Referendum 8-9 giugno, per cosa si vota

Cinque i referendum abrogativi che si terranno l'8-9 giugno. Dal dimezzamento degli anni di residenza per conferire la cittadinanza agli immigrati alla revisione del Jobs Act: vediamo quali sono i quesiti.

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Referendum 8-9 giugno, su cosa si vota

L’8-9 giugno sarà possibile votare per cinque referendum abrogativi (gli unici ammessi dall’ordinamento italiano). Iniziamo col dire che scegliere se partecipare o meno alla votazione ha una precisa valenza politica. Come è noto, infatti, per essere validi i referendum necessitano di un quorum del 50% più uno degli aventi diritto. Come da tradizione, dunque, chi è contrario ai quesiti proposti preferisce optare per l’astensione, in modo da aumentare le possibilità che il referendum non vada in porto.

Dal 1999 ad oggi soltanto 4 referendum su 29 sono riusciti a raggiungere il quorum. Una tendenza ben diversa rispetto ai decenni precedenti. Dal 1974 al 1998, i referendum che hanno superato la soglia erano stati ben 35 su 48.

Un altro punto di debolezza della prossima tornata referendaria riguarda inoltre la bocciatura, da parte della Corte Costituzionale, di quello che probabilmente era l’argomento più sentito, ossia la riforma dell’autonomia differenziata.

Vediamo allora quali sono nello specifico i 5 quesiti rimasti, 4 dei quali concernono il mondo del lavoro.

Il primo va a toccare il Jobs Act. Nelle imprese con più di 15 dipendenti, infatti, i lavoratori assunti a partire dal 7 marzo 2015, se licenziati ingiustamente (a stabilirlo ovviamente è un giudice), non possono riottenere il posto di lavoro. L’obiettivo dei promotori è quello di abrogare tale divieto.

Il secondo quesito riguarda invece le imprese con meno di 16 dipendenti. Attualmente, sempre in caso di licenziamento illegittimo, un lavoratore può essere risarcito per un massimo di 6 mensilità. I promotori del referendum chiedono invece che non esista un tetto ma che a stabilirlo di volta in volta sia un giudice.

Il terzo investe i contratti a termine sotto i 12 mesi. A differenza di oggi viene chiesto infatti che per ricorrere a tale fattispecie sia necessaria una giusta motivazione.

Il quarto vuole estendere, nel caso degli appalti, la responsabilità degli infortuni sul lavoro anche all’impresa appaltante.

Il quinto, l’unico che non tratta di temi legati al mondo del lavoro, prevede un dimezzamento dei tempi per ottenere la cittadinanza italiana. Adesso bisogna essere legalmente residenti da 10 anni. In caso di raggiungimento del quorum (dando per scontato il prevalere dei “sì”), tale periodo scenderebbe a 5 anni.

 

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