
Cultore di Morfopsicologia e Linguaggi Extraverbali
Il problema dell’incomunicabilità è dibattuto da sempre ed ha ispirato, tra l’altro, scrittori, poeti, registi, interessando anche la Morfopsicologia. La sua importanza scaturisce dal suo effetto negativo nella società in generale e, più specificamente, nei rapporti tra genitori e figli, docenti e alunni, dirigenti d’azienda e lavoratori, marito e moglie.
Nel presente articolo intendiamo affrontare solo alcuni aspetti del problema, di ordine psicologico ma anche morfopsicologico, e l’aiuto che può venire proprio dalla morfopsicologia, accennando, dunque, a questo nuovo linguaggio extraverbale. Fondatore della Morfopsicologia è stato il neuropsichiatra francese L. Corman, che ne ha stabilito le leggi fondamentali ed è riuscito ad inserirla nell’ordinamento universitario francese.
Ed infatti, in Francia, la professione del morfopsicologo è molto gettonata dai giovani, con tanto di albo professionale. La Morfopsicologia affonda le sue radici nella Psicologia di C. G. Jung. Secondo questo autore, l’intera umanità può dividersi in due grandi categorie, a seconda del “tipo generale di atteggiamento”: introversi ed estroversi.
Morfopsicologia, il viso specchio dell’anima
Vedremo più avanti come Corman abbia individuato una precisa relazione tra l’atteggiamento psicologico di estroverso con il morfotipo del Dilatato, e quello di introverso con il morfotipo del Ritratto. È da questo connubio tra psicologia e morfologia che nasce, appunto, la Morfopsicologia.
La distinzione essenziale tra introverso ed estroverso è basata sull’atteggiamento diverso, direi opposto, che queste due tipologie psicologiche hanno nei confronti del mondo esterno, inteso come uomini, cose, ambiente in generale. L’introverso è caratterizzato da un atteggiamento negativo verso l’oggetto; l’estroverso da un atteggiamento positivo.
Pertanto, gli introversi appaiono come persone timide, chiuse, riservate, riflessive, che difficilmente si lasciano scrutare. Al contrario, gli estroversi sono persone generalmente molto socievoli, più allegre, amanti dell’amicizia, della buona tavola, ecc. Potremmo aggiungere che l’introverso e l’estroverso si rifanno ai due movimenti principali della vita.
Infatti, l’estroverso trova riscontro nell’istinto di espansione, che tende a proiettarsi verso l’esterno; quindi, corrisponde all’insieme delle funzioni fisiopsicologiche che si realizzano con adeguamento all’ambiente esterno. L’introverso, invece, si proietta nel proprio interno, dunque passando per una rottura con l’ambiente. L’introverso tende a conservare le forze, che utilizza con grande economia; l’estroverso è uno “sciupone” di tali forze.
L’introverso assume un atteggiamento di difesa nei confronti dell’ambiente; l’estroverso risulta più spregiudicato ed incosciente. La distinzione dei due gruppi – estroversi ed introversi – avviene in maniera del tutto casuale, ovvero senza distinzione di sesso, razza o ceto sociale. Certamente, affonda nelle leggi della biologia.
Una cosa è, tuttavia, certa: la società attuale è più a favore degli estroversi che degli introversi, poiché tende a valorizzare di più le cose concrete ed oggettive, e non quelle soggettive ed interne. Insomma, il mondo è più degli estroversi, mentre gli introversi incontrano maggiori difficoltà ad imporsi in qualsiasi campo.
Naturalmente, la morfologia del ritratto – ovviamente del suo viso – è completamente diversa da quella del dilatato. E tutti sono in grado di riconoscere questa differenza. Nel ritratto, infatti, il viso è appiattito in senso latero-laterale (il diametro bizigomatico è molto stretto) ed allungato in senso supero-inferiore (fronte-mento). La muscolatura mimica e dei masticatori (il modellato) è ben tonica, mentre occhio, bocca e naso (i ricettori) sono piuttosto chiusi.
Al contrario, nel dilatato il viso è rotondeggiante (si pensi al neonato o a Buddha, estremi dilatati). I tre diametri – latero-laterale, supero-inferiore ed antero-posteriore – tendono ad equivalersi. La muscolatura è più ipotonica, mentre i ricettori sono aperti e carnosi.
Si comprende, allora, che riuscendo abbastanza facilmente a leggere ed interpretare il viso dell’altro, si può risalire, indirettamente, al suo atteggiamento psicologico. Pertanto, la Morfopsicologia è da ritenersi un chiavistello molto utile e pratico per capire ed inquadrare l’altro, dunque per comunicare meglio. È un formidabile linguaggio extraverbale, come ce ne sono tanti altri: dalla prossemica alla cronemica, dalla postura alla gestualità, ecc.





