La Commissione Europea ha inflitto a Google una multa record di 2,95 miliardi di euro per violazione delle normative antitrust dell’Unione nel settore delle tecnologie pubblicitarie digitali. Si tratta di una delle sanzioni più pesanti mai comminate a un’azienda tecnologica e conferma l’approccio sempre più aggressivo dell’UE nel contrasto alle pratiche ritenute anticoncorrenziali dei giganti del web.
Secondo la Commissione, il colosso di Mountain View avrebbe sfruttato la propria posizione dominante per favorire i propri servizi lungo l’intera catena del settore adtech (advertising technology), penalizzando i concorrenti e riducendo le possibilità di scelta per gli inserzionisti e gli editori europei. In particolare, le pratiche contestate riguardano meccanismi di auto-preferenza che, a detta dell’antitrust comunitario, hanno distorto in maniera sistematica il libero mercato della pubblicità digitale. Bruxelles ha ordinato a Google di interrompere immediatamente tali condotte e di introdurre misure strutturali per garantire una maggiore equità nel comparto.
Divisioni interne a Bruxelles
Il provvedimento, pur presentato come una decisione collegiale, ha generato fratture interne alla Commissione. Secondo fonti vicine al dossier, il Commissario europeo al Commercio, Maroš Šefčovič, avrebbe espresso forti perplessità sulla scelta di procedere con la sanzione, proponendo invece una sospensione temporanea in attesa di ulteriori negoziati con Washington. Questa contrapposizione rivela quanto la politica antitrust europea non sia soltanto una questione di regole di mercato ma anche di equilibri geopolitici, soprattutto in un contesto di tensioni commerciali con gli Stati Uniti.
La replica di Google
La reazione del gruppo Alphabet non si è fatta attendere. Lee-Anne Mulholland, vicepresidente e responsabile globale degli Affari Regolamentari, ha respinto con fermezza le accuse: “Si tratta di una sanzione ingiustificata, che rischia di produrre effetti dannosi per migliaia di imprese europee, limitandone la capacità di generare profitti”. Google ha inoltre annunciato ricorso immediato, ribadendo che il modello di business basato sull’offerta integrata di servizi pubblicitari “non viola alcuna regola” e che, anzi, oggi il mercato offre “più alternative che mai” agli inserzionisti.
Una battaglia legale di lungo periodo
Gli osservatori ritengono che la causa legale potrebbe protrarsi per diversi anni, ricalcando lo schema di altri contenziosi già aperti tra Google e l’Antitrust europeo. Negli ultimi dieci anni il gruppo ha accumulato sanzioni miliardarie per pratiche giudicate anticoncorrenziali in settori diversi, dal motore di ricerca al sistema operativo Android, fino allo shopping online. L’esito del nuovo procedimento sarà quindi cruciale non solo per l’azienda ma anche per definire i limiti e le possibilità dell’azione regolatoria europea nei confronti delle Big Tech.
In questo scenario, la sfida tra Bruxelles e Google assume un valore simbolico più ampio: da un lato la volontà dell’Unione di affermare la propria sovranità digitale e regolatoria, dall’altro la resistenza di un gigante tecnologico che continua a considerarsi un attore indispensabile per l’ecosistema digitale globale. La partita è appena iniziata e si preannuncia piuttosto complessa.
 
			 
		    





 
                