Se la battaglia culturale investe anche i bagni di Capitol Hill
Gli Stati Uniti hanno ben altri problemi verrebbe da dire. Sarebbe però un commento opportunista, che finge di non vedere la portata della questione. Il tema dell’utilizzo dei bagni femminili a Capitol Hill da parte di persone transgender ha infatti un evidente valore simbolico. Per questo è finito prepotentemente nello scontro tra repubblicani e democratici all’indomani del 5 novembre.
A dare fuoco alle polveri Nancy Mace, deputata del GOP che nelle scorse settimane ha presentato una proposta finita presto al centro del dibattito pubblico. Mace sta cavalcando da tempo questa battaglia, tanto da catalizzare su di sé l’avversione del mondo LGBT e dei dem. Complice anche un utilizzo chirurgico dei social, con frasi brevi e taglienti. Tanto da diventare oggetto di insulti e minacce di morte da parte dei paladini dei diritti.
“Non mi aspettavo un uomo nel mio bagno. Ma eccoci qui…” ha scritto ad esempio oggi. Il riferimento è all’elezione di Sarah McBride, il primo trans eletto al Congresso americano, ovviamente nelle file dei democratici. “Proprio come confondono gli uomini con le donne – ha poi commentato ironicamente Mace – confondono anche la protezione delle donne con il bullismo”.
“Quando la sinistra potrà definire cos’è una donna potremo parlare” la posizione della parlamentare repubblicana. “Sì, se credi che un uomo appartenga allo spogliatoio di una donna, allora sei pazzo” un’altra sua perla. Mace è arrivata così a rompere il tabù del politicamente corretto, definendo i trans nientemeno che “uomini in minigonna”.
Le bordate della deputata repubblicana, ovviamente, hanno ricevuto diverse repliche. Su tutte quella del principale bersaglio, Sarah McBride (nata Tim). “Ogni giorno gli americani vanno a lavorare con persone che hanno percorsi di vita diversi dai loro e interagiscono con loro in modo rispettoso”, ha commentato McBride. “Spero che i membri del Congresso possano mostrare la stessa gentilezza”.
Il richiamo al rispetto e alla gentilezza è senz’altro condivisibile. Purché non si pretenda di minare la libertà e gli spazi altrui in nome dell’ideologia.
