Attentato contro l’Ambasciata americana in Libano
Da giardino del Medio Oriente, il Libano si è trasformato in un campo di battaglia tra potenze nemiche. Quanto avvenuto questa mattina di fronte all’Ambasciata americana a Beirut (8.30 ora locale), è eloquente circa il grado di tensione raggiunto nel Paese dei Cedri. Un siriano (con la complicità di altri due soggetti, datisi poi alla fuga) ha infatti aperto il fuoco davanti alla rappresentanza diplomatica americana, ferendo almeno due persone. Queste non appartengono tuttavia al personale dell’Ambasciata, che è rimasto sempre al sicuro.
L’intervento dei militari libanesi, arrivati una decina di minuti dopo, ha permesso la neutralizzazione dell’attentatore, trasportato in ospedale dopo essere stato ferito. L’esercito libanese non ha fornito ulteriori dettagli sull’accaduto. Una foto che circola sul web mostra però l’attentatore con indosso un giubbotto recante la scritta “Stato islamico”, ovviamente in arabo, oltre alle iniziali inglesi “I” e “S”. Per vedere il video della sparatoria CLICCA QUI.
Israele si prepara a invadere il Libano
L’attentato a Beirut si inserisce in un clima regionale a dir poco asfittico. Mentre prosegue la carneficina nella striscia di Gaza, Israele ha dichiarato di essere pronto a invadere il Libano meridionale. Dopo Hamas, dunque, Gerusalemme vorrebbe chiudere i conti con il più temibile Hezbollah.
“Ci stiamo avvicinando al punto in cui dovrà essere presa una decisione – ha commentato Herzi Halevi, il capo di Stato Maggiore delle forze armate israeliane – e le forze di difesa sono preparate e pronte per questa decisione […] stiamo colpendo da otto mesi e Hezbollah sta pagando un prezzo molto, molto alto. Hezbollah ha aumentato i suoi attacchi negli ultimi giorni e siamo preparati, dopo un ottimo processo di addestramento al livello di esercitazione di Stato Maggiore, per passare a un’offensiva nel nord. Forte difesa, prontezza per l’offensiva, ci stiamo avvicinando a un momento decisivo”.
Anche il primo ministro Benjamin Netanyahu ha parlato di un’azione di “potenza nel Nord”. Non a caso è prevista per oggi l’approvazione all’aumento dei riservisti delle Israel Defense Forces. Questi cresceranno di 50mila unità, raggiungendo le 350mila.
Cina, Iran e Russia: “Ripristinare accordo nucleare del 2015”
Dall’altra parte della barricata, il blocco eurasiatico prova a proporre una nuova architettura regionale. Questa dovrebbe essere imperniata sull’accordo nucleare del 2015, il JCPOA, che ha visto negli anni passati il dietrofront di Washington. Secondo Pechino, Mosca e la stessa Teheran ripartire da quell’accordo permetterebbe di frenare l’escalation in corso.
Una dichiarazione tripartita in tal senso è stata rilasciata nel corso della riunione del Consiglio dei governatori dell’Agenza Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA). Essa afferma che sia “giunto il momento che i Paesi occidentali mostrino volontà politica e prendano provvedimenti per ripristinare l’accordo. […] Insistiamo sul fatto che le disposizioni del patto sono ancora in vigore”.