La Nato si prepara ad un Trump 2
L’Alleanza Atlantica, nota come NATO, sta attualmente sviluppando un piano strategico volto a fornire un sostanziale pacchetto di assistenza militare quinquennale del valore di 100 miliardi di dollari da inviare a Kiev. Questa iniziativa è concepita con l’obiettivo di proteggere l’Ucraina da potenziali conseguenze che potrebbero derivare da una possibile seconda presidenza statunitense di Donald Trump. La notizia ripresa da Nova è stata riportata da fonti interne alla NATO al quotidiano britannico Financial Times. Tale impegno dimostrerebbe il costante interesse della NATO nel garantire la sicurezza e la stabilità nella regione, nonché la sua volontà di affrontare e mitigare eventuali minacce geopolitiche che potrebbero emergere in futuro.
L’idea di Stoltenberg
La proposta della cosiddetta Missione per l’Ucraina, che verrà discussa oggi dai ministri degli Esteri della Nato a Bruxelles, è stata avanzata dal segretario generale Jens Stoltenberg. Secondo cinque fonti diplomatiche dell’Alleanza vicine al dossier, il piano dovrebbe servire a coordinare un sostegno stimato di 100 miliardi di dollari sulla base dell’impegno dei 32 Stati membri dell’alleanza militare. Stoltenberg ha presentato la proposta come un mezzo per “proteggere il meccanismo dai venti del cambiamento politico”, secondo le fonti.
La Nato passerà il Rubicone
Se approvato, il piano darebbe all’Alleanza atlantica anche il controllo del Gruppo di supporto noto come “Ramstein” – le cui riunioni si svolgono nell’omonima base militare Usa situata in Germania – e le consentirebbe di gestire la fornitura di armi letali destinate all’Ucraina per la prima volta dall’invasione della Russia, iniziata il 24 febbraio del 2022. Stoltenberg, che lascerà l’incarico di segretario generale in autunno, punta a raggiungere un accordo prima del vertice dei leader della Nato che si terrà a Washington a luglio. “In questo modo attraverseremo il Rubicone. La Nato avrà un ruolo nel coordinare il sostegno militare all’Ucraina”, ha detto uno delle fonti diplomatiche, secondo cui ci sarebbe sempre maggiore consenso intorno alla proposta e che sarebbe possibile, quindi, raggiungere un’intesa prima del vertice di Washington.