La strage di Beirut
Era il 23 ottobre del 1983 quando un camion carico di esplosivo fu fatto saltare in aria davanti a una caserma dei Marines allestita nell’aeroporto di Beirut: 241 persero la vita è 128 rimasero gravemente feriti. L’ultima volta che il corpo dei Marines aveva subito un attacco simile risaliva alla battaglia di Iwo Jima, durante la Seconda guerra mondiale. Per l’attentato kamikaze di Beirut, Washington ha sempre accusato il gruppo militante libanese Hezbollah, che però non ha mai rivendicato l’attacco. All’epoca, le truppe americane facevano parte di un contingente internazionale schierato durante l’invasione del Libano da parte di Israele nel 1982 per sovrintendere alla ritirata dei combattenti palestinesi da Beirut. Dopo la guerra, una parte delle forza era rimasta sul campo per supportare il governo filo-occidentale in carica in Libano, ma il bombardamento di ottobre aveva spinto gli americani a lasciare il Paese. Ora, a 40 anni di distanza, gli Stati Uniti stanno schierando nuove forze nella regione, e di nuovo la ragione è una guerra tra Israele e i suoi nemici.
Le forze americane in Israele
Gli Stati Uniti hanno già stazionato il gruppo d’assalto della USS Gerald R. Ford nel Mediterraneo Orientale che sarà presto raggiunto da una seconda unità. Le portaerei schierate vantano entrambe oltre 70 aerei da combattimento sui ponti, e il presidente Joe Biden ha già preallertato migliaia di soldati americani, pronti ad essere trasferiti nella regione se necessario. Secondo gli esperti, la sola presenza dei gruppi portaerei potrebbe sortire un effetto “senza sparare un colpo”, anche solo per la capacità di raccogliere informazioni di intelligence e fornire difese aeree. Per molti, un coinvolgimento militare diretto sembrava un’opzione estremamente remota, e invece già oggi il presidente Biden ha inviato una delegazione militare in Israele per fornire consulenza alle forze armate nazionali in merito alle operazioni nella striscia di Gaza.
Il contingente dei Marines
Il portavoce del Consiglio di Sicurezza nazionale della Casa Bianca John Kirby ha comunicato ai giornalisti che “abbiamo inviato un gruppo di ufficiali militari americani con un’esperienza significativa sulle operazioni che gli israeliani stanno conducendo. I nostri militari sono lì per condividere la loro opinione e per fare domande scomode – le stesse domande che abbiamo posto ai nostri colleghi israeliani fin dall’inizio delle operazioni”.
La delegazione è guidata dal tenente James Glynn, un generale a tre stelle del corpo dei Marines che ha già coordinato le operazioni nella lotta contro lo Stato Islamico in Iraq e che si è formato proprio in Iraq ai tempi dell’invasione ordinata dal presidente George W. Bush. Voci del Pentagono hanno precisato che la delegazione americana che comprende una selezionata élite militare non sta dando direttive, ma si limita a consigliare le Idf per l’incursione nella striscia di Gaza che stanno preparando dal 7 ottobre scorso.
Il coinvolgimento di Biden
Nonostante il Pentagono abbia assicurato che le Forze di difesa israeliane trarranno da sole le loro conclusioni e decideranno autonomamente come e quando procedere, l’invio del contingente americano riflette il profondo coinvolgimento dell’amministrazione Biden nella guerra di Gaza e dimostra la forte influenza americana nei piani militari di Tel Aviv.
La presenza militare americana è la più consistente che la regione abbia visto negli ultimi dieci anni – quando migliaia di soldati erano stati schierati nella coalizione internazionale che combatteva l’Isis nel 2014. Similmente, anche l’Iran sta riattivando le milizie che supporta in tutta la regione, e le operazioni di Hezbollah dal Libano sono probabilmente il motivo principale per cui Israele ha rinviato l’operazione di terra nella Striscia finora. Da giorni ormai alte sfere di Teheran avvertono Israele e gli alleati americani che la situazione potrebbe precipitare da un momento all’altro “se non metteranno immediatamente fine ai crimini contro l’umanità e al genocidio che stanno commettendo a Gaza”. L’esercito israeliano ha già comunicato che nel caso di un’espansione dei combattimenti, verrà disposto il dispiegamento dei riservisti delle Forze di difesa israeliane.





