Trump ha proposto Roma quale sede per i colloqui con l’Iran sul nucleare
Che l’Italia sia stata proposta da Trump per ospitare il secondo round di colloqui sul nucleare tra USA e Iran la dice lunga circa gli storici legami che intercorrono tra il Belpaese e la Repubblica Islamica. Il primo round, del resto, si è svolto sabato scorso (12 aprile) in Oman, considerato a livello internazionale un mediatore particolarmente credibile. Blasone diplomatico a parte, i dossier sul tavolo sono da far tremare i polsi. Dalla corsa al nucleare iraniano a una guerra con gli Stati Uniti, infatti, c’è da sudare freddo.
Giusto poche settimane fa il Presidente USA aveva indirizzato una lettera a Teheran. In questa dava all’Ayatollah due mesi di tempo per trovare un accordo, pena lo scoppio di un conflitto. Da lì l’imbarazzo dell’Iran, tutt’altro che intenzionato a entrare in guerra e, d’altro canto, impossibilitato a mostrarsi troppo arrendevole (soprattutto dopo la serie di sconfitte subite dopo il 7 ottobre 2023).
I rappresentanti dei due Paesi sono Steve Witkoff, inviato per gli USA, e Abbas Araghchi, Ministro degli Esteri iraniano. I due, da quanto riporta Axios, a Muscat avrebbero parlato per 45 minuti. Si tratta dell’incontro al più alto livello tenutosi tra Washington e Teheran dal 2018, anno in cui la prima amministrazione Trump decise di uscire dal JCPOA siglato tre anni prima.
Da quanto emerge, gli esiti del colloquio sarebbero soddisfacenti per entrambi gli attori. Divergenze, però, non mancano sulla forma. Gli Stati Uniti parlano infatti ormai di negoziati “diretti”. Al contrario l’Iran continua a definirli “indiretti”, ossia mediati dagli omaniti (e, tra pochi giorni, dagli italiani).
Pesa il ritiro USA dal JCPOA
“I colloqui sono chiaramente iniziati con un senso di sfiducia”, ha spiegato Axios. “Gli iraniani hanno sollevato il fatto che il presidente Trump si sia ritirato dal precedente accordo con l’Iran e hanno espresso preoccupazione per il fatto che gli Stati Uniti possano tirarsi indietro di nuovo”.
Obiettivo di Washington è impedire che Teheran disponga di uranio arricchito al 90%, soglia che consente la creazione dell’atomica. Gli USA vorrebbero imporre una soglia del 60%. Specularmente l’Iran chiede garanzie sulla sicurezza e la rimozione delle sanzioni.
Non resta da vedere se i colloqui sul nucleare iraniano che si terranno a Roma daranno frutti ancor più significativi. Anche perché l’alternativa è da brividi.