Sterili negoziati per una tregua
Nessuna tregua, neanche pe iil Ramadan – da domenica 10 marzo a lunedì 8 aprile. I negoziati per un cessate il fuoco tra Hamas e i mediatori si sono interrotti questa mattina al Cairo senza raggiungere alcun risultato. Bassem Naim, un alto funzionario di Hamas, ha spiegato che in questi giorni di trattative il gruppo militante ha presentato una proposta di tregua ai mediatori. Ora, ha detto Naim, non possono far altro che aspettare una risposta dato che i diplomatici israeliani non hanno preso parte a questo round di negoziati.
La delegazione di Tel Aviv non parteciperà alle trattative finché il gruppo terroristico non fornirà una lista di 40 ostaggi (primi tra tutti anziani, donne e malati) da rilasciare immediatamente nel caso si raggiungesse un accordo per un cessate il fuoco di sei settimane. “Il primo ministro Benjamin Netanyahu non vuole raggiungere un accordo, quindi la palla passa agli americani” ha affermato il funzionario di Hamas. Naim è convinto che Washington sia l’unica voce che il governo israeliano potrebbe ascoltare.
L’ascendente americano
Sperando in questa ipotesi ieri, lunedì 4 marzo, la vicepresidente Kamala Harris ha incontrato a Washington un membro del gabinetto di guerra israeliano per discutere l’invio di più aiuti umanitari a Gaza. Benny Gantz, un rivale politico centrista del premier Benjamin Netanyahu, ha richiesto un incontro con l’amministrazione democratica nonostante le obiezioni di Netanyahu.
In una dichiarazione successiva all’incontro, la Casa Bianca ha affermato che Harris e Gantz hanno discusso dell’urgenza di completare un accordo sugli ostaggi per liberare più di 100 persone che si ritiene siano ancora prigioniere a Gaza dopo l’attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre. A nome dell’amministrazione, Harris ha ribadito il sostegno a un cessate il fuoco prolungato che faciliterebbe il rilascio degli ostaggi. Una tregua permetterebbe l’entrata ai carichi di assistenza umanitaria che Gaza non può più aspettare.
La posizione dell’amministrazione dem
Di recente il presidente Joe Biden, Kamala Harris e altri alti funzionari dell’amministrazione sono diventati progressivamente più schietti riguardo alla loro preoccupazione per il crescente numero di vittime a Gaza. Ora che la guerra si avvicina al quinto mese, usano termini sempre più duri quando parlano della sofferenza dei civili e soprattutto dei bambini palestinesi innocenti.
“Il presidente e io siamo stati allineati e coerenti fin dall’inizio”, ha detto Harris in uno scambio con i giornalisti poco prima dell’incontro con Gantz. “Israele ha il diritto di difendersi. Troppi civili palestinesi, civili innocenti sono stati uccisi. Dobbiamo far arrivare più aiuti e liberare gli ostaggi, e questa rimane la nostra posizione”.
Una tregua per distribuire gli aiuti umanitari
Nel frattempo, gli Stati Uniti stanno pianificando ulteriori sganci di aiuti umanitari nell’enclave palestinese. Washington, assicura il portavoce del Consiglio di Sicurezza, John Kirby, “insiste affinché Israele permetta l’ingresso di più camion, più rotte e più aiuti per raggiungere più persone”. Kirby ha specificato che oltre alle ovvie difficoltà legate alla fornitura di aiuti in una zona di guerra attiva, vanno tenuti in conto anche altri ostacoli. Ad esempio, le ispezioni di Israele su tutti i camion che entrano a Gaza, ma anche i numerosi “blocchi [creati] dai membri del gabinetto israeliano”.






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