Addio al penny dopo due secoli di storia
Dopo oltre due secoli di onorato servizio, il penny americano si avvia verso il tramonto. Il Dipartimento del Tesoro ha ufficializzato che entro l’inizio del 2026 cesserà la distribuzione di nuove monete da un centesimo, aprendo così l’ultimo capitolo della storia della più piccola denominazione della valuta statunitense.
La decisione, maturata attraverso un ampio consenso bipartisan, risponde a logiche puramente economiche. Il paradosso del penny è evidente nei numeri: costa quasi quattro centesimi per produrre una moneta che vale un solo centesimo. Secondo i calcoli della U.S. Mint, la zecca federale, l’eliminazione del penny garantirà un risparmio annuo di circa 56 milioni di dollari, cifra destinata a crescere con la progressiva dismissione degli impianti produttivi.
Solo nel 2024 la produzione di circa tre miliardi di penny ha comportato perdite per oltre 85 milioni di dollari. Un salasso che le casse pubbliche non possono più permettersi. Il Dipartimento del Tesoro ha già effettuato l’ultimo ordine di “blanks”, le sagome metalliche grezze utilizzate per coniare le monete. Una volta esaurite le scorte, la produzione si fermerà definitivamente.
Cosa accadrà ai penny in circolazione
Le monete già in circolazione manterranno il loro valore legale ma diventeranno progressivamente più rare. Commercianti e consumatori dovranno adattarsi all’arrotondamento dei pagamenti in contanti ai 5 centesimi più vicini, mentre i pagamenti elettronici continueranno a mantenere la precisione al centesimo.
Spetterà alle Autorità locali e statali fornire linee guida ai rivenditori per garantire che il cambiamento non alteri l’imposizione fiscale. Sebbene solo il Congresso abbia il potere di eliminare formalmente una moneta, il Tesoro può autonomamente decidere di sospenderne la produzione.
Il fenomeno dell’accumulo domestico
Un dato emblematico emerge dalle statistiche della Federal Reserve: il 60% delle monete in circolazione, per un valore complessivo di 14 miliardi di dollari, giace inutilizzato in contenitori domestici. Milioni di penny finiscono dimenticati in barattoli, ai controlli aeroportuali o utilizzati come decorazioni casalinghe, sottraendosi di fatto al circuito economico.
Nonostante la decisione pragmatica, il penny resta profondamente radicato nell’immaginario americano. Dai “penny stock” del mercato azionario agli aforismi popolari come “un penny risparmiato è un penny guadagnato”, la moneta ha permeato la cultura americana.
Il precedente internazionale
Gli Stati Uniti non sono pionieri in questa scelta. Il Canada ha eliminato il centesimo nel 2012, introducendo l’arrotondamento nei pagamenti in contanti senza particolari traumi economici. Australia e Nuova Zelanda avevano anticipato tutti, dismettendo le loro monete di minor valore già decenni fa.
Il penny rappresenta una delle prime monete coniate dalla U.S. Mint dopo la sua fondazione nel 1792. La versione originale raffigurava una donna dai capelli al vento ma nel corso dei decenni la moneta si è evoluta: si è ridotta di dimensioni e ha cambiato composizione, passando dal rame puro a una lega di zinco e rame. Dal 1909, in occasione del centenario della nascita di Abraham Lincoln, il volto del presidente campeggia sulla moneta.
Consenso politico trasversale
Sul piano politico, l’eliminazione del penny ha raccolto consensi bipartisan. Sia l’ex Presidente americano, Barack Obama, che l’attuale numero uno della Casa Bianca, Donald Trump, si sono espressi contro la sua utilità economica. Lo scorso febbraio, Trump aveva sollecitato via social il Tesoro a fermare la produzione, innescando la presentazione di disegni di legge in entrambe le Camere del Congresso per formalizzare la decisione.
Così il penny, dopo aver accompagnato la crescita economica americana per oltre due secoli, si prepara a lasciare i portafogli per entrare nei libri di storia e nelle collezioni numismatiche. Un piccolo pezzo di metallo che ha raccontato l’America che cambia.





