Donald Trump torna a far parlare di sé, questa volta per un restyling alla Casa Bianca. Il presidente ha infatti deciso di dare mandato allo studio McCrery Architects per la realizzazione di un nuovo salone destinato ai grandi ricevimenti. Una scelta che ha subito acceso polemiche a Washington, e non solo, perché il progetto prevede l’abbattimento parziale dell’ala est della residenza.
I giornali schierati hanno dato fiato alle trombe, trascurando però più di un dettaglio: la ristrutturazione non costerà un solo dollaro ai contribuenti americani, la nuova sala avrà uno stile in continuità con il resto dell’edificio e, infine, non è questa la prima modifica strutturale alla Casa Bianca.
Un capriccio o una necessità?
Per alcuni critici, la decisione rappresenta una metafora dello stile Trump: un gesto che rifletterebbe la sua tendenza a ignorare le regole e a “riscrivere la storia”. Altri, invece, vedono nell’iniziativa la coerenza del costruttore che non teme di cambiare per migliorare.
In realtà, la scelta ha fondamenti pratici. Da anni molti membri dello staff presidenziale – anche di Obama e Biden – avevano segnalato la mancanza di uno spazio adeguato per eventi ufficiali all’interno della Casa Bianca. Un problema risolto sempre con iniziative estemporanee.
Ogni volta che alla Casa Bianca si organizzava una cerimonia di Stato con oltre mille invitati, si ricorreva infatti all’installazione di tendostrutture installate sul prato della residenza presidenziale. Stesso discorso per i servizi igienici provvisori. Una soluzione tutt’altro che presidenziale, insomma, che andava assolutamente risolta.
Un Salone delle Feste consono alla Casa Bianca: i dettagli
La sala potrà accogliere fino a 1.000 invitati, offrendo un ambiente elegante e funzionale per cerimonie e ricevimenti di Stato.
Il progetto preparato dallo studio architettonico McCrery Architects, con base a Washington D.C. e noto per stili classici, prevede la costruzione di una sala di 90.000 sq ft (8.360 metri quadri). L’estetica del nuovo Salone delle Feste enfatizzerà il rispetto dell’eleganza del design classico e dell’importanza storica della Casa Bianca. Un nuovo look di stampo neoclassico con influenze Luigi XIV in linea con i decori storici della residenza presidenziale.
Sono previsti grandi lampadari di cristallo, colonne in stile corinzio, pavimenti in marmo a scacchiera e finestre arcate stile veneziano a prova di proiettile. Il tutto sembra essere molto simile allo stile della sala per ricevimenti che Trump ha nella sua residenza di Mar-a-Lago.
I lavori sono già iniziati con la demolizione e la preparazione del sito. La fine del progetto è indicata come “ben prima della conclusione del mandato” (gennaio 2029).
Come dichiarato pubblicamente da Trump, i lavori non costeranno un dollaro agli americani. I fondi indicati come ‘patriot donors’ per la realizzazione del Salone delle Feste alla Casa Bianca sono tutti privati: “I miei amici imprenditori hanno sposato l’iniziativa”, ha spiegato il presidente.
Le critiche
Non sono mancati, tuttavia, i malumori per l’assenza di un dibattito pubblico o di un consenso bipartisan sul progetto. Ma chi conosce i tempi della burocrazia federale osserva che, se Trump avesse dovuto attendere il via libera del Congresso e della National Capital Planning Commission (NCPC), il progetto non sarebbe mai stato completato nel corso del suo mandato.
Un precedente emblematico: quando nel 2014 un intruso scavalcò la recinzione della Casa Bianca, la decisione di sostituirla con una più sicura fu presa subito; ma, tra riunioni e consultazioni, i lavori iniziarono solo nel 2019.
Le procedure sono state rispettate
Nonostante la Casa Bianca goda di alcune esenzioni rispetto alle normative federali, le modifiche strutturali non possono essere decise liberamente dal presidente: l’edificio è di proprietà del popolo americano e viene gestito come bene storico nazionale.
La manutenzione e la gestione sono affidate a cinque organismi principali: NPS (National Park Service), responsabile dell’intero complesso presidenziale; WHHA (White House Historical Association), che reperisce i fondi per la conservazione; GSA (General Services Administration), che supervisiona contratti e appalti; il Congresso, che approva le spese pubbliche; il Curatore della Casa Bianca, garante del rispetto dei criteri storici e artistici.
Una lunga storia di modifiche presidenziali
Chi accusa Trump di “distruggere la storia” ignora che molti presidenti hanno trasformato negli anni la Casa Bianca:
- Theodore Roosevelt demolì una serra per costruire l’Ala Ovest.
- William Taft fece realizzare il celebre Studio Ovale.
- Harry Truman aggiunse un balcone.
- Richard Nixon convertì la piscina in sala stampa.
- John F. Kennedy creò il Salotto Diplomatico.
- Barack Obama inaugurò un giardino botanico.
L’ala est stessa, oggi al centro delle polemiche, è peraltro una struttura relativamente recente, essendo stata costruita durante la Seconda guerra mondiale per coprire un bunker sotterraneo.
La Casa Bianca: non un museo, ma un luogo vivo
Ai critici il presidente ha risposto che la residenza presidenziale rimane, più che un simbolo immobile, una struttura viva e operativa, destinata a evolversi per rispondere alle esigenze del tempo.
Un’idea condivisa da molti americani che interpretano questo spirito di rinnovamento eguale alla trasformazione del Paese, ma senza mai perdere le sue radici e l’identità.





