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COP30, scoppia il caso California: la doppia faccia di Newsom

Accuse di ipocrisia al Governatore della California che predica sul clima ma compra petrolio dall'Amazzonia.

Giampa Natal by Giampa Natal
Novembre 14, 2025
in Ambiente, Politica, Ultimissime
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COP30, scoppia il caso California: la doppia faccia di Newsom

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La presenza di Gavin Newsom alla COP30 di Belém ha acceso un intenso dibattito internazionale. Il Governatore della California, considerato da molti un possibile candidato democratico alla Casa Bianca, si è infatti presentato come leader globale nella lotta al cambiamento climatico. Tuttavia, dietro la sua retorica si nascondono contraddizioni profonde legate alle politiche ambientali del suo Stato, in particolare all’importazione massiccia di petrolio dall’Amazzonia. Mentre gli indigeni lanciavano un appello drammatico per salvare la foresta pluviale, Newsom è stato accusato di “ipocrisia climatica”.

  • La COP30 a Belém, in Brasile
  • Newsom come volto americano al vertice
  • La California è in ritardo sugli obiettivi climatici
  • Gli indigeni dell’Amazzonia aprono la COP30
  • Newsom e l’accusa di “ipocrisia climatica”
  • Il Senato della California chiede chiarezza

La COP30 a Belém, in Brasile

La COP30 è la 30ª conferenza delle Nazioni Unite dedicata al cambiamento climatico. Si tratta di un appuntamento cruciale che riunisce 190 Paesi, oltre a organizzazioni ambientaliste, scienziati e leader politici. L’obiettivo è quello di definire nuove strategie per contrastare il riscaldamento globale.

L’Europa è presente con delegazioni da 27 Stati membri, mentre gli Stati Uniti non hanno partecipato ufficialmente, in linea con lo scetticismo del Presidente Trump verso le politiche climatiche. Non sono però mancati esponenti americani di rilievo come Al Gore, Bill Gates e il Governatore della California, Gavin Newsom.

Newsom come volto americano al vertice

In assenza della delegazione ufficiale della Casa Bianca, Gavin Newsom è diventato il rappresentante americano più visibile alla COP30.

Il Governatore ha colto l’occasione per rafforzare il proprio profilo politico, criticando apertamente Trump (definito “leader temporaneo e caotico”) e promuovendo l’immagine della California come esempio mondiale di ambizione climatica.

Durante i suoi interventi ha ricordato come il suo Stato sia la quarta economia del pianeta e come disponga di uno dei programmi ambientali più avanzati.

La California è in ritardo sugli obiettivi climatici

Nonostante i proclami, molti obiettivi climatici californiani restano lontani dall’essere raggiunti. Sebbene le emissioni californiane siano in calo, lo Stato è infatti in ritardo con gli obiettivi dichiarati.

I dati ufficiali, inoltre, non includono l’impatto degli incendi boschivi, fenomeno in forte crescita per frequenza e intensità. Anche il sistema di trasporto pubblico, che Newsom aveva promesso di rafforzare, non ha ricevuto gli investimenti necessari: la Bay Area non ha ancora definito il finanziamento di un nuovo sistema ferroviario e la linea ad alta velocità tra San Francisco e Los Angeles rimane un progetto incompiuto.

Secondo un rapporto di Amazon Watch e Stand.Earth, la California è inoltre il principale importatore mondiale di petrolio proveniente dall’Amazzonia, una contraddizione che pesa sulla credibilità del Golden State.

Gli indigeni dell’Amazzonia aprono la COP30

L’apertura della COP30 è stata segnata dal potente intervento del grande capo Raoni Metuktire, 93 anni, che ha dichiarato: “Siamo qui per fare la storia. Dobbiamo unirci e fermare la distruzione della natura. La risposta alla crisi? Siamo noi”.

Gli indigeni sono arrivati a Belém navigando il fiume Guamà su oltre cento imbarcazioni, portando con sé i simboli della loro identità culturale e la determinazione a difendere la foresta.

Hanno denunciato la deforestazione, l’agricoltura intensiva e le nuove concessioni petrolifere autorizzate dal governo Lula nel Rio delle Amazzoni.

Nonostante la forza del messaggio, il tema dei combustibili fossili non è stato però centrale nel dibattito ufficiale.

Newsom e l’accusa di “ipocrisia climatica”

La presenza di Newsom alla COP30, nel pieno della sua probabile corsa alle Presidenziali, è stata accolta con forti critiche.

È emerso infatti che quasi metà del petrolio estratto nella foresta amazzonica finisce proprio in California. Una realtà difficilmente conciliabile con l’immagine di “campione globale del clima” che il Governatore promuove durante i summit internazionali.

Secondo gli ambientalisti, si tratta di una delle contraddizioni più gravi nel panorama mondiale: l’estrazione petrolifera in Amazzonia contribuisce infatti alla deforestazione e allo spostamento delle popolazioni indigene, minando l’integrità di uno degli ecosistemi più fragili del Pianeta.

Il Senato della California chiede chiarezza

All’inizio dell’anno, il Senato statale della California (a maggioranza democratica) ha chiesto all’unanimità un’indagine sul coinvolgimento del Golden State nel commercio di petrolio amazzonico.

Le ONG e gli esperti denunciano che la deforestazione causata dalle trivellazioni sta accelerando la perdita di biodiversità in modo irreversibile.

In questo contesto, vedere Newsom impartire lezioni al mondo sulla “giustizia climatica”, mentre la sua amministrazione continua a importare petrolio dall’Amazzonia, viene considerato un affronto tanto alla conferenza quanto ai popoli minacciati dalla crisi ambientale.

Tags: #newsomCOP30
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