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Home IstituzionItalia

Emergenza sicurezza nelle carceri italiane: Gratteri lancia l’allarme, Colosimo promette interventi

Cellulari nelle celle, droni sugli edifici, assenza di strutture adeguate per il 41bis. Il regime detentivo duro è sempre più un'utopia.


Ernesto Ferrante by Ernesto Ferrante
Gennaio 16, 2025
in IstituzionItalia, Ultimissime
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Emergenza sicurezza nelle carceri italiane: Gratteri lancia l’allarme, Colosimo promette interventi
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L’uso illecito di telefoni cellulari in cella e il sorvolo di droni con materiale vietato e pericoloso, sono finiti nuovamente sotto i riflettori della Commissione antimafia. Ancora una volta a denunciare le maglie larghe dei controlli nelle carceri italiane è  Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli.

Ieri, il magistrato, in audizione davanti alla Commissione parlamentare Antimafia ha ricordato che  già in passato, nel corso di una riunione dove si parlava del problema dell’introduzione dei cellulari in carcere, aveva proposto una soluzione che era stata bocciata.

  • La contromisura di Gratteri all’uso dei cellulari
  • Capece del Sappe si schiera con Gratteri
  • Il problema dei droni sulle case circondariali
  • Chiara Colosimo pronta a intervenire
  • L’attenzione della Commissione Antimafia

La contromisura di Gratteri all’uso dei cellulari

“In ogni carcere ci sono decine e centinaia di telefoni – ha detto Gratteri – installare un jammeér (disturbatore di frequenze) che costa 60mila euro risolverebbe il problema”. Cosi ieri il procuratore  a Palazzo San Macuto a Roma: “Io ho detto di iniziare dalle carceri con l’alta sicurezza, come Secondigliano e Milano Opera, e di comprare questi jammer, metterli sul tetto così nel raggio di un km non c’è segnale. E finisce il giochino di quelli che telefonano”.

“La risposta che mi ha dato l’allora direttore del Dap, ha raccontato Gratteri, è che non possiamo mettere jammer, perché emette radiofrequenze che possono fare male alla salute, e poi la polizia penitenziaria come fa a comunicare? Io gli ho detto che la penitenziaria non ha il cellulare nella sezione, in ogni sezione c’è il telefono”.

Capece del Sappe si schiera con Gratteri

A Nicola Gratteri ha fatto eco Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: “Noi lo denunciamo da anni, sensibilizzando gli uffici competenti chiedendo di schermare le carceri e di dotare tutti i Reparti del Corpo di Polizia Penitenziaria di opportuni sistemi per rendere inattivi i sorvoli sulle strutture. Speriamo sia la volta buona che si faccia qualcosa”.

Il Sappe è tornato a sollecitare un intervento immediato da parte del Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria di Napoli presso i competenti uffici del Ministero della Giustizia affinché vengano adottate misure straordinarie per garantire la sicurezza delle carceri italiane. “La sicurezza degli operatori, dei detenuti e dell’intera comunità è a rischio – ha spiegato Capece – il Sappe continuerà a monitorare la situazione e a denunciare ogni tentativo di compromettere l’integrità e la sicurezza degli istituti penitenziari, rinnovando il proprio impegno nella tutela dei diritti e della sicurezza della Polizia Penitenziaria”.

Il problema dei droni sulle case circondariali

Il segretario generale della sigla sindacale ha evidenziato infine come l’allarme lanciato da Gratteri confermi “tutte le ipotesi investigative circa l’ormai conclamato fenomeno di traffico illecito a mezzo droni, fenomeno questo favorito anche dalla libertà di movimento dei detenuti a seguito del regime custodiale aperto e delle criticità operative attuali, in cui opera la Polizia Penitenziaria, con dei livelli minimi di sicurezza”.

Il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, ha rimarcato anche la sua ventennale battaglia per la costruzione di quattro strutture per il 41 bis. Al momento ne esiste una sola in Sardegna e una a Cagliari, ancora chiusa. Le attuali strutture non sono costruite per la pena al 41bis e si configurano come un “adattamento” dettato dalla necessità.

Chiara Colosimo pronta a intervenire

I rilievi di Gratteri non sono passati inosservati. “Gratteri ha aperto uno spaccato sul quale noi sicuramente lavoreremo, io ho già dato mandato di cercare tutte le circolari che citava perché è evidente che dobbiamo costruire un 41bis che sia uguale in ogni sede”, ha dichiarato la presidente della Commissione parlamentare Antimafia Chiara Colosimo a margine dell’audizione del procuratore del Tribunale di Napoli.

L’attenzione della Commissione Antimafia

Proprio nei giorni scorsi l’Ufficio di presidenza della Commissione Antimafia ha deciso di aprire un filone d’inchiesta sull’applicazione del 41-bis e sulle novità introdotte all’articolo 4-bis in merito ai benefici penitenziari concessi a soggetti detenuti per gravi reati di mafia.

“Noi lavoreremo anche sul 4bis e i permessi premi che è un altro di quei temi sui cui c’è molta preoccupazione da parte delle famiglie che vedono uscire magari chi ha ucciso un proprio caro”, ha aggiunto Colosimo.

Tags: 41biscapececarcericolosimocommissione parlamentare antimafiagratteriSicurezza

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