Chiesta la semilibertà per Chico Forti
La notizia sta già rimbalzando sui media. Chico Forti, condannato all’ergastolo dal tribunale di Miami per l’omicidio dell’australiano Dale Pike, potrebbe presto ottenere la semilibertà. Domani – 8 febbraio – l’ex campione di windsurf spegnerà 66 candeline e la famiglia ha chiesto un permesso speciale perché possa uscire dal carcere di Verona e festeggiare con l’anziana madre, che vive a Trento.
L’ultima volta che mamma e figlio si sono incontrati è stato lo scorso maggio, quando Chico Forti, da poco rientrato in Italia, le aveva fatto visita al civico 11 di piazza General Cantore.
Lo zio di Chico, che ha sempre seguito le sue vicende giudiziarie, ha annunciato che i legali – su richiesta dei familiari – hanno depositato una richiesta di semilibertà presso il tribunale di sorveglianza. L’udienza sarà un momento cruciale per Chico Forti, che si è sempre dichiarato innocente in merito al delitto Pike.
La terza vita di Chico Forti
“Abbiamo chiesto la semilibertà – ha dichiarato lo zio – e speriamo che il tribunale di sorveglianza dia l’ok in tempi brevi”. La speranza è che Chico Forti possa riavvicinarsi alla sua famiglia e iniziare quella che lui stesso definisce la sua “terza vita”, auspicando che ciò possa accadere già nel giro di qualche mese.
La formazione per diventare pizzaiolo
Chico Forti è l’unico caso di un ergastolano, condannato da un tribunale americano, che ha ottenuto la possibilità di espiare la pena nel proprio Paese d’origine grazie a un lungo lavoro diplomatico. Rientrato in Italia il 18 maggio 2024, l’ex produttore televisivo ha iniziato un percorso di reinserimento sociale e ha già svolto alcuni corsi professionali nel carcere veronese di Montorio, dove sta scontando la pena. In particolare, ha frequentato dei corsi di formazione per diventare pizzaiolo.
L’omicidio di Dale Pike
La vicenda giudiziaria di Chico Forti affonda le radici in una condanna per omicidio che risale al giugno del 2000, quando l’ex campione di windsurf fu giudicato colpevole, oltre ogni ragionevole dubbio, dell’omicidio di Dale Pike, un giovane imprenditore australiano, figlio di Tony Pike, fondatore del fortunato Pike Hotel di Ibiza.
Arrivato in America qualche anno prima, Chico Forti era riuscito a costruire un piccolo impero e a guadagnare una certa notorietà nel settore. Il 15 febbraio del 1998, un passante scoprì il corpo di Dale Pike su una spiaggia di Miami, la Virginia Key. Una prova chiave utilizzata contro Chico Forti fu la sabbia trovata nella sua automobile, ritenuta compatibile con quella della spiaggia dove fu scoperto il cadavere del giovane imprenditore.
Secondo l’accusa, il nostro connazionale avrebbe ucciso Pike per una truffa legata all’acquisto di un hotel a Ibiza ma Forti ha sempre ribadito la sua innocenza, dichiarandosi completamente estraneo ai fatti.
L’arma del delitto non fu mai trovata, né furono rinvenute tracce di Dna della vittima né di polvere da sparo sui vestiti di Forti. Nessun testimone oculare, nessuno che avesse visto qualcosa. Alle autorità americane, Chico Forti riferì di aver incontrato Dale Pike la sera del delitto e di averlo lasciato davanti a un parcheggio, poco dopo averlo prelevato dall’aeroporto.
Alcune contraddizioni nei successivi interrogatori gli costarono però la condanna all’ergastolo. Una sentenza definitiva tra luci e ombre mai dipanate.
Il processo e la condanna
Il processo e la successiva sentenza del tribunale di Miami hanno sollevato non pochi interrogativi sulla giustizia americana. Sin da subito, le autorità italiane si sono mobilitate per ottenere il suo trasferimento in Italia. Nel 2020, il governo, guidato dall’allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio, annunciava con enfasi l’immediato trasferimento in Italia del connazionale Forti. Un proclama che non ebbe mai seguito.
La vicenda, seguita con attenzione dal parlamentare Andrea Di Giuseppe, eletto nella circoscrizione estera Nord e Centro America, ha una svolta positiva solo nel 2024. Ovvero quando, a seguito di un capillare lavoro di diplomazia e politica e con l’impegno personale della premier Giorgia Meloni e del governatore della Florida Ron DeSantis, arriva finalmente l’autorizzazione al trasferimento.
Gli avvocati di Forti hanno già avviato tutte le procedure necessarie per il suo reinserimento nella società, inclusi il rilascio del documento d’identità e del codice fiscale, nonché l’ottenimento della patente di guida.
Mentre i familiari aspettano il verdetto del tribunale, non si fermano le manifestazioni di sostegno nei confronti dell’ex manager, visto da molti come vittima sacrificale di un sistema giuridico lacunoso. La sua storia ha coinvolto non solo l’opinione pubblica, ma ha anche sollevato interrogativi più ampi sui diritti umani e sull’efficacia delle giurisdizioni penali in contesti internazionali.
Non resta che attendere la decisione del tribunale, che dovrà pronunciarsi in merito alla richiesta di semilibertà avanzata dai familiari di Chico Forti.




