La canzone israeliana per l’Eurovision Song Contest
Normalmente, un titolo simile avrebbe potuto far immaginare una malinconica ballata a tema autunnale. Ma non quest’anno. Dopo la serie di attacchi sferrati dai miliziani del gruppo terroristico palestinese Hamas ormai quattro mesi fa, una “pioggia d’ottobre” non ha più lo stesso significato. Il riferimento è chiaramente alle sofferenze e ai traumi vissuti dalla popolazione israeliana nel sanguinoso 7 ottobre 2023.
Proprio questa settimana, la stampa israeliana ha riferito che questo titolo, “October Rain”, è quello designato per rappresentare Israele all’Eurovision Song Contest di quest’anno, che si terrà la seconda settimana di maggio a a Malmö, in Svezia. La notizia, presto seguita dalla pubblicazione di alcuni versi del brano, ha scatenato numerose reazioni. Attraverso le piattaforme social, i fan della competizione canora hanno criticato la proposta per il messaggio troppo politico che si prevede contenga.
Il brano presentato da Israele
Il brano israeliano è presentato da Eden Golan, una giovane cantante che si è guadagnata la partecipazione all’evento europeo vincendo un talent televisivo chiamato Rising Star cantando una cover degli Aerosmith. Durante la finale dello spettacolo, Golan ha fatto riferimento ai circa 130 ostaggi che secondo Israele Hamas tiene a Gaza. “Non staremo davvero bene finché tutti non torneranno a casa”, ha commentato l’artista.
Le regole dell’Eurovision
Le regole stesse dell’Eurovision prevedono infatti che le canzoni non possano contenere dichiarazioni politiche, dal momento che il fine ultimo dell’evento è centrato sull’unire i popoli invece che dividerli. Viene naturale chiedersi perché i cantanti israeliani, dal di là del Mediterraneo, abbiano la possibilità di concorrere con le pop star europee. Questo perché nel 1957 l’emittente pubblica israeliana, la Israel Broadcasting Authority (IBA), è stata ammessa come membro effettivo dell’Unione europea di radiodiffusione (UER). All’epoca Egitto e Siria, che già facevano parte della rete europea di radiodiffusione, avevano espresso un parere fortemente contrario, al punto da abbandonare l’UER poco dopo.
Ieri, mercoledì 21 febbraio, la stampa israeliana ha riferito che l’emittente nazionale aveva intavolato una discussione con l’UER per valutare l’idoneità di “October Rain” per l’evento. Le regole prevedono che, nel caso in cui l’ente bocci il brano, lo stato avrebbe il diritto di presentare un’alternativa. Se nemmeno la seconda opzione venisse accettata, Israele risulterebbe ufficialmente squalificato dalla competizione. Una piega che, almeno a livello culturale, non favorirebbe Tel Aviv in questo momento di progressivo isolamento causato dalla risposta alla resistenza palestinese giudicata sproporzionata in maniera quasi unanime.
I commenti da Israele
In un post condiviso su X, il ministro della cultura israeliano Miki Zohar ha commentato che sarebbe “scandaloso” se la canzone venisse bocciata. In una lettera inviata all’UER e vista dal New York Times, difende il brano come “una canzone emozionante, che parlava di rigenerazione e rinascita“. E sebbene rifletta “l’attuale sentimento pubblico in Israele in questi giorni”, ha scritto, ciò non la rende “una canzone politica”.
Ma l’ipotesi di bocciatura non è così lontana dalla realtà. Infatti, solo nel 2021 la Bielorussia è stata squalificata dalla competizione dopo che l’Unione europea di radiodiffusione ha stabilito che il brano proposto aveva un significato sottinteso marcatamente politico.
La posizione degli organizzatori dell’Eurovision
Oggi stesso l’UER ha fatto sapere che il testo di October Rain è “attualmente in fase di esame“, come tutte le altre tracce proposte per l’Eurovision. “Se una canzone è ritenuta inaccettabile per qualsiasi motivo, alle emittenti verrà data l’opportunità di presentare una nuova canzone o un nuovo testo”, ha concluso la portavoce dell’ente.
Il crescente bilancio delle vittime a Gaza ha messo in dubbio la partecipazione di Israele all’Eurovision di quest’anno. Gli oppositori alla partecipazione di Tel Aviv si rifanno principalmente al caso del 2022, quando la Russia è stata bandita dalla competizione per aver invaso militarmente l’Ucraina. L’UER ha respinto il paragone tra Israele e Russia. Ha quindi risposto alle critiche: “Comprendiamo le preoccupazioni e le opinioni profondamente radicate sull’attuale conflitto in Medio Oriente”, ha affermato il sindacato in una dichiarazione questo mese, ma l’Eurovision “non è stata una gara tra governi”.





