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Home Politica

USA, Trump: dazi all’Italia? Politico pubblica anticipazioni, Di Giuseppe frena

I Repubblicani sono divisi sui dazi. L'on. italoamericano Di Giuseppe, amico di Trump, parla di rischi contenuti e fa il punto anche sulla vicenda Panama.


Ernesto Ferrante by Ernesto Ferrante
Gennaio 26, 2025
in Politica, Ultimissime
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Di Giuseppe Trump
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  • I dazi Usa preoccupano i produttori italiani
  • La tesi di Politico sul confronto interno al GOP sui dazi
  • Per Di Giuseppe (Fdi) i rischi per l’Italia sono contenuti
  • Ad oggi non si può parlare di piani sui dazi
  • La sfida a Panama

I dazi Usa preoccupano i produttori italiani

La minaccia dei dazi Usa preoccupa gli imprenditori italiani. Gli Stati Uniti sono infatti il secondo mercato per l’export tricolore, dopo la Germania. Stando ai dati relativi all’anno 2023, vale 67 miliardi di euro, quasi l’11% del totale delle esportazioni.

I settori più a rischio sarebbero quelli della meccanica e alimentare, seguiti da farmaceutica, comparto moda e legno. Le regioni più esposte all’impatto sono Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana, seguite da Veneto, Piemonte e Lazio.

La tesi di Politico sul confronto interno al GOP sui dazi

Secondo Politico, che cita tre persone a conoscenza dei ragionamenti in corso all’interno dell’amministrazione, Trump non avrebbe ancora deciso se prendere di mira Paesi specifici e fare delle eccezioni per determinati settori o prodotti.
“I dazi arriveranno nei prossimi due mesi, dazi universali e su larga scala”, ha affermato una delle fonti a cui è stato concesso l’anonimato. “Il presidente è serio riguardo i dazi universali”, ha aggiunto una seconda persona a conoscenza delle discussioni.

Per la testata, all’interno del fronte repubblicano è in atto un confronto serrato tra due schieramenti che sulla questione hanno visioni diverse. Da una parte ci sono il candidato segretario al Tesoro, Scott Bessent, e Kevin Hassett, scelto per guidare il National Economic Council, che hanno una visione più cauta sul commercio e sostengono dazi graduali e mirati che non spaventino i mercati o facciano impennare l’inflazione.
Dall’altra ci sono il rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti, Jamieson Greer, il consigliere senior di Trump per il commercio e la produzione manifatturiera, Peter Navarro, ed il vice capo di gabinetto per le politiche, Stephen Miller, che incarnano una visione più protezionistica, favorevole a dazi generali.

Per Di Giuseppe (Fdi) i rischi per l’Italia sono contenuti

Andrea Di Giuseppe, deputato di Fratelli d’Italia eletto nella circoscrizione Nord e Centro America, sostiene che “per l’Italia i rischi sono più contenuti rispetto ad altre economie come quella tedesca”. “Il nostro tessuto di piccole e medie imprese, se fino a 3-4 anni fa veniva criticato, oggi è un asset: produciamo beni unici e che difficilmente possono essere prodotti negli Stati Uniti, dunque non c’è l’interesse a colpirli con dazi. A differenza della Germania, che rischia di essere colpita duramente dai dazi per via della sua forte esposizione commerciale e della bilancia commerciale sfavorevole. I tedeschi devono preoccuparsi per le loro grandi aziende direttamente concorrenti delle corporation statunitensi”, ha osservato Di Giuseppe.

Ad oggi non si può parlare di piani sui dazi

Il deputato ha però avvertito che affrontare il tema dei dazi richiederà realismo e pragmatismo da parte dell’Europa. “Non possiamo permetterci di adottare toni conflittuali o scimmiottare Trump – ha detto il deputato italoamericano-  c’è un evidente squilibrio tra le nostre capacità negoziali. Serve intelligenza per sfruttare i nostri punti di forza, essendo coscienti dei nostri limiti”.

Parlare oggi di piani economici sui dazi, a suo avviso, è prematuro, perché “Ci sono troppe variabili in campo: sarà un attento lavoro di accordi e negoziati. L’Italia però si trova in una posizione unica per affrontare le sfide future grazie alla sua resilienza e al suo approccio strategico”.

La sfida a Panama

Andrea Di Giuseppe, ieri ha incontrato Julio Moltó e Javier Martínez-Acha Vásquez, rispettivamente ministro del Commercio e dell’industria e ministro degli Esteri di Panama, a Roma insieme al presidente José Raúl Mulino Quintero: “Ci siamo visti perché a Panama c’è una delle più importanti comunità italiane nel mondo. Certo che c’è preoccupazione per le parole di Trump. Il Canale è stato costruito dagli americani e ora è dominato dai cinesi, è un problema enorme a livello di commercio internazionale e sicurezza nazionale per gli Stati Uniti. Ma non è una fissa di Trump o dei repubblicani: quando si parla di un interesse strategico come questo il 90% della popolazione è d’accordo”.

Il meloniano ha riferito lo stato d’animo delle autorità di Panama, su cui tanti media stanno speculando. “Non c’è timore che domani mattina i marines irrompano nella capitale – ha dichiarato. Con un approccio pragmatico e non ideologico potranno trovare soluzioni condivise. Il presidente punta a trovare un ‘deal’, un accordo commerciale vantaggioso per entrambi”.

 

 

 

 

 

Tags: #economia#Meloniagroalimentaredazimade in ItalytrumpUsa

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