Guardia di Finanza preleva Giovanni Toti da un hotel di Sanremo
Un duro colpo per il centrodestra quanto avvenuto questa mattina tra Genova e Sanremo. Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria ed alto esponente di Noi Moderati, è stato infatti prelevato in un hotel sanremese dalla Guardia di Finanza. Toti si trovava nella città del festival perché avrebbe dovuto partecipare a una conferenza stampa insieme al sindaco di Ventimiglia e a Flavio Briatore (entrambi totalmente estranei alla vicenda giudiziaria).
Parallelamente sono state eseguite delle perquisizioni nella sua casa genovese e negli uffici del consiglio regionale. L’accusa che pende su Giovanni Toti (costretto intanto ai domiciliari) è quella di corruzione. Il presidente ligure avrebbe infatti ricevuto 74.100 euro di tangenti, oltre alla promessa di finanziamenti più cospicui, tutti destinati al suo comitato elettorale. Secondo l’accusa, i corruttori sarebbero stati gli imprenditori Aldo e Roberto Spinelli. A fronte di tale denaro, Toti avrebbe favorito alcuni provvedimenti funzionali al gruppo Spinelli.
Una volta prelevato dalla GdF, Toti è stato condotto nella caserma sul lungomare Canepa, a Genova. Intanto è stato sospeso dalla sua carica di governatore, in attesa che la giustizia faccia il suo corso.
Soldi in cambio di favori
Tra i provvedimenti favorevoli agli Spinelli rientrerebbe, ad esempio, la privatizzazione della spiaggia libera di Punta Dell’Olmo. Il governatore, inoltre, si sarebbe impegnato ad agevolare una pratica edilizia pendente presso gli uffici regionali, riguardante un complesso immobiliare situato nella medesima località. Discorso analogo per il rinnovo trentennale della concessione del Terminal Rinfuse e per l’assegnazione di altri spazi portuali. Nel mirino degli inquirenti anche le ex “Colonie Bergamasche” di Celle Ligure, complesso la cui riqualificazione le avrebbe fatte diventare un resort di lusso.
Toti non è l’unica persona di spicco coinvolta nel procedimento. Tra i pezzi grossi compare infatti Paolo Emilio Signorini. Amministratore delegato di Iren, questi in passato era stato anche presidente dell’Autorità di sistema portuale del mar Ligure Occidentale. In tale veste sarebbe stato ripetutamente corrotto con soggiorni di lusso, regali costosissimi ed escort. Signorini avrebbe soggiornato ripetutamente a Montecarlo a spese degli Spinelli. Complice anche il suo debole per il gioco d’azzardo, foraggiato con carte di credito messegli a disposizione sempre dagli Spinelli.
L’ombra della criminalità organizzata
Ma non è finita qui, perché nelle indagini è finito anche un consigliere d’amministrazione di Esselunga, Francesco Moncada. Questi avrebbe infatti promesso a Toti e al suo braccio destro Matteo Cozzani, finanziamenti in cambio dello sblocco di alcune pratiche per consentire l’apertura di nuovi punti vendita a Savona e Sestri Ponente.
Il braccio destro di Toti, peraltro, sarebbe stato il tramite con un clan mafioso siciliano: i Cammarata di Riesi, vicino Caltanissetta. Questi dispongono di una significativa influenza a Genova e avrebbero sostenuto l’exploit elettorale di Cambiamo! (la lista di Toti), che alle regionali del 2020 riuscì a prendere un imponente 20%.
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