Giovanni da Verrazzano, l’italiano che “scoprì” New York
Si è svolto ieri al Senato, presso la Sala Nassirya, l’evento di presentazione per la celebrazione dei 500 anni dalla scoperta della Baia di New York da parte di Giovanni da Verrazzano. Nato nel 1485 a Greve in Chianti, vicino Firenze, nel castello di famiglia, ebbe sin da piccolo un grande amore per i viaggi e l’avventura.
La svolta avvenne nel 1507-1508, quando fu accolto in Francia da Francesco I. Il monarca transalpino aveva già avuto nella sua corte italiani illustri, tra cui spicca il nome di Leonardo Da Vinci. A Dieppe, in Normandia, entrò in contatto con il mondo marinaro, facendosi rapidamente un nome al seguito di diverse spedizioni navali. Tra il 1522 e il 1522 incontrò il re francese a Rouen, convincendolo dell’opportunità di solcare gli Oceani.

La proposta venne accettata e Giovanni da Verrazzano ottenne quattro caravelle: Delfina, Normanda, Santa Maria e Vittoria. Dopo una feroce tempesta due navi affondarono e una fu impossibilitata a proseguire il viaggio. Soltanto Delfina, la nave capitana, riuscì a solcare gli Oceani eludendo i nemici spagnoli e portoghesi. In un tribolato viaggio di 50 giorni, Giovanni da Verrazzano raggiunse Capo Fear, a Sud di Wilmington (nell’attuale North Carolina) tra il 7 e l’8 marzo. Proseguì verso Sud, raggiungendo la parte settentrionale della Florida, salvo poi dirigersi nella direzione opposta.
500 anni fa arrivava alla Baia di New York
Il 17 aprile 1524 scopriva finalmente la Baia di New York. Avrebbe proseguito così fino all’Isola di Capo Bretone. In onore del re francese, Giovanni da Verrazzano chiamò questa terra (l’attuale costa orientale degli Stati Uniti) Francesca. Nel luglio di quell’anno sarebbe tornato in Francia, dove vide il suo prestigio schizzare alle stelle. Altre esplorazioni lo avrebbero impegnato negli anni successivi: Tra il 1526 e il 1527 raggiunse l’Oceano Indiano doppiando il Capo di Buona Speranza. Era la prima volta per una nave francese.
Sulla via del ritorno toccò invece il Brasile. Una seconda spedizione per l’America lo vide insieme al fratello Girolamo. Essa raggiunse la Florida e le vicine isole di Abaco e Gran Bahamas. Lo attendeva però una fine tragica: sbarcato su un’isola dei Caraibi con sei compagni, venne assalito e fatto a pezzi dagli indigeni. Quanto rimaneva degli europei venne infine buttato sui carboni ardenti mentre il fratello Girolamo non poté far altro che assistere dalla nave a tale scempio. Era l’anno 1528.
“Lanciamo oggi – ha dichiarato ieri Giovanni Cappellini, presidente della Fondazione dedicata all’esploratore fiorentino – le celebrazioni per i 500 anni della scoperta di New York, in realtà, da parte del nostro grande navigatore grevigiano, Giovanni da Verrazzano, che ha un profilo straordinario: 500 anni fa era il suo periodo ma è un personaggio modernissimo, di grande umanità, che aveva il gusto del navigare. È straordinariamente grande ma è straordinariamente sconosciuto, quindi per noi è una grande opportunità: siamo qui per chiamare a raccolta tutti gli appassionati per il 17 aprile, che sarà il giorno della summa di queste celebrazioni, proprio il giorno in cui Giovanni da Verrazzano, 500 anni fa, entrò nella Baia di New York”.






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