raid del 7 ottobre 2023 ha causato la morte di 1.219 persone dalla parte israeliana, in maggioranza civili, secondo un conteggio dell’AFP basato sui dati ufficiali. Delle 251 persone rapite quel giorno, 47 rimangono ancora ostaggi nella Striscia di Gaza, ma 25 di loro sono state dichiarate morte dall’esercito israeliano.
Almeno 67.160 persone sono morte nella Striscia di Gaza, per lo più civili, a seguito delle operazioni di rappresaglia militare israeliana su larga scala, secondo i dati del Ministero della Salute di Hamas, considerati credibili dalle Nazioni Unite.
L’Onu ha inoltre dichiaraato lo stato di carestia in alcune zone della Striscia di Gaza, mentre investigatori indipendenti affermano che Israele stia commettendo un genocidio. Il governo israeliano respinge però entrambe le accuse.
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