Con la vittoria al primo turno del Rassemblement National di destra (33%) l’establishment francese e i suoi sostenitori hanno vissuto momenti di panico. L’ascesa del partito di Marine Le Pen e la crescita della destra, forza dominante nel parlamento francese, hanno tolto il sonno alla sinistra e alla stampa compiacente, che sosteneva a titoli cubitali la preoccupazione di un ritorno del fascismo.
Poi si è diffusa la notizia. Appena chiuse le urne, sono stati pubblicati i dati degli exit poll: nessuna vittoria per le destre oltralpe; il RN si piazzava solo al terzo posto, dietro la coalizione di sinistra, il Nuovo Fronte Popolare (NFP), e la coalizione Ensemble del presidente Emmanuel Macron, arrivata seconda.
I risultati finali hanno confermano le previsioni. Su 577 seggi, il NFP ne ha ottenuto 182, l’Ensemble,163 e il RN, 143.
Il sollievo della sinistra
Dopo il ballottaggio in Francia, un sospiro di sollievo aleggia in tutta Europa, già a disagio per la presenza della Meloni a Palazzo Chigi. Per dirla con le parole di un titolo del Guardian, “La vittoria dell’alleanza di sinistra tiene lontana la destra dal potere”. Oppure, come ha detto Jean-Luc Mélenchon del NFP, “Il popolo ha evitato il peggio”.
Eppure, c’è un po’ di Pirro in questa vittoria della estemporanea coalizione di sinistra del Nuovo Fronte Popolare (NFP) che governerà la Francia. Difatti, il quadro politico nazionale è preoccupante perché, se la destra populista è stata sconfitta grazie alla strategia delle desistenze, questo non ha impedito la vittoria del Rassemblement National di Marine Le Pen, che resta di gran lunga il partito più votato Oltralpe. Nonostante il RN abbia perso oltre un milione di voti rispetto al primo turno delle politiche, ha comunque ottenuto un grande successo aumentando il numero dei seggi del 50%, diventando il più grande partito politico dell’assemblea francese, mentre il partito di Mélenchon, il più grande partito all’interno del NFP, ha solo 78 seggi.
Data la natura fragile delle coalizioni ora all’interno dell’assemblea, qualunque sia il governo che emergerà in futuro (il primo ministro di Macron Gabriel Attal si è già dimesso, ma Macron lo ha per ora confermato) non avrà vita facile. Le incompatibilità tra i personaggi politici formalmente alleati contro Le Pen e tra le loro proposte ideologiche saranno troppo forti per poter formare un esecutivo coeso e duraturo (la sinistra italiana docet).
RN guarda già al futuro
Secondo alcuni analisti politici, il RN nonostante il risultato deludente del ballottaggio guarda al futuro con speranza. Difatti, la sua quota di voti è un incoraggiamento in vista delle elezioni presidenziali del 2027. Secondo gli ultimi dati, il RN ha ricevuto il 37% (10 milioni di voti). Questo supera di gran lunga il 26% dell’NFP (sette milioni) e il 25% dell’Ensemble (6,5 milioni).
Non c’è dubbio che ci sia ancora un notevole nervosismo in una parte dell’opinione pubblica francese nei confronti della RN. Il che non è certo una sorpresa, dato che il Front National, come si chiamava il RN, è stato fondato dal padre di Marine Le Pen, Jean-Marie Le Pen – un feroce antisemita e negazionista dell’Olocausto. Tuttavia, è anche chiaro che un numero sempre crescente di uomini e donne francesi è disposto a dare fiducia e prestare il proprio voto a un partito che, negli ultimi anni, ha cercato di liberarsi della sua immagine passata (Marine Le Pen ha espulso suo padre dal partito nel 2015 per le sue posizioni estremiste ed il suo antisemitismo).
La tattica della sinistra per vincere
Oltre al preoccupante cartello politico della sinistra, che rende impossibile la costituzione di un governo stabile, c’è un’altra ragione per cui questa “vittoria” sulla destra populista suona vuota: il modo cinico in cui è stato ideato.
Per fermare l’ascesa al governo di Le Pen, il NFP e l’Ensemble hanno concordato di ritirare oltre 200 candidati in alcuni distretti dove il ballottaggio era a tre, una strategia per non disperdere voti e frenare così l’eventuale vittoria del RN. Tattiche non certo nuove in Francia. L’establishment politico francese, in alleanza con la sinistra, ha spesso trasformato le elezioni nazionali in una scelta binaria: pro o contro il fascismo. Un metodo già utilizzato nel 2002, per impedire a Jean-Marie Le Pen di sconfiggere Jacques Chirac alle elezioni presidenziali.
Tuttavia, mentre queste strategie si dimostrano efficaci nel breve periodo, di fatto producono un risultato del tutto negativo nel lungo periodo. È risaputa la distanza politica tra Ensemble e PFN, oggi nella stessa coalizione ma solo per un cartello elettorale inventato per sbarrare la strada ad un governo di destra.
L’NFP, oggi alleato di Macron, durante la campagna elettorale si è effettivamente impegnato a ritirare molte delle riforme del presidente, tra cui il ripristino di una vecchia tassa sul patrimonio.
Le alleanze storiche della sinistra
C’è un’altra notevole differenza tra l’attuale strategia adottata dalla sinistra per fermare tentativo il RN e le precedenti. Difatti, ricordiamo che nelle elezioni presidenziali del 2002, e di nuovo nel 2017 e nel 2022, quando Macron ha sconfitto due volte Marine Le Pen, la sinistra francese ha svolto un ruolo di supporto, sostenendo il candidato dell’establishment, che si trattasse di Chirac o Macron. Questa volta, però, la sinistra non è co-protagonista, perché si ritrova ad essere l’attore principale, essendo diventata la più grande coalizione dell’assemblea e questo potrebbe essere un boomerang.
I sostenitori del Nuovo Fronte Popolare dovranno fare i conti con quelle fasce sociali, rappresentate dagli operai e dalla piccola borghesia, che mostrano preoccupazioni per il fenomeno dell’immigrazione clandestina, l’allarme islamismo, e la loro stessa emarginazione. Cittadini che si sentono abbandonati da quella sinistra che ne faceva temi di prim’ordine nel programma politico.
Il RN è chiaramente diventato un riferimento per coloro che lottano in periferia, coloro che vivono al di fuori dei centri di privilegio metropolitano, per sferrare un colpo alle élite compiacenti della Francia. Come ha detto di recente Emile Chabal, professore di storia contemporanea all’Università di Edimburgo, “il RN può giustamente rivendicare di essere il partito delle classi lavoratrici francesi”.
La rabbia populista che alimenta RN
Mentre il RN non è certo uno sbocco ideale per le istanze delle fasce sociali più deboli, è tutto ciò che gli elettori sentono di avere a loro disposizione. La sinistra francese, nel frattempo, si trova nella scomoda posizione di guidare la carica contro questa espressione di disaffezione e rabbia della classe operaia, con il NFP che trae in gran parte la propria base di sostegno dagli abitanti delle città borghesi.
La rabbia populista che lo alimenta non sta andando da nessuna parte. Più le preoccupazioni del popolo vengono respinte, più la rivolta francese crescerà e i cugini d’oltralpe sperimenteranno quello che in Italia conosciamo bene: governi ingessati, frutto di coalizioni estemporanee incapaci di governare.