Si riapre il dibattito americano sull’aborto
Oggi la Corte Suprema ha presieduto un’udienza su una controversia legale sull’accesso alla pillola abortiva contenente mifepristone. Il mai sedato tema dell’aborto torna così a far discutere negli Stati Uniti. Da qui a un mese, i giudici della Corte ascolteranno le argomentazioni delle parti su due casi cruciali, che potrebbero cambiare il futuro dell’accesso ai farmaci per l’aborto. Una sentenza di questo rango giuridico può influenzare l’accesso al mifepristone in ogni angolo degli Stati Uniti, a prescindere dalla politica dei singoli Stati sull’aborto.
L’udienza sull’accesso all’aborto farmacologico
Oggi la Corte – a maggioranza conservatrice – ha ascoltato le argomentazioni sul caso Food and Drug Administration contro Alliance for Hippocratic Medicine. Si tratta in pratica di una sfida di un gruppo di attivisti cristiani, conservatori e antiabortisti ai protocolli FDA per l’approvazione e la regolamentazione del mifepristone, uno dei due farmaci utilizzati per eseguire gli aborti farmacologici. Il mifepristone blocca uno degli ormoni che sono necessari per portare avanti la gravidanza, ed è stato approvato dall’FDA all’inizio degli anni Duemila. Da allora, assunto insieme al misoprostolo, il mifepristone è stato utilizzato come metodo abortivo farmacologico standard negli Stati Uniti. I medici antiabortisti dell’Alliance sostengono ora che l’agenzia governativa che regolamenta i prodotti farmaceutici abbia indebitamente allentato le restrizioni all’accesso e alla distribuzione del mifepristone, che considerano pericoloso.
La storia del mifepristone
Nel 2016 infatti l’FDA ha modificato il regolamento che consentiva l’utilizzo del mifepristone entro le prime 7 settimane di gravidanza, alzando il limite a 10 settimane. In più, ha ridotto da tre a uno il numero delle visite di persona necessarie per la somministrazione del farmaco. Infine, ha permesso che il farmaco fosse prescritto anche dal personale infermieristico. Cinque anni più tardi, nel 2021, l’agenzia ha definitivamente eliminato l’obbligo della visita di persona, acconsentendo alla distribuzione del mifepristone tramite posta – decisione finalizzata solo l’anno scorso.
Oggi il gruppo dei medici antiabortisti chiede alla Corte di abrogare quei regolamenti e di ripristinare le precedenti norme più restrittive relative al mifepristone. A dispetto di anni e anni di consenso scientifico sulla sicurezza del farmaco, i querelanti sostengono – peraltro con dati già confutati da revisori indipendenti – che il farmaco sia pericoloso per le donne. A loro dire, sono già numerosi i casi di pazienti che si sono recate al pronto soccorso bisognose di cure per aver assunto la pillola.
La discussione di oggi ha luogo un anno dopo che il giudice distrettuale texano Matthew Kacsmaryk ha emesso una sentenza radicale a marzo 2023 che ha completamente invalidato l’approvazione della pillola da parte della FDA. La decisione aveva seminato il panico tra gli attivisti per il diritto all’aborto, dato che risultava in un divieto completo dell’aborto farmacologico. Nell’aprile dello stesso anno la Corte Suprema aveva sospeso quella sentenza. Per ora, quindi, la pillola rimane ampiamente disponibile.
Il secondo caso sull’aborto
L’altro caso che rimette al centro dell’attenzione il dibattito sull’aborto verrà discusso davanti alla Corte il prossimo 24 aprile. Il caso riguarderà l’Emergency Medical Treatment and Labour Act, anche conosciuto con l’acronimo di EMTALA. La legge, che risale al 1986, impone agli ospedali finanziati dal governo federale di fornire a tutti i pazienti – ivi incluse donne incinte – cure stabilizzanti, e di trasferire in altre strutture ospedaliere i pazienti ai quali non possono fornire queste cure. La Corte è chiamata a discutere l’interazione della legge EMTALA con le leggi statali che limitano severamente l’aborto. La questione si farebbe spinosa in casi come l’Idaho, dove la legge statale vieta l’aborto tranne nei casi di stupro o incesto e nelle sole circostanze in cui l’aborto è “necessario per prevenire la morte della donna incinta”. Similmente, una sentenza negativa farebbe discutere negli altri 13 Stati americani in cui l’aborto è vietato completamente, come riporta l’istituto di ricerca Guttmacher, che sostiene il diritto all’aborto.
Cos’è successo oggi in aula
Nel corso della discussione di oggi, il tema focale non è stata tanto la legittimità dell’eliminazione delle restrizioni sul mifepristone da parte dell’FDA negli scorsi anni. Piuttosto, i giudici hanno cercato di capire se il gruppo di medici che ha intentato la causa avesse la posizione giuridica per farlo.
Come accennato, i querelanti, rappresentati dall’Alliance Defending Freedom, uno studio legale cristiano conservatore, sostengono che la FDA non abbia valutato adeguatamente i rischi che il farmaco comporta. In aula però i giudici, sia conservatori che liberali, hanno cercato di capire come prima cosa se i medici potessero dimostrare di essere stati danneggiati direttamente per il semplice fatto di opporsi all’aborto.
Hanno poi indagato il fatto che gli stessi medici potrebbero essere tenuti a prestare cure di primo soccorso a una donna che soffre di gravi effetti collaterali da pillola abortiva. Diversi giudici hanno osservato che i medici che si oppongono all’aborto possono già fare obiezione, in base alle loro convinzioni personali, all’assistenza dei pazienti che soffrono di effetti collaterali legati all’aborto. “Secondo la legge federale, nessun medico può essere costretto contro la propria coscienza a eseguire o assistere in un aborto, giusto?” ha chiesto il giudice conservatore Brett Kavanaugh. Gli altri giudici si sono espressi similmente. Gli unici due che sembravano ansiosi di discutere se la FDA avesse agito illegalmente e hanno dimostrato apertura verso i querelanti sono stati i conservatori Clarence Thomas e Samuel Alito.
La corte conservatrice al banco di prova
Il caso rappresenta un test importante per la Corte a maggioranza conservatrice, che nel 2022 ha annullato Roe v. Wade, la sentenza storica che stabiliva il diritto costituzionale di una donna di interrompere la gravidanza. L’FDA gode di ampio sostegno dal mondo dell’industria farmaceutica. I rappresentanti dei grandi marchi di farmaci hanno avvertito che qualsiasi ripensamento sul processo di approvazione dei farmaci da parte di giudici federali che sono inesperti in materia potrebbe causare caos e scoraggiare l’innovazione.
La Corte si sta ora concentrando sull’azione della FDA, in particolare sulla decisione del 2021 che rendeva il mifepristone disponibile per posta. Inoltre, i giudici stanno rivalutando le decisioni del 2016 di estendere la finestra temporale in cui il mifepristone può essere utilizzato per interrompere la gravidanza da sette a dieci settimane, e di ridurre il numero di visite di persona per le pazienti da tre a una. La sentenza finale potrebbe produrre effetti pratici drastici nel caso in cui l’accesso al farmaco venisse limitato.
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