Israele quando si fermerà?
Non c’è mai fine al peggio quando si parla del conflitto in Medio Oriente. Le trattative degli scorsi giorni a Il Cairo sembravano fornire qualche barlume di speranza. Purtroppo, però, il tritacarne mediorientale è lungi dal terminare. Anzi, siamo sempre più vicini all’atto finale. Lunedì Netanyahu ha infatti annunciato di aver già fissato la data dell’attacco a Rafah, l’ultimo rifugio per i palestinesi della striscia di Gaza. Israele si appresta così all’ennesimo massacro in Terrasanta, tra le proteste della comunità internazionale e i timidi moniti dell’Occidente.
Secondo il premier israeliano la sconfitta di Hamas “richiede l’ingresso a Rafah e l’eliminazione dei battaglioni terroristici presenti lì. Accadrà, c’è una data”. Diversi partiti che appoggiano Netanyahu, del resto, hanno minacciato la caduta dell’esecutivo qualora non si fosse attaccata la località a Sud della Striscia. Gerusalemme si preparerebbe dunque al redde rationem, eufemismo per la carneficina dei palestinesi sopravvissuti. Fonti israeliane, peraltro, informano che si sta provvedendo all’acquisto di 40.000 tende in cui alloggiare gli sfollati palestinesi. Uno scenario da brivido.
C’è chi invece frena. Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha infatti escluso che si sia già fissata la data dell’invasione. Lo ha fatto oggi parlando con il suo omologo statunitense Lloyd Austin. Le rassicurazioni di Gallant sono arrivate poche ore dopo le dichiarazioni di Biden, che ha definito un “errore” l’approccio di Netanyahu, con cui si dice in disaccordo.
Inevitabile l’aumento delle tensioni regionali, in primis con l’Iran. L’attacco al consolato iraniano di Damasco ha implementato ulteriormente il rischio di escalation. La Guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei, ha speso oggi parole di fuoco contro Gerusalemme. “Il malvagio regime di Israele – ha commentato l’ayatollah – che ha commesso un errore attaccando i locali del consolato iraniano a Damasco, sarà sicuramente punito perché le sedi diplomatiche di Paesi di tutto il mondo sono considerate territorio di quei Paesi e l’attacco israeliano è stato in realtà un attacco contro il territorio iraniano”. Alle parole di Khamenei è poi seguita la replica del ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz. “Se l’Iran attacca dal suo territorio – ha fatto sapere – Israele reagirà e attaccherà in Iran“. Sempre Katz ha definito l’Iran “la testa del serpente”.
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