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La Corte Suprema dà ragione a Trump: è eleggibile

L'ex presidente Trump ottiene una chiara vittoria, la Corte Suprema degli Stati Uniti stabilisce all'unanimità che gli Stati non hanno la possibilità di escludere un candidato federale dal ballottaggio in base al 14mo emendamento.


Enza Michienzi by Enza Michienzi
Marzo 5, 2024
in Politica, Ultimissime
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Corte Suprema
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  • La Corte Suprema federale boccia le sentenze statali
  • La sentenza della Corte Suprema federale
  • I commenti
  • La corte chiarisce il 14mo Emendamento
  • La scelta contrastata del Colorado
  • I processi incorso per il tycoon

La Corte Suprema federale boccia le sentenze statali

La Corte Suprema degli Stati Uniti ha sentenziato la eleggibilità del candidato Donald Trump alle prossime elezioni presidenziali. Di fatto la piu alta Corte statunitense ha  ribaltato una sentenza della Corte Suprema del Colorado di dicembre scorso, che stabiliva la ineleggibilità dell’ex presidente Trump  per aver  violato la clausola di insurrezione, cosi come stabilito  nella Sezione 3 del 14° emendamento.

Trump era stato espulso dalle schede elettorali in Colorado, Maine e Illinois, ma tutte e tre le sentenze erano sospese in attesa della decisione della Corte Suprema. E la Corte Suprema degli USA ha stabilito all’unanimità che Donald Trump non può essere escluso dalle primarie presidenziali del 2024.

La sentenza della Corte Suprema federale

I giudici hanno stabilito che gli Stati, senza prima un’azione da parte del Congresso, non possono invocare una disposizione costituzionale post-guerra civile per impedire ai candidati presidenziali di apparire sulle schede elettorali.

“Concludiamo che gli Stati possono squalificare le persone che detengono o tentano di ricoprire cariche statali. Ma gli Stati non hanno il potere, ai sensi della Costituzione, di far rispettare la Sezione 3 per quanto riguarda gli uffici federali, in particolare la Presidenza”, ha scritto la Corte, presieduta da John Roberts e composta dai giudici Thomas, Alito, Sotomayor, Kagan, Gorsuch, Kavanaugh, Barrett e Jackson.

L’Alta Corte ha evitato di affrontare la questione politicamente controversa se Trump abbia avuto un ruolo nell’attacco del 6 gennaio al Campidoglio  e non affronta il problema se Trump abbia commesso un’ insurrezione.

I commenti

Trump ha commentato rapidamente la notizia della sentenza, pubblicando, a lettere cubitali, solo quattro parole sul suo account Truth Social: “GRANDE VITTORIA PER L’AMERICA!!”

Il Tycoon ha anche dichiarato a Fox News: “La decisione di oggi, in particolare il fatto che sia stata unanime, 9-0, è  unificante e ispiratrice per il popolo degli Stati Uniti d’America”.

D parte sua, Citizens for Responsibility and Ethics di Washington, il gruppo liberale che ha intentato la causa per conto di alcuni elettori repubblicani anti-Trump, ha criticato la sentenza della Corte Suprema, ma ha anche detto che “non è stata in alcun modo una vittoria per Trump” perché ha rifiutato di affrontare il tema dell’insurrezione sollevato dal Colorado.

La corte chiarisce il 14mo Emendamento

Il caso di Trump è stato il primo caso in cui la Corte Suprema ha discusso la il 14° emendamento, che fu adottato dopo la guerra civile per impedire agli ex funzionari che “si sono impegnati nell’insurrezione” di ricoprire nuovamente un incarico governativo.

La Corte Suprema del Colorado, in una sentenza unica nel suo genere, aveva deciso che la disposizione, la Sezione 3 del 14mo emendamento, poteva essere applicata a Trump, il quale, secondo la corte, aveva incitato l’attacco al Campidoglio, e quindi coinvolto in una insurrezione.

Vari tribunali e gruppi legali hanno dibattuto per mesi sul significato della disposizione post-guerra civile al centro del caso . L’uso del 14° emendamento per far deragliare la candidatura di Trump è sempre stato visto come un azzardo legale, ma ha guadagnato slancio significativo con una vittoria nella Corte Suprema del Colorado a dicembre.

Trump ha ridicolizzato le cause legali che hanno impugnato il 14° emendamento. Il tycoon ha sempre sottolineato che tutte le azioni legali contro di lui avevano il solo fine di fermare la sua corsa alla casa Bianca ed escluderlo dalle elezioni primarie era una ulteriore mossa per distruggerlo politicamente. ” Hanno provato  togliere agli elettori la possibilità di scegliere il loro candidato ,ma sono stati fermati dalla Corte Suprema degli Stati Uniti”.

La scelta contrastata del Colorado

Un gruppo di controllo di tendenza liberale, Citizens for Responsibility and Ethics di Washington, ha intentato la causa in Colorado a settembre per conto di sei elettori repubblicani e indipendenti, guidati dalla 91enne Norma Anderson, una pioniera ex legislatore statale repubblicano, notoriamente anti-Trump. Hanno citato in giudizio il segretario di Stato del Colorado Jena Griswold e hanno chiesto a un giudice di costringerla a rimuovere il nome di Trump dalla scheda elettorale delle primarie del GOP dello stato.

Un giudice distrettuale dello stato del Colorado aveva già concluso lo scorso Novembre che la richiesta di rimuovere il nome di Trump dalle schede elettorali non fosse accettabile, ma  a Dicembre la Corte Suprema del Colorado, con un voto nettamente diviso 4 a 3, ha sentenziato che la rimozione di Trump dal ballottaggio era in linea con l’emendamento 14 della Costituzione.

La decisione della Corte Suprema del Colorato ha spinto una trentina di Stati (quelli con dems al governo, ovviamente) ad intraprendere la stessa strada; tra questi, Maine ed Illinois sono quelli che sono riusciti a rimuovere Trump dal ballottaggio in attesa di una decisione della Corte Suprema degli USA a cui Trump si era rivolto.

I processi incorso per il tycoon

I supporter di Trump sono convinti che l’offensiva giudiziaria dei dems per liberarsi di Trump non si ferma al caso del Colorado e non morirà con la definitiva uscita di scena del 14mo emendamento.

In realtà, Trump dovrà affrontare un processo in Georgia, dove il Procuratore Distrettuale Fani Willis ha messo sotto processo il Tycoon per aver sostenuto e incitato l’assalto al Campidoglio, ma questa volta facendo riferimento  alla legge denominata “Georgia RICO”,  (Racketeer Influenced and Corrupt Organization), varata nel 1980 per contrastare il fenomeno mafioso.

Anche il processo in Florida va avanti. L’accusa a Trump dal Dipartimento di Giustizia dell’amministrazione Biden, è di aver sottratto documenti riservati, ritrovati nella sua dimora privata in Florida. Per  la stessa accusa  Biden e, ancor prima, Clinton sono stati rispettivamente assolti per una sorta di “infermita’ mentale”il primo e per aver usufruito di privilegi spettanti al Presidente, il secondo.

 La vittoria di Trump di ieri solleva lo spirito del candidato GOP ma la strada pe rl aCasa Bianca è lastricata di difficoltà; i suoi giorni in tribunale sono tutt’altro che finiti.


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Enza Michienzi

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