Da fine marzo, la New York Public Library ha aperto al pubblico gli archivi personali di Joan Didion e del marito John Gregory Dunne, per celebrare l’impronta indelebile che hanno lasciato nel giornalismo, nella letteratura e nella cultura popolare. Insieme hanno creato una sorta di “laboratorio letterario” condiviso, in cui la scrittura è diventata spazio di riflessione e sopravvivenza. Visitare questi archivi è come sedersi nel salotto di una delle coppie di scrittori più iconiche della letteratura americana del XX secolo. Si avverte la presenza vibrante di due anime che, anche dopo la morte, continuano a raccontarci qualcosa di profondamente vero sul mondo.
Il personalissimo tratto di Joan Didion
Joan Didion (Sacramento, 1934 – New York, 2021) è stata una delle scrittrici più influenti del Novecento. Giornalista, saggista e volto di una rivoluzione letteraria tutta al femminile, la sua scrittura ha ridefinito i confini del reportage e della narrativa personale. Didion ha raccontato l’America in lungo e in largo, con uno stile preciso e penetrante, arrivando all’essenzialità delle cose, con un modo tutto suo di osservare la realtà. “Scriviamo per scoprire cosa pensiamo” affermava Didion. I suoi lavori, come Slouching Towards Bethlehem (1968) e The White Album (1979), sono considerati pilastri del “New Journalism”. Ha scritto su svariati argomenti, dai Doors ai migranti cubani a Miami. Dalle porcellane di Nancy Reagan alla setta di Charles Manson. Fino alla cultura hippie, per la quale non nutriva simpatia: “Il mio unico vantaggio come reporter è che ho un fisico così minuto, un temperamento così discreto, sono nevroticamente così inarticolata – ha scritto Didion – che le persone tendono a dimenticare che la mia presenza va contro i loro interessi”.
John Gregory Dunne: l’osservatore disincantato
John Gregory Dunne (Hartford, 1932 – New York, 2003), giornalista del Time, romanziere e sceneggiatore, ha condiviso con Didion non solo la vita, ma anche una prolifica carriera professionale. Scrisse romanzi come True Confessions (1977), ispirato al celebre caso del “Black Dahlia”. Fu co-autore, insieme alla moglie, di sceneggiature di successo come A Star Is Born (1976) e Up Close and Personal (1996).
Con uno sguardo acuto e disincantato sull’America e la cultura del potere, Dunne è stato un narratore lucido delle tensioni sociali e politiche, capace di alternare satira e introspezione con grande equilibrio.
Cosa contiene l’archivio della New York Public Library
Il Joan Didion and John Gregory Dunne Literary Archive, conservato presso la NYPL, contiene oltre 300 scatole di materiale suddivise in sezioni personali, professionali e creative. Un bene prezioso per comprendere il dietro le quinte del loro processo creativo.
Tra i documenti, ci sono le bozze delle interviste di Didion a Linda Kasabian della Manson Family, a Joan Baez e ai Doors. Molte lettere che Didion ha scritto a Dunne e Dunne a Didion. Altrettante che i due hanno scritto a colleghi e amici come Margaret Atwood, Candice Bergen, Helen Gurley Brown, Michael Crichton, Nora Ephron, Allen Ginsberg, Diane Keaton, Justice Anthony Kennedy, Norman Lear, Jacqueline Onassis, Philip Roth. Le 26 bozze di sceneggiature alle quali Didion e Dunne hanno lavorato assieme. Bozze di romanzi e saggi annotati a mano, che mostrano l’evoluzione delle loro opere più celebri. Centinaia di fotografie personali e familiari, che raccontano la loro quotidianità.
I dinner party di Joan Didion
Didion è famosa anche per i dinner party che organizzava, rinomati sia sulla West Coast che sulla East Coast, con ospiti come Warren Beatty e Annie Leibovitz. Nell’archivio sono presenti le liste dettagliate per l’organizzazione delle cene. Consigli su come scrivere un menù, come stilare la lista degli ospiti, come scegliere il posto giusto a tavola per la persona giusta, il dress code, l’arredamento degli interni.