Il reato comune di Trump e Biden
Portare fuori dalla Casa Bianca documenti top secret dopo la fine di un mandato presidenziale è illegale, ma sembra essere anche un reato diffuso. Difatti sia nell’abitazione dell’ex presidente Trump che in quella di Biden sono stati rinvenuti e sequestrati centinaia di documenti contenenti informazioni sensibili. Stesso reato ma trattamenti diversi per i due acerrimi nemici che aspirano al mandato presidenziale 2024/2028. Quanto influiranno le Procure sul risultato elettorale elettorale?
I fatti e le analisi riportati dai giornali americani evidenziano una sostanziale disparità di trattamento giuridico per Trump e Biden. Alcune testate mettono sotto la lente d’ingrandimento l’operato delle procure federali e dello stesso ministro delle Giustizia, Garland.
I fatti:Trump va a processo a tempo di record
Il 6 maggio del 2021, il NARA (National Archives and Records Administration) fa richiesta all’ex Presidente Trump di restituire i documenti riservati ancora in suo possesso. Nel Gennaio 2022 il Tycoon consegna al NARA 15 scatoloni pieni di documenti, un mese dopo il NARA comunica di aver trovato tra i documenti restituiti alcuni documenti “top secret”. Nell’Aprile 2022 entrano in scena il Dipartimento di Giustizia e l’FBI, analizzando i documenti piu’ in dettaglio, ne identificano 67 come “confidenziali”, 92 come “secret” e 25 come “top secret”. Trump si difende e dichiara che i documenti erano stati declassificati da egli stesso durante il mandato presidenziale.
Nel giugno 2022, gli avvocati di Trump consegnano al NARA altri 38 documenti, di cui 17 classificati come “top secret” e comunicano che non ce ne sono altri. Una versione che non convince ilministro delle agIustizia che ordina un aperquisizione nella dimora privata di Trump. Cosi l’8 Agosto 2022, poche settimane prima delle elezioni di medio termine, molti agenti del FBI piombano all’alba a casa di Trump, in Florida. La task force, seguita da fotografi, cameramen e reporters (ovviamente avvertiti preventivamente) in poco tempo porta via molti scatoloni di documenti, di questi solo 36 sono successivamente considerati come “top secret”.
Intanto le elezioni di medio termine sono alle porte e il il blitz dell’FBI a Mar-a Lago diventa IL TEMA della campagna elettorale. I risultati delle urne non sono quelli attesi dai repubblicani che puntano il dito contro la “giustizia ad orologeria” del governo. L’attesa vittoria del GOP svanisce e il partito di Trump vince ma non stravince.
Il 18 Novembre 2022, il ministro Garland nomina Jack Smith come Procuratore Speciale per indagare sui capi di accusa al Tycoon. Alla fine delle sue indagini, Smith presenta ad un Gran Giuri’ (composto stranamente da civili non residenti in Florida, lo Stato in cui il reato si sarebbe consumato) la richiesta di incriminazione, che viene immediatamente approvata.
Il 13 Giugno 2023, Trump si presenta davanti al giudice di turno della Corte di Miami, Jonathan Goodman, e sul suo capo pendono ben 37 capi di imputazione che vanno dall’aver sottratto documenti riservati e ostruito le indagini. Inizia cosi il processo, l’imputato si dichiara innocente e torna a casa in attesa della prossima udienza in cui dovra smontare le tesi dell’accusa con prove e testimonianze.
I fatti: la segretezza delle indagini su Biden
Le informazioni sul ritrovamento di documenti riservati nella residenza privata del presidente degli Stati Uniti Joe Biden trapelano soltanto il 9 Gennaio 2023, quando CBS-News riporta l’informazione con almeno tre mesi di ritardo dai fatti.
Secondo quanto trapelato finora, a fine Ottobre 2022, 6 giorni prima delle elezioni di medio termine, gli avvocati di Biden trovano casualmente dei documenti riservati “top secret” nell’ufficio del Penn Biden Center di Joe Biden. Come riportato dal New York Times, gli avvocati avvertono il ministro Garland della presenza di fascicoli conteneti informazioni sensibili,ma stranamente quanto riportato dai media viene smentito fino al 20 Dicembre 2022, le date in cui si scoprono casualemnte altri documenti conservati nel garage della casa del Presidnete a Wilmington
.Il 12 Gennaio del 2023 Garland nomina Robert Hur, Procuratore Speciale, per indagare sul caso. Dieci giorni dopo, il 22 Gennaio 2023, con l’assenso del Presidente, gli agenti del FBI eseguono una serie di perquisizioni nella sua casa del Delaware, dove scoprono altri documenti segreti. Anche questo evento è stato tenuto segreto per alcuni giorni.
