Anche questa settimana rimaniamo a Venezia, la città più bella del mondo, dove ogni anno, a chiudere l’estate, c’è l’importantissimo Festival cinematografico in questa cornice d’incanto.
Manco da Venezia da qualche anno, ma le emozioni di svegliarsi al mattino, attraversare una Piazza San Marco quasi deserta e prendere un motoscafo per andare a vedere film di ogni genere, sono ancora forti.
Se la selezione dei film è stata apprezzata per la sua varietà di linguaggi, sottolineando ancora una volta l’occhio attento del suo Direttore (e amico), Alberto Barbera, hanno invece lasciato un po’ d’amaro in bocca, alcune scelte della giuria.
Il totoleoni, scatenato ore prima su Twitter, ci ha azzeccato, il Leone d’Oro è andato al film francese Evenement, della regista e sceneggiatrice Audrey Diwan.
La pellicola è ambientata nella Francia del ’63 e vede come protagonista Anne, una studentessa decisa a voler abortire in un clima di terrore, dettato dalle leggi di allora, che prevedevano il carcere per le donne che decidevano di sottoporsi a questa operazione.
Il film è tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Annie Eranaux.
L’interpretazione di Anamaria Vartolomei, nei panni di Anne, è stata apprezzata, ma nulla ha potuto contro la bravissima Penelope Cruz, vincitrice della Coppa Volpi come Miglior Attrice per il film Madres Paralelas del regista spagnolo Pedro Almodovar.
Per quasi tutti i presenti, E’ stata la mano di Dio, è uno dei film più belli di Paolo Sorrentino. Una pellicola che tanti davano, o almeno ci speravano, vincitrice del Leone d’Oro. Non è andata poi così distante, aggiudicandosi il Gran Premio della Giuria e oltre dieci minuti di applausi al termine della proiezione.
Il film porta a casa anche il Premio Marcello Mastroianni per il Miglior Attore emergente, consegnato al giovane Filippo Scotti, l’alter ego di Sorrentino nel film.
E veniamo ai primi malumori, partendo dal Premio alla Regia alla neozelandese Jane Campion, per il film The Power of Dog, un anti-western ambientato all’inizio del secolo scorso, che non ha convinto ne per la regia, appunto, ne per il film in sè.
Altra sorpresa, il Premio Osella per la Miglior Sceneggiatura, andato a Meggye Gyllenhall, per il film film The Lost Daughter. La pellicola è tratta dal bel romanzo La figlia Oscura di Elena Ferrante, ma trasformato in un filmetto carico di clichè.
Il filippino John Arcilla, a detta di molti, soffia inaspettatamente la Coppa Volpi come Miglior Attore a uno straordinario Tony Servillo nei panni di Eduardo Scarpetta.
Molto apprezzata anche la recitazione di Antonio Banderas e Oscar Martinez nel film Competencia Oficial di Gastón Duprat e Mariano Cohn.
Anche il Premio Speciale della Giuria, che va a Il Buco, di Michelangelo Frammartino, è stato giudicato inopportuno per un film, a detta di molti, dove non succede nulla e pieno di tanti, troppi silenzi. Un film che ti porta a guardare spesso l’orologio per capire quanto manca alla fine.
Chiudiamo invece con un film che ha incantato e che avrebbe meritato di più: Freaks Out dove il regista Gabrielle Mainetti, dopo il bellissimo Lo Chiamavano Jeeg Robot, si riconferma un regista che sa raccontare storie di personaggi fuori dal coro.
Il film riceve due premi paralleli: il Leoncino d’Oro, attribuito da Agiscuola e il Premio RB Casting 2021 che va ad Aurora Giovinazzo per il ruolo di Matilde.
Bello il messaggio che emerge da questa pellicola, un messaggio importantissimo e che purtroppo non è ancora recepito dai più: la forza di ognuno di noi, sta nella diversità. Se solo tutti lo capissimo, saremmo delle persone migliori.
Enjoy