Spegnere le candeline sulla torta è uno dei momenti più attesi di ogni festa di compleanno. Chiudere gli occhi, esprimere un desiderio segreto e soffiare con tutta la forza possibile per far sparire le fiammelle in un colpo solo: un rituale che sembra esistere da sempre. Eppure, questa tradizione così radicata nella nostra cultura ha origini sorprendentemente recenti e si intreccia con credenze antiche che affondano le radici nelle civiltà del Mediterraneo.
Quando il compleanno non esisteva
Contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, festeggiare il giorno della propria nascita non è sempre stato naturale come oggi. Nel mondo antico alcune civiltà celebravano i compleanni ma questa pratica era riservata principalmente alle classi aristocratiche e ai governanti. Con l’avvento e la diffusione del Cristianesimo, però, le cose cambiarono radicalmente.
Per i primi cristiani e per tutta la società medievale, l’unica data veramente significativa nella vita di una persona era quella del trapasso. La morte rappresentava infatti il passaggio alla vita eterna, l’autentico inizio dell’esistenza che contava davvero. La nascita terrena, al contrario, veniva considerata solo l’avvio di una fase transitoria e imperfetta, un periodo di prova prima della vera esistenza ultraterrena. Di conseguenza, ricordare e festeggiare il compleanno non aveva alcun senso.
Durante il Medioevo e buona parte dell’epoca moderna, la stragrande maggioranza delle persone non conosceva nemmeno con precisione la data della propria venuta al mondo. Era invece più comune, almeno tra i ceti benestanti, celebrare l’onomastico, ovvero il giorno dedicato al santo di cui si portava il nome. Solo a partire dal Rinascimento, negli ambienti aristocratici iniziò a svilupparsi un interesse per conoscere il giorno esatto della nascita. Da lì, molto lentamente, questa curiosità si propagò anche negli altri strati della società, fino a dare origine alla celebrazione del compleanno così come la conosciamo oggi, affermata definitivamente solo negli ultimi due o tre secoli.
La torta: un’invenzione tedesca del Quattrocento
Anche l’idea di preparare una torta speciale per il compleanno non è antica quanto si potrebbe credere. Le prime testimonianze concrete di questa usanza risalgono al Quattrocento e provengono dalle famiglie aristocratiche della Germania. In quegli ambienti privilegiati si iniziò a confezionare dolci elaborati specificamente per celebrare l’anniversario della nascita dei membri della famiglia. Tuttavia, ci vollero diversi secoli prima che questa consuetudine attraversasse i confini tedeschi e si diffondesse nel resto d’Europa e del mondo.
Il fuoco sacro: dalle dee greche alle candeline moderne
Se la torta di compleanno è un’invenzione relativamente moderna, le candele hanno invece una storia molto più antica, legata a pratiche rituali e credenze religiose. Nelle civiltà antiche il fuoco non era semplicemente un elemento naturale: veniva venerato come manifestazione tangibile del divino, talvolta considerato addirittura l’incarnazione stessa delle divinità.
Nella Grecia antica, le candele rivestivano un ruolo importante nei rituali dedicati ad Artemide, dea della caccia e della luna. Si credeva che accendendo dei ceri, il fumo prodotto dalle fiamme potesse salire verso il cielo trasportando i desideri e le preghiere dei fedeli direttamente alle orecchie della divinità. Le candele servivano anche a tenere lontani gli spiriti maligni, proteggendo chi partecipava alle cerimonie sacre.
Questa tradizione passò poi al mondo romano, che assorbì e rielaborò molte usanze greche. Quando il Cristianesimo si affermò nell’Impero Romano, pur abbandonando gran parte dei rituali pagani, i primi cristiani decisero di mantenere l’uso delle candele nella liturgia religiosa, attribuendo loro un significato simbolico legato alla luce divina e alla fede.
Il lungo viaggio verso la torta di compleanno
Il collegamento tra candele e cibo a scopo propiziatorio iniziò a delinearsi solo tra il Quattrocento e il Cinquecento. In ambienti molto ristretti e in modo estremamente graduale, cominciò a diffondersi l’abitudine di posizionare dei ceri su determinate pietanze durante cerimonie particolari, come gesto portafortuna. Non si trattava ancora di compleanni, ma di occasioni religiose o celebrazioni familiari importanti.
L’associazione specifica tra candeline e compleanno, con la consuetudine di accenderne tante quanti sono gli anni compiuti, è ancora più tardiva. La prima testimonianza documentata con certezza riguarda un momento storico preciso e un personaggio illustre: il 28 agosto 1802, Johann Wolfgang Goethe, il grande scrittore e poeta tedesco, festeggiò il suo cinquantatreesimo compleanno con una torta adornata da esattamente cinquantatré candeline accese.
Anche dopo questa data, però, la tradizione rimase per molto tempo un privilegio delle famiglie ricche, che potevano permettersi sia torte elaborate che candele in quantità sufficiente. Solo gradualmente, con il miglioramento delle condizioni economiche generali e la maggiore disponibilità di questi prodotti, l’usanza si propagò tra la popolazione comune. Nel corso del Novecento la pratica si consolidò definitivamente, arricchendosi di un ulteriore elemento: la canzone “Tanti auguri a te”, composta negli Stati Uniti alla fine dell’Ottocento e diventata l’accompagnamento musicale universale del momento in cui si soffiano le candeline.
Un gesto semplice carico di storia
Oggi, quando spegniamo le candeline esprimendo un desiderio, compiamo inconsapevolmente un gesto che porta con sé echi di antiche credenze religiose, superstizioni millenarie e trasformazioni sociali profonde. Quel soffio che dovrebbe far avverare i nostri sogni più segreti è l’ultimo anello di una catena che collega la nostra quotidianità ai templi greci dove si pregava Artemide, alle case aristocratiche tedesche del Rinascimento, alle riflessioni cristiane sul senso dell’esistenza. Un piccolo rituale familiare che racchiude secoli di storia umana.





