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Home Attualità

Tajani a Riad per spegnere l’incendio mediorientale

Il ministro degli Esteri è volato in Arabia Saudita per frenare l'escalation e perorare la causa dei due popoli due Stati


Redazione by Redazione
Aprile 29, 2024
in Attualità, Ultimissime
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Tajani è a Riad per Gaza
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  • Tajani e l’obiettivo dei due Stati
  • Evitare una nuova fase di guerra
  • Food for Gaza
  • Tajani vuole collaborare contro l’escalation
  • Il destino di Rafah
  • Il combattuto riconoscimento della Palestina

Tajani e l’obiettivo dei due Stati

Oggi, il Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, ha viaggiato in Arabia Saudita. Lì ha partecipato a un incontro cruciale a Riad sul futuro della Striscia di Gaza. È stato il primo convegno internazionale dopo il recente G7 a Capri, dove la questione del Medio Oriente ha dominato le discussioni. L’Italia sta promuovendo attivamente l’accettazione da parte di Hamas della proposta di tregua avanzata da Israele per risolvere la crisi a Gaza. Lo fa assieme al Segretario di Stato degli Stati Uniti, Antony Blinken, al ministro degli Esteri del Regno Unito, David Cameron, e ad altri rappresentanti occidentali e dei paesi arabi. Come riportato da Nova, il ministro Tajani ha dichiarato che l’obiettivo del nostro paese è “liberare gli ostaggi, assistere la popolazione civile e finalmente aprire la strada verso la creazione di due stati indipendenti e pacifici“.

Evitare una nuova fase di guerra

A Riad, il ministro Tajani incontrerà diversi omologhi internazionali e della regione mediorientale. Secondo fonti della Farnesina “gli incontri hanno lo scopo di affiancare e armonizzare gli sforzi degli Stati Uniti e dei Paesi arabi in prima linea per evitare una nuova fase di guerra a Gaza. Si vuole poi attivare già da adesso tutti i meccanismi per la distribuzione degli aiuti e la riabilitazione di Gaza quando le autorità israeliane permetteranno un ingresso massiccio dei convogli”.

L’incontro mira a rafforzare il coordinamento per raffreddare la tensione tra Israele e Iran e scongiurare l’ulteriore aggravamento della crisi a Gaza. Tajani condividerà con i ministri arabi ed europei i risultati della riunione G7 di Capri. Avrà con i colleghi europei diversi momenti di confronto, così come con gli altri colleghi della regione. A Riad è presente oggi anche il segretario di Stato statunitense Antony Blinken. Il segretario proseguirà con un nuovo viaggio nella regione per scongiurare la possibilità di una nuova escalation militare fra Israele e il movimento islamista palestinese Hamas.

Food for Gaza

La riunione nella capitale saudita, peraltro, si svolge a pochi giorni dal Consiglio Affari esteri dello scorso 22 aprile. Lì Tajani aveva condiviso gli esiti della riunione del G7 di Capri con il ministro degli Esteri saudita, Faisal bin Farhan, e con il primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani. Il ministro Tajani presenterà oggi anche le ultime valutazioni del tavolo di coordinamento romano di “Food for Gaza”. Si tratta dell’iniziativa che il governo italiano ha attivato con l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’agricoltura e l’alimentazione. Partecipano anche il Programma alimentare mondiale e la Federazione internazionale della Croce rossa e della Mezzaluna rossa.

Per Tajani “lo scopo è premere per un cessate il fuoco immediato, per il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani e per far entrare al più presto, massicciamente, gli aiuti per la popolazione civile di Gaza. L’emergenza è insostenibile, va affrontata immediatamente”. Le varie riunioni di Riad saranno decisive per rilanciare il processo politico per far avanzare una soluzione diplomatica nel segno della formula “due popoli, due Stati”.

Tajani vuole collaborare contro l’escalation

L’incontro internazionale a Riad si svolge in un contesto di instabilità che, oltre Gaza, rischia ancora di coinvolgere altri attori internazionali. Dopo l’attacco missilistico iraniano del 13 aprile contro Israele, la risposta israeliana del 19 aprile ha esposto la vulnerabilità degli asset strategici iraniani, inclusi quelli nucleari, e ristabilito un clima di deterrenza.

Anche l’azione israeliana è stata circoscritta, un fatto che ha consentito a Teheran di minimizzare l’accaduto e ha evitato una potenziale escalation regionale. Dai Paesi arabi è emersa, comunque, unanime preoccupazione, accompagnata dal richiamo agli attori coinvolti alla moderazione e alla de-escalation. Nel frattempo si è svolta la ministeriale Esteri del G7 a Capri che ha dato forte impulso al rafforzamento della pressione sanzionatoria sull’Iran. In ambito europeo invece si lavora all’estensione dei provvedimenti sul trasferimento di droni alla Russia, così come alla produzione di missili e al loro utilizzo per destabilizzare la regione.

Il destino di Rafah

I negoziati su Gaza restano in stallo mentre il governo di Israele sembra intenzionato a procedere con l’operazione di terra a Rafah. D’altronde il Paese ebraico ha avviato una fitta interlocuzione con l’Egitto per la predisposizione di aree sicure, l’acquisto di diverse decine di migliaia di tende e il trasferimento a Gaza di due brigate delle Forze di difesa israeliane (Idf), pari a circa 6 mila unità. Tutti questi elementi confermano che le fasi preparatorie dell’intervento militare vero e proprio a Rafah siano già iniziate.

Sviluppi limitati giungono sul fronte dell’accesso umanitario, anche se Israele rivendica di aver favorito un maggiore afflusso di aiuti nella Striscia. Tuttavia, permangono delle criticità relative alla distribuzione degli aiuti a Gaza e alle condizioni di sicurezza degli operatori umanitari. In questo contesto si inserisce anche il confronto fra le Idf e i miliziani sciiti libanesi Hezbollah. I militari israeliani, infatti, stanno compiendo azioni preventive sempre più frequenti e in profondità in territorio libanese.

Il combattuto riconoscimento della Palestina

In relazione al riconoscimento dello Stato palestinese, di recente è stata rigettata a causa del veto degli Stati Uniti l’ammissione all’Onu quale Paese membro a pieno titolo. La questione sarà quindi calendarizzata in Assemblea generale in data da definire. In questo contesto, Riad vuole riunire anche i Paesi occidentali orientati a esprimere un voto favorevole sulla questione. Su questo fronte, l’Italia ritiene che il riconoscimento dello Stato di Palestina debba arrivare dopo un negoziato con Israele sostenuto dalla comunità internazionale.

Di certo c’è che all’interno dell’Unione europea le posizioni sono distanti, tanto che alcuni Stati membri hanno ipotizzato di raggiungere un consenso a 27 sull’ammissione all’Onu senza prima procedere al riconoscimento dell’entità statale palestinese. Nel corso dell’incontro dello scorso 22 aprile, il ministro saudita Bin Farhan aveva esplicitato a Tajani che Riad vorrebbe promuovere prima l’ammissione della Palestina alle istituzioni finanziarie collegate all’Onu, come la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale, per avviare così un percorso progressivo verso il pieno riconoscimento.

Tags: Antonio TajaniAntony BlinkenConflitto israelo-palestineseIsraeleMedio OrienteStriscia di Gaza

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