Preoccupa la scoperta di focolai di aviaria in Texas
Cattive notizie in arrivo dal Texas. Membri del Baylor College of Medicine di Houston hanno infatti pubblicato uno studio che riporta un’analisi condotta tra il 4 marzo e il 25 aprile. Il risultato è tutt’altro che lusinghiero. Il virus dell’influenza aviaria (H5N1) è stato rinvenuto nelle fogne di 9 città del Texas. Il periodo non è casuale, ovviamente, ma combacia con la scoperta di diversi focolai negli allevamenti delle mucche da latte. Il Texas, lo ricordiamo, è uno dei maggiori produttori di uova degli Stati Uniti, disponendo dunque di moltissimi allevamenti intensivi. Questi rappresentano i focolai ideali per la proliferazione di un simile virus, estesosi appunto anche ai mammiferi.
A inizio aprile, del resto, un caso di aviaria era stato registrato ai danni di un cittadino texano. Il contagio, come purtroppo il Covid ha insegnato al grande pubblico, dovrebbe essere avvenuto in seguito ad un salto di specie. Salto di specie doppio in questo caso: perché l’uomo sarebbe stato contagiato proprio dalle mucche da latte, a loro volta infettate dal virus di origine aviaria, come denota il nome. Casi simili non si verificavano negli Stati Uniti dal 2022, anno in cui ad effettuare una scoperta analoga fu il Colorado.
Tracce anche nel latte commercializzato negli USA
Anche se non sono stati certificati casi negli esseri umani in altri soggetti federali, per quanto riguarda i bovini il Texas è purtroppo in buona compagnia. Già in Idaho, Kansas, Michigan e New Mexico sono state fatte scoperte simili. Poche settimane fa, inoltre, la Food and Drug Administration (Fda) e il dipartimento dell’Agricoltura hanno rilevato “Frammenti inattivi” del virus in campioni di latte pastorizzato. Le due istituzioni fanno sapere però che questo non comporta rischi per i consumatori.
Lo scenario attuale appare particolarmente allarmante, perché potrebbe essere il preludio di una pandemia, quando non una pandemia già in corso. In tal senso, scandagliare le acque reflue è peraltro una strategia particolarmente efficace per tracciare i rischi per la salute pubblica. Soggetti immunologicamente fragili, avvertono gli studiosi, potrebbe diventare a loro volta vettore del virus, con conseguenze molto gravi.