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Home Attualità

Rientro in Italia. Mi cadono le braccia!

Vi racconto il mio rientro in Italia sul famigerato volo Covid Tested Alitalia


Redazione by Redazione
Aprile 17, 2021
in Attualità, Covid-19, Ultimissime
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Rientro in Italia. Mi cadono le braccia!
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Sarà capitato anche a voi, come al sottoscritto, di rientrare dagli Stati Uniti con quel volo – definito sperimentale  Covid Tested – che da New York JFK consente il collegamento con Roma Fiumicino, per evitare la quarantena e “per rendere ancora più sicuro e confortevole il tuo viaggio e il tuo soggiorno”, almeno cosi recita il sito Alitalia e quello di Aeroporti di Roma.

Peccato che per ottenere questa sicurezza si passi attraverso trappole infernali che hanno ben poco a che fare con la tanto paventata confortevolezza del viaggio.

Ma veniamo ai fatti. Il cosiddetto volo sperimentale non consente di salire a bordo del vettore senza avere un test Covid negativo effettuato – così recita il regolamento – entro le 48 ore dal decollo. Poco importa che io mi fossi premunito di vaccinarmi negli Usa visto che la mia età anagrafica non consente questo privilegio in Italia, almeno per un bel po’ di tempo. Per la cronaca vaccinato negli Usa in venti minuti, senza prenotazione e gratuitamente.

Personalmente venivo da Miami e dunque – mea culpa – avendo calcolato male i miei tempi, ho effettuato un test Covid molecolare (per la massima sicurezza mi ero detto) entro le 48 ore senza considerare però che i risultati non mi sarebbero arrivati per tempo prima della partenza. Appurato l’errore ho rifatto il test il giorno prima, questa volta antigenico, dunque rapido. Segnalo per la cronaca che nessuna prenotazione è stata necessaria e cosi come nessun pagamento. Tutto gratis, veloce ed efficiente.

Arrivato a New York con volo Delta (nessun controllo Covid) mi sono presentato al banco Alitalia non con uno ma bensì con due test negativi. Capirete la mia sorpresa quando al banco check-in – ma neanche all’imbarco – nessuno, dico nessuno, mi ha richiesto la certificazione. Si sono invece premuniti di riempirmi di moduli di tutti i tipi da compilare con le mie generalità, oltre a farmi registrare online attraverso un qrcode non meglio identificato. Della mia condizione di negativo al covid test nessuno se ne è interessato.

Salito a bordo era divertente sentire l’orgoglioso annuncio del capitano che ci ricordava che eravamo saliti sul famigerato volo sperimentale Covid Tested e che “tutti i passeggeri erano risultati negativi”. Facile a dirsi ma tra me mi chiedevo, come fa a saperlo se nessuno mi ha chiesto la documentazione?

Ma non finisce qui la sorpresa arriva a Fiumicino quanto tutti passeggeri del volo sono stati incanalati in una coda lunghissima per un ulteriore test rapido.

Ora viene spontaneo chiedere: come fa un viaggiatore che si presenta negativo all’imbarco viaggiando in compagnia di altri passeggeri altrettanto negativi a risultare positivo? Dove potrebbe aver contratto il virus? Difficile entrare nella mente di chi ha partorito questo sistema.

Alla fine della interminabile coda (oltre un’ora di attesa) tra passeggeri arrabbiati per le possibili perdite dei transiti su altri voli, ecco scoperto l’arcano. La coda non era dovuta al bravissimo personale medico sanitario che nei loro box macinavano test su test, bensì al personale amministrativo che – prima del test – effettuava la registrazione, ti faceva compilare l’ennesimo modulo con le stesse identiche informazioni degli altri quattro precedentemente forniti, ma principalmente era adibito a farti pagare il test.

Venti euro per dirti esattamente quello che, poche ore prima, un altro medico in un altro paese straniero ti aveva certificato, ovviamente in maniera gratuita.

“Eccoci arrivati in Italia”, questa la reazione comune di tutti i passeggeri avviliti ed allibiti da questa procedura.

Ma non finisce qui. Arriva il mio turno alla registrazione e naturalmente al pagamento. Posso pagare con la carta di credito? – chiedo – Sa, non ho euro ma solo dollari visto che arrivo dagli Stati Uniti.  Certamente si mi risponde la solerte impiegata. Allungo orgoglioso dunque la mia American Express Alitalia Platino (sottolineo Alitalia) ma la sorpresa è incredibile. “Mi dispiace ma noi non accettiamo American Express”.

Vi risparmio i commenti che sono usciti dalla mia bocca così come pure quello che ho dovuto fare poi per soddisfare le richieste degli impiegati.

Mi chiedo: ma è possibile che una organizzazione che si rispetti possa non considerare – a parte l’inutilità del test che in ogni caso non contesto – che viaggiatori provenienti da un paese straniero possano non avere contanti del paese di arrivo o ancor peggio che debbano per forza possedere la carta di credito che loro hanno stabilito per i loro poss?

La difesa di ufficio è sempre la stessa. “Noi facciamo quello che ci dicono di fare, la colpa non è nostra”. Peccato che in questo slogan si esprima tutta la disorganizzazione e la burocrazia di un Paese che al solito non perde occasione per dimostrare la sua arretratezza.

E dunque, dopo un vaccino e ben tre test fatti nell’arco di 48 ore è – vi assicuro – poca la soddisfazione nel sentirsi dire dal responsabile del centro: “tutto bene, il suo test e negativo”. “Grazie, mi sarei meravigliato del contrario” mi viene di rispondere.

Povera Italia!

Tags: Aeroporti di RomaalitaliaAmerica Express

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