Il presidente americano Donald Trump ha firmato un divieto di viaggio negli Stati Uniti da 12 Paesi dopo l’attacco sferrato da un uomo, che sarebbe entrato nel Paese illegalmente, nel corso di una manifestazione in Colorado a sostegno degli ostaggi ancora nella Striscia di Gaza.
Le ragioni del giro di vite di Trump
“Il recente attacco terroristico a Boulder, in Colorado, ha evidenziato gli estremi pericoli che l’ingresso di cittadini stranieri non adeguatamente controllati pone al nostro Paese”, ha affermato il tycoon in un video-messaggio. Le nuove restrizioni che colpiscono principalmente i paesi africani e asiatici, secondo il capo della Casa Bianca, sono necessarie per rafforzare la sicurezza nazionale e combattere il terrorismo.
Le carenze dei Paesi interessati
Questo provvedimento esecutivo fa seguito alla presentazione, il 9 aprile, di un rapporto da parte del Segretario di Stato e dell’assistente del presidente per la Sicurezza Interna, in cui si identificavano i Paesi con informazioni di controllo e screening così carenti da giustificare una sospensione totale o parziale dell’ingresso per i loro cittadini.
I Paesi interessati al divieto sono Afghanistan, Myanmar, Ciad, Repubblica del Congo, Guinea Equatoriale, Eritrea, Haiti, Iran, Libia, Somalia, Sudan e Yemen. Per Trump, molti degli Stati presenti nell’elenco hanno palesato un atteggiamento poco collaborativo, rifiutando di accettare il rimpatrio dei propri cittadini o hanno registrato tassi di superamento della scadenza del visto che l’amministrazione ha ritenuto “inaccettabili” e indicativi di “un palese disprezzo per le leggi sull’immigrazione degli Stati Uniti”.
Le misure di controllo inadeguate
Altri, come Sudan, Yemen e Somalia, avrebbero misure di screening e controllo inadeguate, si legge nella nota. Sette, infine, sono stati soggetti a restrizioni di viaggio parziali, con programmi di visto sospesi, ma senza un divieto assoluto. Si tratta di Burundi, Cuba, Laos, Sierra Leone, Togo, Turkmenistan e Venezuela.
Le consultazioni di Trump
Trump ha precisato di essersi consultato con il Segretario di Stato, il Procuratore Generale, il Segretario alla Difesa, il Segretario per la Sicurezza Interna, il Direttore dell’Intelligence Nazionale, il Direttore della Central Intelligence Agency e gli assistenti presidenziali competenti, prima di prendere la sua decisione. Sono stati inoltre considerati altri obiettivi e fattori riguardanti vari aspetti della questione, dalla politica estera all’antiterrorismo.
La reazione del Venezuela
Caracas ha avvertito i suoi cittadini, e non solo, che viaggiare negli Stati Uniti comporta in questo momento un “grande rischio”, a seguito delle restrizioni di ingresso annunciate da parte degli presidente americano Donald Trump.
“Viaggiare negli Stati Uniti rappresenta un grande rischio per tutti, non solo per i venezuelani”, ha affermato il ministro dell’Interno Diosdado Cabello. Pesanti le parole utilizzate da Cabello, riprese dalla BBC: “Brutta gente governa negli Stati Uniti. È fascismo, sono suprematisti che pensano di possedere il mondo e perseguitare la nostra gente senza motivo”.
Il regime speciale voluto da Biden
Venezuelani e cubani, hanno goduto per anni anche di un regime speciale di “libertà condizionata”, grazie al programma CHNV (Cuba, Haiti, Nicaragua, Venezuela) lanciato nel 2022 durante la presidenza Biden, inizialmente per accogliere i migranti venezuelani. Successivamente è stato esteso anche ad altre nazionalità, offrendo la possibilità di entrare legalmente negli Stati Uniti per un periodo massimo di due anni. Il meccanismo, al centro di una battaglia anche giudiziaria, si fondava sulla presenza di sponsor statunitensi, che garantivano supporto logistico e finanziario ai migranti, agevolando così il loro inserimento temporaneo.
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