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Dazi, per il vino italiano perdite da 317 milioni di euro

L’Unione Italiana Vini lancia l’allarme dopo l’accordo tra UE e USA: “Colpito l’80% dell’export italiano, servono misure urgenti per tutelare il settore”.

Redazione by Redazione
Luglio 30, 2025
in Economia, Food, Made in Italy, Ultimissime
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Vino italiano
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  • Vino italiano, con svalutazione dollaro perdite per 460 milioni di euro
  • Italia è più esposta di Francia e Spagna

Vino italiano, con svalutazione dollaro perdite per 460 milioni di euro

Il nuovo accordo sui dazi tra Unione Europea e Stati Uniti rischia di mettere in seria difficoltà anche il settore italiano del vino. Lo denuncia l’Unione Italiana Vini (UIV) che, all’indomani dell’intesa raggiunta tra Bruxelles e Washington, stima un danno economico potenziale di oltre 317 milioni di euro in un solo anno per le imprese del settore.

A partire dal 1° agosto 2025 scatterà infatti un dazio del 15% su gran parte dei vini italiani esportati negli USA. Una decisione che, secondo il Presidente di UIV Lamberto Frescobaldi, rischia di lasciare il “bicchiere mezzo vuoto” per il comparto: “Con il dazio al 15%, almeno l’80% del vino italiano sarà penalizzato. Il danno sale a 460 milioni di euro se si considera l’attuale svalutazione del dollaro”, ha dichiarato.

L’accordo, annunciato come è noto durante il vertice in Scozia tra Donald Trump e Ursula von der Leyen, pone fine a mesi di incertezza, ma solleva dubbi sulla sostenibilità economica per i produttori. UIV sottolinea come già oggi una bottiglia uscita dalla cantina italiana a 5 euro venga venduta sugli scaffali americani a circa 11,5 dollari. Con l’introduzione dei dazi e la debolezza della valuta statunitense, il prezzo potrebbe salire fino a 15 dollari, con un rincaro complessivo del 186% rispetto al prezzo d’origine. Al ristorante, lo stesso prodotto rischia di arrivare fino a 60 dollari a bottiglia.

Italia è più esposta di Francia e Spagna

Anche il Segretario Generale di UIV, Paolo Castelletti, ha espresso forte preoccupazione: “Un dazio al 15% è certamente meglio dell’ipotesi iniziale del 30%, ma rimane comunque insostenibile. L’Italia, rispetto a Francia e Spagna, è più esposta sia in termini di volumi che di strategia di posizionamento, con l’80% della produzione collocata nelle fasce ‘popular’ e solo il 2% in fascia superpremium”.

Secondo l’Osservatorio UIV, il rischio concreto è di tornare ai livelli pre-pandemia, con un significativo passo indietro rispetto alla crescita dell’export registrata negli ultimi anni. Nel 2024 l’Italia ha infatti esportato 482 milioni di bottiglie negli Stati Uniti, ma il 76% di queste (pari a 366 milioni) ricade in fasce particolarmente vulnerabili. I prodotti più esposti includono il Moscato d’Asti (60%), il Pinot Grigio (48%), il Chianti Classico (46%), i rossi toscani Dop (35%), i rossi piemontesi (31%), il Brunello di Montalcino e il Prosecco (27%).

Complessivamente, si parla di 364 milioni di bottiglie a rischio, per un valore commerciale che supera 1,3 miliardi di euro, ovvero circa il 70% dell’export vinicolo italiano verso gli USA.

L’Unione Italiana Vini ha fatto appello al governo e alle istituzioni europee affinché vengano attivate “misure concrete per tutelare un settore strategico, cresciuto negli ultimi anni proprio grazie alla domanda statunitense”. In attesa del testo definitivo dell’accordo, UIV annuncia che procederà a una valutazione complessiva dell’intesa.

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