Se la voce di Hind spegnerà quella dei duellanti. Un film, presentato alla Biennale di Venezia, che racconta un orrore che va al di là di ogni conflitto, rivendicazione, conquista, ricatto, resistenza o genocidio. Una storia che poteva essere ambientata in ogni nazione, e a proposito di ogni guerra dell’ultimo secolo, dacché esistono, oltre agli ospedali, anche i telefoni e i motori.
Chiunque, in cuor suo, parteggi fieramente per Israele o per Gaza, oppure per nessuno dei due, non ha potuto resistere, ieri pomeriggio nella Sala Grande della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, all’intensa commozione provocata dall’incredibile film intitolato La voce di Hind Rajab, che ha strappato poi 24 minuti di applausi, polverizzando ogni record di gradimento del pubblico da quando esiste il concorso della Biennale Cinema al Lido di Venezia.
Il racconto dell’orrore alla Biennale
Diretta dalla regista Khouthar Ben Hania, questa pellicola tratta di una storia vera e trasmette l’audio di telefonate reali. Racconta la tragica agonia di una bambina di sei anni, intrappolata con i cadaveri degli zii e dei cugini in una jeep colpita dai cannoni di un carro armato, in una stazione di servizio a Gaza. E la fine, quando nessuno se lo aspettava, di lei e dei suoi eroici soccorritori.
Davanti all’orrore della morte, nessuno osi parlare di finale spoilerato. È bene sapere cosa si va a vedere, e com’è andata a finire lo si sa da sempre, da quando esiste il genere umano. Perché qualcuno in sala si è anche sentito male e ha preferito uscire.
Finché non cessano le armi, il finale è uno solo. Lo abbiamo visto, anche se da lontano, in Ucraina, in Ruanda, in Kosovo, in Siria e ora in Palestina. I civili muoiono e i bambini sono i più sacrificati.
Se la voce di Hind spegnerà quella dei duellanti sarà l’unica vittoria che conta per questo film, girato in sua memoria.
Uno solo è anche il set, che vede tra i produttori nomi del calibro di Brad Pitt, Alfonso Cuarón e Joaquin Phoenix, il quale era presente ieri in sala, tra le ovazioni – molto sobrie – dei suoi fan.
Una sala comunicazioni della Mezzaluna Rossa, omologo della Croce Rossa Internazionale per il mondo islamico, ha riempito lo schermo dal primo all’ultimo minuto di proiezione.
La reazione del pubblico
Gli spettatori hanno cominciato a tremare sentendo la voce della piccola Hind, che chiedeva soccorso con una vocina strozzata. E hanno cominciato a scuotere la testa quando scoprivano qualcosa che pochissimi conoscono a fondo: solo i politici locali, i medici volontari e i giornalisti. Tutti quanti noi, proprio no.
Vale a dire: come funziona davvero la “macchina” dei soccorsi in un teatro di guerra così cruento, dove l’odio tra le parti è tanto profondo che non si possono neanche telefonare direttamente per recuperare i propri morti, ma devono per forza rivolgersi a organizzazioni terze, come la Croce Rossa Internazionale.
Il direttore della Mostra, Alberto Barbera, ha abbracciato uno per uno gli attori del cast, ma non si è girato a commentare le kefiah e le bandiere palestinesi sventolate in sala da alcuni spettatori.
Aveva davanti agli occhi la foto della bambina, che era stata stampata e portata in poltrona tra gli attori.
Fuori dalla Sala Grande, il pubblico ha atteso ancora per applaudire da vicino i protagonisti e la regista di questo film devastante come un ordigno.
Ogni cinema che deciderà di proiettarlo potrà contribuire, nel suo piccolo, a fare pressione per accelerare la pace.





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