Un paese intero attendeva questa risposta da mesi. Ieri finalmente, il Comitato tecnico scientifico ha approvato il nuovo protocollo presentato dalla Figc per la ripresa degli allenamenti di squadra dei club di calcio.
Era un passo fondamentale per poter guardare con fiducia alla ripresa del campionato, ed è stato lo stesso Ministro dello Sport Spadafora a volerlo annunciare preoccupato delle tante voci che lo descrivevano come il “nemico del calcio”. “L’Italia riparte, è giusto riparta anche il calcio”, ha sottolineato Spadafora. E’ noto che il Ministro avrebbe voluto seguire l’esempio francese che ha dichiarato la chiusura del campionato in corso e difatti ha sempre dichiarato che per lui il calcio doveva fermarsi. Ma le spinte politiche sono state tante e prendersi la responsabilità di fermare il calcio sarebbe stata un peso veramente eccessivo per questo Governo. E’ dovuto intervenire il Presidente Conte, che pur elogiando l’operato del suo ministro , di fatto lo ha scavalcato.
Tra le variazioni decisive che hanno indotto finalmente il Comitato a dare il suo assenso, c’è la regola dei ritiri, non più necessari in caso di positività di un giocatore al virus. E’ stata anche annunciata finalmente la data che di fatto da il via libera alla ripresa: il 28 maggio, si terrà infatti un “vertice” tra Figc e Lega A per decidere se e quando far ripartire il campionato di calcio.
Ma perché tanto ritardo? Il dibattito si era arenato su un punto decisivo ovvero quello di escludere la quarantena obbligatoria per tutti coloro che vengano a contatto con un nuovo caso di Covid-19. Imporre la quarantena avrebbe di fatto falsato il prosieguo del campionato.
La settimana scorsa era già ripartita la Bundesliga tedesca, adottando un modello al quale anche l’Italia pensa di ispirarsi. Il modello Bundesliga prevede infatti l’isolamento solo di chi, eventualmente, è colpito dal virus e non di tutta la squadra. Una scelta che dovrebbe permettere non solo la ripartenza della stagione ma anche il suo naturale svolgimento. La Bundes ha tracciato la nuova via – anche grazie alla benedizione della Cancelliera Merkel – l’Europa si mette alla finestra analizzando e studiando eventuali situazioni emergenziali. Il resto lo dirà il campo, vissuto senza tifosi, abbracci, strette di mano, raccattapalle.
Così l’Italia di fatto copia il “protocollo alla tedesca” e propone di passare dal fermo-squadra completo al solo giocatore, che verrà isolato. La squadra andrà in ritiro, ma proseguirà ad allenarsi. Successivamente tamponi ogni 48 ore per tutti i membri della squadra. In più test sierologici dopo il primo caso e ripetuti ogni 10 giorni. Meno responsabilità, dunque in caso di Covid-19, ai medici sociali. Per il resto gli allenamenti non devono avere distanziamenti tranne per allenatore e suoi collaboratori che devono stare a due metri di distanza con mascherina.
“Oggi dichiara il Ministro – in Italia siamo potuti arrivare a questo punto perché la situazione ci consente di poter rivedere le regole in senso migliorativo, come per tutti gli italiani. E’ giusto che anche il mondo del calcio abbia la possibilità di riprendere in sicurezza, come tante altre attività”. “Speriamo che il campionato possa riprendere il prima possibile ma non ci sono ancora certezze come ha detto anche il Presidente Conte. Se la curva dei contagi continuasse a scendere si potrebbe pensare anche alla data del 13 giugno. Dobbiamo però arrivare a quel punto gradualmente, con prudenza e responsabilità, come abbiamo fatto fino ad ora con il grande sacrificio di tutti gli italiani”.
Molti dubbi ancora da sciogliere dunque, perché ora si apre una nuova partita, quella dei Club che potrebbero rifiutare di rientrare in campo. Sullo sfondo ovviamente c’è il tema diritti televisivi da rinegoziare a valle dello stop, e la Lega ha necessità di presentarsi compatta alla discussione onde evitare di proseguire a discuterne davanti ad un giudice.
C’è poi il nodo calciatori, pronti a ricominciare ad allenarsi ma contrari alle due settimane di ritiro obbligatorio. Inoltre dubbiosi sulle vicende contrattuali ed economiche.
Infine c’è da discutere anche sulle modalità di ripresa del campionato, con l’opzione play off tutta da valutare.
Dunque il calcio riparte? Forse!
Il primo passo però è finalmente compiuto. Fermare il calcio non è più una opzione, non conviene più né politicamente né economicamente. E per un comparto in cui politica e soldi la fanno da padroni, non è poco.