Dopo 43 giorni di paralisi istituzionale, il governo federale degli Stati Uniti si prepara finalmente a riaprire. Nella tarda serata del 12 novembre, la Camera dei Rappresentanti ha approvato la legge finanziaria che mette fine allo shutdown più lungo mai registrato nella storia americana.
Il provvedimento, già passato al Senato con una maggioranza bipartisan, è stato inviato alla Casa Bianca e immediatamente firmato dal presidente Donald Trump.
La votazione alla Camera, 222 sì contro 209 no, è stata il risultato di un compromesso complesso, negoziato tra repubblicani moderati e una parte dei democratici desiderosi di riportare il Paese alla normalità dopo settimane di disservizi, ritardi e tensioni crescenti nell’opinione pubblica. Il Senato aveva già dato il via libera due giorni prima, con un voto 60-40, segnando il primo segnale concreto verso la soluzione dello stallo.
Il contenuto della legge: fondi fino al 30 gennaio 2026
La misura approvata garantisce il finanziamento del governo fino al 30 gennaio 2026, prevedendo inoltre specifiche estensioni per alcuni programmi fino alla fine dell’anno fiscale, fissata a settembre 2026.
Si tratta di una “continuing resolution” (un finanziamento ponte) utilizzata spesso dal Congresso per guadagnare tempo quando i negoziati sul bilancio si arenano.
Le aree immediatamente rifinanziate includono: Difesa, Affari dei Veterani, Agricoltura, Congressional Operations.
A questi capitoli si aggiungono fondi urgenti per la gestione dei disastri naturali (Florida, Texas, California), il rafforzamento della sicurezza delle frontiere e gli stipendi arretrati dei dipendenti federali, rimasti senza paga per sei settimane.
Le origini dello scontro
Lo shutdown era iniziato a ottobre a causa dello scontro sull’estensione dei crediti sanitari introdotti durante la pandemia.
I democratici chiedevano di mantenere le agevolazioni per altri due anni, sostenendo che la loro cancellazione avrebbe aumentato i costi sanitari per milioni di famiglie.
I repubblicani, invece, ritenevano la misura insostenibile dal punto di vista del deficit federale e preferivano rinviare la discussione alla legge di bilancio definitiva.
Come proposto dai repubblicani, Il compromesso finale non include una piena estensione dei benefici sanitari, ma prevede un impegno del Congresso a riaprire il dossier entro gennaio, quando partirà il nuovo round negoziale.
Le conseguenze dello shutdown: ritardi, disservizi e danni economici
Quarantatré giorni di shutdown hanno prodotto effetti tangibili nel Paese, con 800.000 dipendenti federali senza stipendio, decine di migliaia di ritardi e voli cancellati in tutto il Paese, la chiusura parziale o totale delle attività nei musei e parchi nazionali e la sospensione di attività amministrative cruciali (passaporti, visti, permessi).
Un impatto negativo stimato di oltre 6 miliardi di dollari sull’economia, secondo analisi pubbliche e private. Per molti analisti, il protrarsi della crisi è stato percepito dall’opinione pubblica come un fallimento bipartisan, con effetti imprevedibili sul clima politico in vista del 2026.
La firma di Trump e la riapertura: cosa succede ora
Con la firma del presidente Donald Trump, la legge finanziaria permette la riapertura immediata di tutte le attività delle Agenzie federali e il pagamento degli stipendi arretrati ai lavoratori. Un sospiro di sollievo anche per milioni di viaggiatori che nelle ultime settimane hanno subito le conseguenze dei disagi negli aeroporti.
Trump ha definito il compromesso “un passo necessario” e ha annunciato che l’amministrazione presenterà una proposta alternativa per la riforma della spesa sanitaria nelle prossime settimane.
Uno stallo sospeso: il rischio di un nuovo shutdown
L’accordo non chiude definitivamente la controversia politica.
Il nuovo termine del 30 gennaio 2026 sarà un momento cruciale: se il Congresso non riuscirà a trovare un’intesa sulla legge di bilancio definitiva, gli Stati Uniti potrebbero trovarsi davanti al rischio (già evocato da diversi osservatori) di un secondo shutdown in meno di un anno.
Ma per ora, dopo settimane di incertezza, il Paese può tirare un sospiro di sollievo. La macchina federale torna a funzionare e l’attenzione si sposta sulle conseguenze politiche e sull’impatto economico che questo lungo blocco lascerà dietro di sé.
