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Home Politica

Trump colpevole di tutti i 34 capi d’accusa

La giuria del processo di New York, dopo essere stata in camera di consiglio per due giorni, ha ritenuto Trump colpevole di tutti i 34 capi d'accusa.


Giampa Natal by Giampa Natal
Maggio 31, 2024
in Politica, Ultimissime
3
Trump
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  • La giuria emette un verdetto unanime
  • Trump dopo il verdetto
  • I commenti dopo la sentenza
  • La pena per Trump verrà annunciata l’11 luglio
  • Trump può ancora correre per la Casa Bianca
  • Record di finanziamenti a Trump dopo la sentenza
  • Trump ricorrerà in appello

La giuria emette un verdetto unanime

Nel pomeriggio di ieri, quando il Tribunale di New York si accingeva a chiudere i battenti, la Giuria ha annunciato a sorpresa di aver raggiunto un verdetto, chiedendo 30 minuti per la compilazione dei moduli. Poco dopo, l’ex presidente Donald Trump è stato dichiarato colpevole, venendo condannato per tutti i 34 capi d’accusa.

Il verdetto è stato raggiunto all’unanimità, anche se non è dato sapere come ciascun giurato abbia votato per ogni singolo capo d’accusa vista la definizione tutt’altro che chiara di unanimità fornita dal Giudice Merchan.

In questo modo, non solo Trump è il primo ex presidente della storia ad essere giudicato colpevole, ma è anche il primo candidato presidenziale di un grande partito ad essere condannato nel bel mezzo di una campagna presidenziale. Qualora, ipotesi niente affatto remota, a novembre dovesse sconfiggere Biden, sarebbe infine il primo presidente in carica della storia ad aver subìto una condanna.

Trump dopo il verdetto

Durante la lettura del verdetto, Trump ha continuato a guardare dritto di fronte a sé. Aggrottando le sopracciglia, l’ex presidente ha stretto la mano di suo figlio Eric. Un Trump rosso in viso quello apparso ieri mentre ascoltava il responso della giuria, con il padre e il figlio entrambi increduli.

Fuori dall’aula, Trump ha definito il processo una “vergogna”, bollandolo come un “processo truccato”. Il verdetto di New York non sembra ad ogni modo averlo fermato. Anzi, appare intenzionato a continuare la sua battaglia legale e politica. Sulla sua piattaforma Truth Social, inoltre, ha annunciato che terrà una conferenza stampa venerdì mattina.

Alle telecamere di Fox News Digital ha poi definito il verdetto una “cicatrice” sul sistema giudiziario di New York. Nella medesima sede il tycoon ha promesso di “continuare a combattere”. Secondo Trump, il giorno delle elezioni sarà “il giorno più importante nella storia del nostro Paese”.

I commenti dopo la sentenza

Il procuratore distrettuale di Manhattan sostiene che la condanna da parte dei giurati parli per sé, difendendo il lavoro svolto dal suo team. Alvin Bragg ha inoltre dichiarato che quella dei giurati è “la voce più importante di tutte”. “Il nostro lavoro – ha commentato – è quello di seguire i fatti e la legge senza paura o favoritismi, ed è esattamente quello che abbiamo fatto qui”. Dello stesso avviso il leader della maggioranza al Senato, Chuck Schumer, il quale ha pubblicato sui propri canali social una dichiarazione eloquente: “Nessuno è al di sopra della legge. Il verdetto parla da solo”.

Dal lato opposto, Ivanka Trump ha pubblicato su Instagram un’immagine di quando era bambina, tenuta in braccio da Donald Trump con la didascalia: “Ti amo papà”. La presidente della conferenza repubblicana della Camera, Elise Stefanik, ha commentato che la sentenza “mostra quanto sia diventato corrotto e truccato il sistema americano sotto Joe Biden”. La deputata repubblicana della Georgia, Marjorie Taylor Green, ha postato su X la foto di una bandiera americana capovolta, simbolo della campagna “Stop the Steal” e dell’insurrezione del 6 gennaio. Nel frattempo, il leader della maggioranza alla Camera, Steve Scalise, ha definito “corrotto, fazioso, vizioso” l’esito del processi di New York. “Non starò a guardare mentre il leader del nostro partito cade in un’imboscata da parte del nostro stesso governo” ha avvertito Scalise, condividendo un link per la raccolta fondi.

