I 4 processi a Trump
Il primo dei quattro processi penali in cui Trump è accusato di vari reati è fissato per domani, lunedi 15 Aprile, a New York. Si inizierà con la selezione della giuria e si prevede che questa prima fase del procedimento durerà alcune settimane. Ci saranno udienze tutti i giorni tranne il mercoledì, non sono ammesse telecamere.
Gli altri tre processi penali di Trump – a Washington per l’insurrezione del 6 gennaio, in Florida per i documenti top secret e in Georgia per le interferenze nel voto 2020 – non hanno ancora una data di inizio e potrebbero slittare a dopo le elezioni presidenziali di novembre.
Questa è la prima volta che un ex Presidente americano affronta un processo, ma l’aggravante è che l’imputato è anche il candidato ufficiale del Partito Repubblicano. Un processo che spacca il paese e avvelena ulteriormente il clima politico.
I fatti e le accuse
Il Tycoon siederà sul banco degli imputati con l’accusa di aver falsificato documenti contabili in relazione al pagamento di una somma di denaro, 130.000 dollari, per “comprare il silenzio” di un’attrice porno, Stormy Daniels (al secolo Stephanie Clifford) con la quale avrebbe avuto un rapporto sessuale. I fatti sarebbero accaduti alla vigilia delle elezioni presidenziali del 2016, il pagamento sarebbe avvenuto tramite il suo legale Michael Cohen a seguito di accordo di riservatezza firmato dalla donna.
Una vicenda che ha aperto un capitolo molto controverso nello scenario della politica americana, i dubbi e i perché sulle dichiarazioni della pornostar, dopo tanti anni, calano un’ombra sinistra sulla campagna presidenziale in corso.
Il Procuratore Distrettuale Alvin Bragg, che ha condotto le indagini, ha presentato ben 34 capi di imputazione, secondo i quali Trump avrebbe “svolto un’attività criminale tesa a violare le leggi elettorali statali e federali”. La somma devoluta alla donna sarebbe stata inserita nell’elenco delle spese deducibili.
Da parte sua Trump ha sempre negato di aver commesso i reati imputatigli ed ha anche negato di aver avuto momenti intimi con Stormy Daniels. Inoltre nel chiarire il trasferimento di soldi al suo ex legale, Cohen, ha dichiarato che la somma era parte della normale e legittima retribuzione periodica. Una dichiarazione smentita dallo stesso Cohen che, prendendo le distanze dal suo ex datore di lavoro si è dichiarato colpevole di aver violato le regole della campagna presidenziale nel 2016 ed ha confermato di aver pagato Daniels al fine di prevenire il diffondersi di notizie negative su Trump prima delle elezioni.
I 34 capi d’imputazione
Da domani il procuratore Bragg dovrà convincere la giuria della colpevolezza di Trump e portare in tribunale le prove che evidenziano il falso in bilancio e le altre accuse di violazione della legge federale e statale che regolano le elezioni e la frode fiscale.
L’accusa si base su un falso rimborso a Cohen per servizi legali, Bragg sostiene che con questo escamotage Trump avrebbe eluso la legge in ben 34 documenti aziendali: 12 voci contabili, 11 fatture e 11 assegni.
Le indagini quindi sono partite da un reato caduto in prescrizione (4 anni dall’episodio), ma Bragg ha individuato in questo una serie di atti criminali che non sono decaduti. L’ipotesi dell’accusa è che il falso in bilancio sia stato commesso per nascondere o promuovere un altro crimine, di cui il procuratore non si è detto obbligato a specificare ma che potrebbe essere una violazione della legge elettorale statale o federale.
Gli osservatori politici considerano il processo di New York particolarmente complicato, poiché l’accusa è supportata dall’ammissione di colpevolezza di Cohen. L’ex legale di Trump, radiato, ha scontato una pena detentiva dopo essersi dichiarato colpevole di aver violato le leggi sul finanziamento della campagna elettorale, evaso le tasse, reso false dichiarazioni a una banca e mentito al Congresso.
Trump “caccia alle streghe”
Alvin Bragg, il procuratore distrettuale progressista di Manhattan che ha fatto campagna elettorale con la promessa di “incastrare” Trump, una volta eletto ha mantenuto la sua promessa. Per farlo pero’, secondo il Tycoon, ha gonfiato un reato prescritto (e non grave) in una moltitudine di reati , trasformandolo in 34 accuse separate. Al team difensivo di Trump non è stato possibile individuare casi simili.
Vi è comunque un precedente importante: nelle elezioni presidenziali del 2016 Hillary Clinton ha segretamente pagato un avvocato per il falso dossier Steele, la somma è stata poi dichiarata erroneamente come “spese legali”; una volta scoperta Clinton è stata multata dalla Commissione elettorale federale (FEC), ma non è mai stata trascinata in tribunale.
Durante alcuni incontri con gli elettori il Tycoon ha detto che negli States c’è una vera ” caccia alle streghe” e i suoi avversari stanno usando la giustizia come arma per fermare la sua corsa alla Casa Bianca. “Bragg dimentica alcuni fatti importanti – ha detto l’ex inquilino di Washington- la FEC ha già indagato sulle spese elettorali del 2016 e tutti i pagamenti non sono risultati donazioni illecite” Donald Trump ha citato anche le indagini effettuate dal Dipartimento di Giustizia che dopo aver studiato le stesse spese ha deciso che non sono stati commessi crimini. Tra le citazioni di Trump anche il predecessore di Bragg, Cyrus Vance, che ha deciso di non incriminare Trump alla fine di una indagine che lo ha impegnato per diversi anni.
Il conflitto d’interesse
Appellandosi al principio del’immunità per un ex presidente e in attesa della decisione della Corte Suprema, i legali di Trump hanno invano chiesto il rinvio del processo al Giudice Manuel Merchan. Un diniego che ha sollevato le proteste degli avvocati del Tycoon che hanno denunciato un potenziale conflitto di interessi, considerato che la figlia del Giudice Merchan, consulente politica democratica lavora e che lo stesso giudice avrebbe fatto diverse donazioni per la campagna elettorale di Biden.
Accuse respinte dal Giudice Merchan, che per tutta risposta ha emanato un ordine che vieta a Trump di menzionare l’ipotesi di conflitto di interessi in pubblico. “Un divieto che di fatto viola il Primo Emendamento della Costituzione, la liberta’ di espressione – ha tuonato Trump.
Trump ha deciso di testimoniare
Sebbene sia stato consigliato di non testimoniare al processo, Trump ha deciso di farlo ugualmente. Secondo i legali della difesa, il rischio è che Bragg con domande pressanti potrebbe creare nell’imputato confusione al fine di farlo contraddire e configurare cosi il reato di spergiuro. Come è nel suo stile, Trump ha deciso di presentarsi poiche’ il processo sarà seguito da molti americani e un suo rifiuto di testimoniare potrebbe essere interpretato dal pubblico come un’ammissione di colpa.
La città blindata
Per la prima udienza del processo Stormy, a Manhattan sono state disposte serrate misure di sicurezza. Il giudice che ha istruito il processo a Trump, a seguito delle dichiarazioni della pornostar, sarà al centro dell’attenzione politica mondiale. Da domani vedremo come Trump si difenderà e certamente il procedimento penale di New York, durante il quale non è consentito l’accesso alle telecamere, rimarrà una pagina fosca della democrazia americana.





