Sono giorni di grande tensione tra Caracas e Washington. Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha avvertito che il suo Paese è pronto a passare da “una fase politica” a “una fase di lotta armata” in caso di attacco da parte degli Stati Uniti. La situazione è degenerata in seguito ai raid americani contro i narcotrafficanti e dopo che il dipartimento alla Difesa Usa ha ordinato il dispiegamento di 10 caccia F-35 a Porto Rico nel quadro dell’impegno di Donald Trump di intensificare la lotta contro i cartelli della droga nei Caraibi.
L’avvertimento di Maduro
“Siamo attualmente in una fase politica – ha affermato Maduro – Ma se il Venezuela viene attaccato in qualsiasi modo, entreremo in una fase di lotta armata”. Il presidente venezuelano ha intimato al governo degli Stati Uniti di “abbandonare i suoi piani per un cambio di regime violento nel Paese e in America Latina e nei Caraibi”. Maduro ha detto a brutto muso agli Usa “rispettare la sovranità, il diritto alla pace e l’indipendenza” dei Paesi della regione.
I fatti alla base dell’escalation
Ad innescare la spirale di minacce è stata l’uccisione di 11 presunti trafficanti di droga in un attacco aereo statunitense contro una motovedetta nel Mar dei Caraibi, che secondo le autorità statunitensi apparteneva a un gruppo criminale legato al presidente venezuelano Maduro. Il Venezuela ha accusato gli Stati Uniti di “omicidi extragiudiziali”, denunciando l’assenza di prove forti utili a dimostrare che le persone a bordo fossero armate o rappresentassero una minaccia imminente. Il segretario di Stato Marco Rubio ha ribadito che operazioni di questo tipo avranno un seguito: “Troveremo questi trafficanti e li faremo saltare in aria, con o senza l’aiuto dei loro governi”.
Episodi incrociati tra Stati Uniti e Venezuela
La crisi si è aggravata ulteriormente quando il Pentagono ha bollato come episodio “altamente provocatorio” il volo di due jet militari venezuelani vicino al cacciatorpediniere americano Uss John Dunham in acque internazionali. Gli Stati Uniti hanno avvisato il Venezuela di “non interferire” con le operazioni contro narcotraffico e terrorismo, accusando il governo Maduro di proteggere le organizzazioni criminali dedite al narcotraffico. Il presidente venezuelano ha annunciato l’attivazione della Milizia Nazionale, mobilitando nuove reclute e promettendo di trasformare il suo Paese in “una Repubblica in armi” in caso di escalation.
La stretta di Trump
L’operazione statunitense, ordinata personalmente dal presidente Donald Trump, rientra nella nuova strategia di “guerra ai narco-terroristi” annunciata dall’amministrazione. Nicolas Maduro è “un narcoterrorista fuggiasco ricercato dalla giustizia americana”. Sono queste le dure parole pronunciate dal Segretario di Stato americano Marco Rubio. Il signor Maduro è un “fuggitivo dalla giustizia americana”, ha dichiarato Rubio durante una visita in Ecuador. “Non ci limiteremo a dare la caccia ai narcotrafficanti con piccole imbarcazioni veloci…il Presidente (Trump) ha dichiarato di voler dichiarare guerra a questi gruppi”, ha aggiunto in una conferenza stampa.
I fatti si stanno susseguendo in un contesto di crescenti tensioni per il rafforzamento militare di statunitense nella regione. Maduro si sente forte immaginando un eventuale sostegno dei BRICS. Gli americani non sostengono nessuna azione bellica di Trump. La preoccupazione è diffusa tra i cittadini, anche perché sarebbe eventualmente la prima volta che gli Usa si troverebbero a dover fronteggiare una guerra “in casa”.





