Legittimo proibire il velo negli uffici pubblici
Quello dell’utilizzo del velo negli uffici pubblici è un argomento molto polarizzante nel dibattito europeo. Questo, ovviamente, riguarda soprattutto quei Paesi a maggiore presenza musulmana. In Francia, ad esempio, nei mesi scorsi è stato vietato l’utilizzo dell’abaya, tradizionale abito islamico, in tutte le scuole della repubblica. Un tale divieto integra quello di indossare simboli religiosi all’interno degli edifici scolastici, in vigore nel Paese transalpino già dal 2004.
Nei mesi scorsi in Belgio una donna aveva fatto ricorso contro il divieto di indossare il velo sul posto di lavoro. È proprio su questo caso che si è espressa la Corte di Giustizia UE, con sede in Lussemburgo. L’organo comunitario ha rigettato il ricorso, legittimando la proibizione del velo negli uffici pubblici, a patto che tale misura avvenga con determinate caratteristiche.
Le condizioni necessarie per imporre il divieto
“Una pubblica amministrazione – spiegano i giudici – può vietare all’insieme dei suoi dipendenti di indossare segni religiosi sul luogo di lavoro”. Tale divieto, infatti, “non è discriminatorio se viene applicato in maniera generale e indiscriminata a tutto il personale dell’amministrazione e si limita allo stretto necessario”.
In presenza di una motivazione considerata legittima, come appunto la neutralità della PA, l’UE ammette dunque tale divieto. Occorre specificare come rimanga comunque legittimo anche il contrario. Ossia, un Paese che considerasse opportuno consentire l’utilizzo del velo negli uffici pubblici potrà tranquillamente continuare a farlo.
L’importanza della sentenza sta proprio nel fatto che indossare il velo o altri indumenti tradizionali non venga considerato un diritto in sé. In questo, quindi, le valutazioni dei singoli Stati membri rimangono prevalenti. Un pronunciamento importante, soprattutto in quelle società dove risulta particolarmente complicato contemperare laicità e rispetto dei diritti individuali. La decisione della Corte di Giustizia UE, del resto, avviene in un momento molto delicato nei rapporti interconfessionali. Vedremo se tale misura favorirà la neutralità dello Stato oppure se servirà da pretesto per chi ha interesse a soffiare sul fuoco dei conflitti interni alle società occidentali.





