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Gli Stati Uniti ripartiranno da Miami finito il coronavirus

Redazione by Redazione
Agosto 30, 2020
in Attualità, Covid-19, Economia
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Gli Stati Uniti ripartiranno da Miami finito il coronavirus
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Ne sono convinti in molti, economisti, politici ma soprattutto imprenditori. E su questa convinzione sono pronti a scommettere e a investire. L’economia Americana conoscerà nelle prossime settimane il vero impatto economico del corona virus.

E’ questo anche il parere di Stefano Versace ideatore della catena di gelaterie italiana negli Stati Uniti che vanta la più ampia crescita nei primi 3 anni di attività.

“Fino ad oggi si è vissuto in una realtà ovattata, quasi irreale. Ci hanno fatto stare a casa, ci hanno fatto arrivare 2400 dollari a famiglia, il PPP per pagare gli impiegati, gli affitti semicongelati. Insomma alla fine non incassi e non paghi, vai a pareggio. Ma già da settembre si sbloccheranno gli eviction (sfratti) delle abitazioni private e chi non paga affitto sarà costretto ad abbandonare casa. Chi ha un mortgage (mutuo ipotecario) perderà la proprietà se non pagherà e si darà vita a una nuova ondata di foreclosure (aste immobiliari) come già vissuto in passato. È inevitabile, lo sappiamo e ci si deve preparare”.

Ma quali saranno le categorie che avranno le maggiori ripercussioni? A soffrire non saranno solo i cittadini e le aziende, anche le amministrazioni locali dovranno fare i conti con una crisi finanziaria. E delle amministrazioni solide sono indispensabili per ripartire.
I lavoratori avranno sempre più difficoltà a trovare lavoro dato che la disoccupazione dopo aver toccato il minimo storico dalla nascita degli Stati Uniti a dicembre 2019, ha visto un’impennata spaventosa mai registrata prima. Per dare un dato che fotografa la situazione basti pensare che nella crisi finanziaria del ‘29 (la peggiore fino ad oggi) sono stati persi 7,4 milioni di posti di lavoro nei 4 anni successivi. Da Marzo a Luglio di quest’anno i disoccupati in America hanno sfiorato i 35 milioni”.

Questo significa meno potere d’acquisto da parte delle masse che si ripercuote sul retail market soprattutto moda, cibo e automotive. Quindi meno gente che spende, meno incassi per ristoranti e negozi, più aziende che chiuderanno. Questo porta a landlord che non potranno riscuotere affitti e che avranno difficoltà a loro volta a pagare i mutui. Ciò determinerà una crisi bancaria, crediti non riscossi e aste immobiliari. Ma anche le amministrazioni pubbliche si troveranno a fare i conti con meno entrate. Da uno studio del NY Times si evince come molte città si troveranno con incassi ridotti dal 5% al 20%.
Le città più colpite sono Rochester (NY), Buffalo, Syracuse (NY) Detroit e NYC. Le meno colpite Houston, Dallas, Austin, Albuquerque e Boston.
Miami non compare tra le 42 città americane più in difficoltà, e questo è già un buon segno.
Le difficoltà dipendono soprattutto dal tipo di entrate delle amministrazioni. Detroit incassa soprattutto dai casinò che sono chiusi o a capacità limitata, così anche Las Vegas (dove a luglio quando sono stato con la mia famiglia, l’82% degli hotel erano vuoti o chiusi).
Città come Boston dove le property tax rappresentano il 51% delle entrate in una situazione di insolvenza da parte dei landlord vedranno colpita la loro principale fonte d’ingresso.

New Orleans con le sales tax combinate con local tax (l’equivalente dell’IVA italiana) al 20% (tra le più alte d’America) vedrà ridotto l’income a causa della contrazione delle vendite.

Miami non si salva in quanto le due principali entrate sono property tax (32%) e Fee (26%) legate soprattutto al turismo. E dato che a Miami su 24 milioni di turisti medi ne sono arrivati solo 3M, è evidente che ne risentono anche le Fee e le property tax in quanto sempre più landlord non potendo più contare sul turismo vedranno in pericolo pignoramento le loro proprietà.

Diciamo dunque che non ci aspettano momenti facili. Ma da dove arriva dunque questa convinzione che sarà proprio Miami a trainare la ripresa economica degli Stati Uniti?
“Siamo pur sempre in America, la più grande potenza economica mondiale per decenni. Quindi che si recupererà è certo, va solo individuato chi lo farà per primo. E qui entrano in campo gli assi nella manica di Miami (e della Florida)”.
Cominciamo a dire che essendoci una disoccupazione a livelli molto elevati i visti d’immigrazione ce li possiamo scordare per almeno qualche anno. Blocco dell’immigrazione con alcune eccezioni. Ed è ovvio che le eccezioni siano legate ai capitali entranti di cui l’America ha estremamente bisogno. Tra i vari visti c’è l’E2 che è destinato a stranieri che investono in America e per altro è un non-immigration visa cioè non cade in green card ma da la possibilità di vivere in America per 5 anni rinnovabili a condizione che l’impresa sia ancora in vita. Quindi chiunque avesse intenzione di trasferirsi in America, da oggi ha un porta spalancata investendo in qualsiasi attività. E dove investire? La Florida è una delle tre mete favorite dagli immigrati insieme a California e NYC. Ma con un grande vantaggio in più: in Florida non ci sono State Tax che sono invece molto alte sia in California che soprattutto a NYC (dove ci sono anche le City tax).
Persino aziende americane come Amazon stanno pensando di trasferire la loro sede nell’area di Miami aumentandone prestigio e valore.
Miami inoltre in questi ultimi anni è diventata non solo meta turistica all’avanguardia col più grande porto per crociere del mondo, e con la crescita di Fort Lauderdale a poche miglia (secondo porto turistico e secondo aeroporto di Miami), ma è diventata centro finanziario con la crescita di Brickell e i suoi grattacieli, nonché medico con numerose aziende del settore sanitario aperte tra Orlando e Miami.
Miami è anche l’anello di congiunzione più semplice con l’America Latina  e questo la rende la porta principale di ingresso agli States per oltre mezzo miliardo di Latini.
Miami è inoltre la distanza perfetta per l’Europa con solo 6 ore in meno rispetto all’Italia per esempio contro le 9 della California. Una volta riaperti i voli dall’estero Miami tornerà a riempirsi di turisti e la capacità di spesa dei turisti è maggiore rispetto a quella dei residenti e questo accelererà il recupero finanziario della città.

A questo va aggiunto un esodo verso la Florida di molti cittadini di grandi metropoli come New York che “approfittano” di questa situazione di difficoltà di NYC (facendone di necessità virtù) per trasferirsi in zone dal clima più mite potendo lavorare in remoto. Miami è infatti tra le prime città di destino dei newyorkesi. Questa prima scelta da parte di nord americani risolverà in fretta anche l’inevitabile crollo dei prezzi delle case nel south florida, che torneranno a salire restituendo ossigeno alle casse della city che reinvestirà in infrastrutture accelerando la ripresa.

Settore terziario, finanza, salute e turismo saranno i settori trainanti della ripresa di Miami e della Florida.

Ecco perché Miami, sarà il posto ideale dove investire, dove ricominciare, dove trasferirsi e ripartire per lasciarsi alle spalle questa dura esperienza del Covid-19. Dove dare un futuro a se stessi e alla propria famiglia.

E sarà Miami a trainare gli Stati Uniti in questa ripresa storica. Non possiamo che augurarcelo!

Tags: covid-19italiareportusamiamiStefano Versace

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