Parimenti, il governatore del Texas, Greg Abbott, ha definito il processo “una farsa”. Il leader della minoranza al Senato Mitch McConnell ha auspicato pubblicamente che la condanna venga ribaltata in appello. Michael Cohen, principale teste dell’accusa, al contrario, si è detto “sollevato” dal verdetto, dichiarandosi non sorpreso. Ultimo ma non ultimo, il presidente Biden, il quale ha spiegato come l’unico modo per sconfiggere il suo rivale sia passando per le urne. Il verdetto dimostrerebbe semmai come “nessuno sia al di sopra della legge”.

La pena per Trump verrà annunciata l’11 luglio

Il giudice Juan Merchan, dopo il verdetto, dovrà decidere ora in solitaria la pena da comminare a Donald Trump. Questa verrà resa nota l’11 luglio alle 10:00 E.T., quindi pochi giorni prima dell’inizio della Convention nazionale repubblicana a Milwaukee. Sebbene tra le opzioni vi sia anche quella del carcere, questo non rappresenta uno sbocco obbligatorio. Merchan potrebbe condannare Trump alla libertà vigilata, a una multa o a una pena fino a 4 anni per ogni capo d’accusa, per un massimo di 20 anni. Il giudice può anche prendere in considerazione la possibilità di imprigionarlo per un periodo che è una frazione della pena massima. Gli esiti non carcerari, tuttavia, restano i più plausibili.

Trump può ancora correre per la Casa Bianca

La Costituzione USA non pone restrizioni ai candidati presidenziali sulla base di precedenti penali. Stabilisce solo che coloro che aspirano alla Casa Bianca siano cittadini naturali di almeno 35 anni d’età. Trump non è ancora stato condannato definitivamente ed il carcere rimane un’opzione potenziale, anche se improbabile. L’età di Trump (77 anni), il fatto che non abbia precedenti penali e che i capi d’accusa a New York siano i reati meno gravi rendono improbabile che il 45° presidente finisca davvero in prigione.

Se Trump venisse condannato al carcere, tuttavia, non sarebbe il primo caso della storia. Nel 1920, infatti, Eugene V. Debs del Partito Socialista si candidò alla Casa Bianca nonostante fosse stato imprigionato per sedizione (si era opposto all’ingresso statunitense nel primo conflitto mondiale).

Record di finanziamenti a Trump dopo la sentenza

L’esito del processo di New York non ha scoraggiato i donatori repubblicani, anzi. Don Tapia, ex ambasciatore USA in Giamaica, ha dichiarato di essere pronto a donare nelle prossime settimane oltre 1 milione di dollari al gruppo pro-Trump MAGA Inc. In maniera analoga, un investitore della Silicon Valley, Shaun Maguire, pur non avendo mai sostenuto Trump in passato, ha dichiarato pubblicamente di aver donato 300.000 dollari per sostenerlo. Robert Bigelow, storico sostenitore del tycoon, ha donato oltre 9 milioni di dollari.

Il portale online che la campagna di Trump utilizza per accettare donazioni, winred.com, sembra essere offline. Lo staff politico di Trump ha spiegato: “Così tanti americani sono stati spinti a donare alla campagna del presidente Trump che le pagine di WinRed sono state interrotte. Stiamo lavorando per riportare il sito online il più rapidamente possibile”.

Trump ricorrerà in appello

Anche prima che venisse selezionata la giuria, il team legale dell’ex presidente Donald Trump stava probabilmente già studiando la strategia per l’appello. Tra le tesi portate avanti dalla difesa spicca il fatto che difficilmente Trump avrebbe potuto avere un processo equo a Manhattan. Questo principalmente per tre ordini di fattori. Il primo riguarda la mancata ricusazione di un giudice politicamente schierato come Merchan. La seconda verte sulla presenza di una giuria poco imparziale, essendo stata selezionata in un’area notoriamente ostile a Trump. La terza, infine, riguarda il ruolo di Cohen, un bugiardo seriale (tanto da essere stato egli stesso condannato più volte), il quale ha costituito il principale testimone dell’accusa. La sentenza di appello arriverà senz’altro dopo il voto di novembre. Se Trump dovesse essere assolto, sarebbe legittimo chiedersi se la sentenza di primo grado non fosse motivata esclusivamente da ragioni di natura politica.

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