Addio a Beppe Vessicchio. Il musicista si è spento all’età di 69 anni presso l’ospedale San Camillo di Roma, dove era stato ricoverato in rianimazione per una bronchite interstiziale che si è aggravata improvvisamente.
Riconosciuto come direttore d’orchestra, arrangiatore, compositore e volto televisivo amatissimo, Vessicchio ha incarnato per anni il legame tra la musica leggera e la grande orchestra, conquistando il cuore del pubblico grazie al suo stile elegante ma accessibile.
Dalle prime note al palco dell’Ariston
Nato a Napoli il 17 marzo 1956, Vessicchio ha iniziato il suo percorso nella musica muovendo i primi passi nel panorama al fianco di protagonisti della scena partenopea e italiana, per poi costruire una carriera che lo ha portato sul palco più ambito della canzone italiana: il palco del Festival di Sanremo.
A partire dagli anni Novanta, fu presenza fissa nelle edizioni della kermesse fino a diventare un simbolo riconoscibile non solo per gli addetti ai lavori ma per milioni di spettatori. Le sue vittorie come direttore d’orchestra, con brani che sono entrati nella storia della musica italiana, hanno contribuito a consolidare la sua fama.
Ma la sua è stata anche una storia di studio, arrangiamento, passione per la composizione: un artista che non si è fermato alla ribalta, ma che ha continuato a crescere e a esplorare territori diversi.
L’uomo dietro la bacchetta
Chi lo ha visto dirigere ha sempre percepito qualcosa in più di una semplice performance: la voglia di trasmettere, condividere, educare. In televisione, nei talent show, nei concerti, Vessicchio ha saputo parlare a generazioni diverse, con la stessa naturalezza del maestro e del compagno di viaggio.
La sua immagine – la barba, lo sguardo gentile, la sicurezza nel gesto – è diventata iconica. Ma dietro questa visibilità c’era anche un musicista serio, che credeva nell’armonia non solo musicale ma anche umana, nella vibrazione collettiva come momento di incontro.
L’eredità che lascia riguarda non soltanto i titoli vinti e le orchestre dirette, ma la capacità di rendere la musica un’esperienza condivisa, di rendere il podio un luogo di incontro e non di separazione.
Il vuoto e la memoria
La notizia della sua scomparsa lascia un vuoto che va oltre la perdita di un artista: tocca il pubblico, i musicisti, chi ha vissuto la musica con lui. In molti ricorderanno il maestro al podio, l’applauso prima ancora che la musica cominciasse, quel momento in cui si capiva che non era solo un’esecuzione ma una promessa di emozione.
Anche la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha voluto ricordare il maestro. “Ci lascia Beppe Vessicchio, celebre direttore d’orchestra e volto noto della televisione italiana. Un artista di grande cultura musicale che ha dato tanto e che ci mancherà. ‘Dirige l’orchestra il maestro Beppe Vessicchio’ non era solo una frase: era casa, era Italia. Buon viaggio”.
Resta l’immagine di un professionista che ha saputo reinventarsi, che ha attraversato televisione, il grande palco dell’orchestra, la scrittura, l’insegnamento, con modestia e passione.