Una cortina di segretezza intorno al presidente non consente alla stampa di pubblicare notizie sulle indagini ancora in corso . Le informazioni che filtrano sono poche e le fonti spesso anonime; ad esempio, non si sa quanti documenti ritrovati a casa o negli uffici di Biden siano realmente “top secret” e se siano stati portati via quando Joe Biden era Presidente, VicePresidente o Senatore. E non si sa se e quando Biden verra’ incriminato. Si sa per certo comunque che, al contrario di Trump, Biden non teneva questi documenti riservati in luoghi protetti, ma sparsi in vari uffici ed addirittura in un garage.
Il doppio binario di Garland che evidenzia la stampa
Sebbene Garland, ministro della Giustizia nominato da Biden, abbia più volte sostenuto di non avere usato un doppio standard con Trump e Biden per i reati relativi alla sottrazione e detenzione di documenti riservati, molti sollevano dei dubbi. Secondo il Washington Post, mentre Garland ed il suo dipartimento non hanno avuto problemi a divulgare ogni dettaglio sull’indagine a Trump, non solo si sono astenuti dal farlo con Biden, ma hanno nascosto alla stampa molti fatti. In effetti, quando la CBS pubblicò la notizia del rtrovamento i documenti top secret nell’abitazione privata di Biden, Garland si rifiutò di confermare un precedente ritrovamento di altri documenti nel garage della stessa villa.
Sia il Washington Post che il New York Times hanno sostenuto che vi sia stato un tacito accordo tra lo staff di Biden ed il Dipartimento di Giustizia per tenere la notizia nascosta il piu’ possible.
Le colpe di Trump e le virtu’ di Biden
Davanti alle accuse di “giustiza ad orologeria” e alla disparità di trattamento giuridico il Dipartimento di Giustizia nega ogni addebito e stabilisce le ipotesi di reato che fanno la differenza tra i due più probabili candidati alla Casa Bianca. I repubblicani obiettano punto su punto cosi come faranno gli avvocati difensori del Tycoon.
Le accuse e la difesa:
- Trump ha sottratto volontariamente i documenti riservati, mentre Biden non ha dimostrato questa volontà criminale.Su questo punto sembra che esistano delle evidenze comprovanti la volonta’ di Trump di tenersi alcuni documenti, evidenza che dovrà comunque essere valutata in sede processuale; quanto a Biden, con l’indagine in corso, sembra prematuro escludere la volontà criminale.
- Trump non ha cooperato con gli organi inquirenti, mentre Biden lo ha sempre fatto. Seppure questa differenza sembri essere supportata da alcuni fatti (tutti da verificare in sede processuale), va anche detto che gli inquirenti che hanno indagato su Biden sono, con ruoli diversi, membri Dipartimento di Giustizia che fa capo a Biden.
- 3. La quantità e la sensibilità dei documenti sequestrati a Trump è superiore a quella di Biden. Verifica: in realtà, mentre si sa qualcosa su quanto è stato sequestrato a Trump, scarseggiano le informazioni dell’indagine ancora in corso su Biden. Bisognerà attendere per avere notizie certe.
- Trump ha condiviso i contenuti di alcuni documenti, mentre Biden non lo ha fatto. Verifica: seppure sia spesso citato che, in un paio di casi, che Trump abbia condiviso i contenuti di documenti riservati, solo in sede processuale si potra’ capire la gravita’ del fatto; ovviamente sembra mancare una qualsiasi evidenza in questo senso su Biden, e sempre per lo stesso motivo: l’indagine è in corso e le notizie diramate con il contagocce.
In conclusione, sappiamo molto su Trump ma troppo poco su Biden, ma gli americani sono altresí convinti che “l’assenza di evidenza di una colpa non significa necessariamente assenza di colpa”.
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