Biden affronta la stampa: coraggio o incoscienza?
Non è un mistero che in molti, soprattutto tra gli ex sostenitori, stiano chiedendo a Biden di fare un passo indietro. Nonostante ciò, il presidente continua a ribadire la propria intenzione di restare in corsa per la Casa Bianca. Un’occasione utile in tal senso è stata la conferenza stampa a margine del vertice NATO di ieri, che però si è rivoltata contro lo stesso presidente.
L’ultima volta che Biden ha tenuto una conferenza stampa “in solitaria”, del resto, è stato otto mesi fa al vertice APEC in California. Durante i 41 mesi di presidenza, ben 30 sono stati privi di conferenze stampa. Per 16 mesi, inoltre, non si sono svolte interviste televisive, mentre per ben 10 mesi è stato evitato qualsiasi contatto con la stampa.
Le poche conferenze stampa organizzate, peraltro, hanno visto un copione prestabilito. Lo staff del presidente ha sempre chiesto di ricevere in anticipo le domande. “Ogni singola domanda è stata scritta, rivista decine di volte da molti redattori dello staff di Biden. Seguivo il copione approvato e mi è stato detto di non deviare”, ha detto in precedenza l’ex conduttrice di ESPN, Sage Steele, a Fox News Digital a proposito di un’intervista che ha avuto con Biden nel 2021.
Quando la toppa è peggio del buco
Biden ha dunque iniziato la conferenza con un’insolita energia ed un piglio inaspettato. Via via che le domande si susseguivano, tuttavia, la verve del presidente è calata drasticamente. Diversi, peraltro, gli episodi di confusione mentale. Biden, ad esempio, rispondendo a una domanda su Kamala Harris, ha citato per errore Trump come suo Vice Presidente. Clamoroso inoltre quanto scappatogli pochi minuti prima: per introdurre il presidente dell’Ucraina, infatti, Biden ha nominato Putin invece di Zelensky!
Momenti di imbarazzo generale, con i presenti che difficilmente sono riusciti a celare il proprio disagio. Tanto da consigliare la fine anticipata dell’evento tanto atteso. L’incontro si è infatti chiuso frettolosamente per evitare ulteriori sfondoni.
I commenti a caldo
Come prevedibile, non si sono fatti attendere i commenti. Il rappresentante democratico della Commissione Intelligence della Camera, Jim Himes, ha invita il presidente Biden a sospendere la sua campagna per la rielezione del 2024.
Similmente, il deputato Scott Peters, democratico della California, ha invitato Biden a ritirarsi dalla corsa. “La posta in gioco è alta e siamo su una strada perdente – ha spiegato Peters – La mia coscienza mi impone di parlare e di mettere la lealtà al Paese e alla democrazia davanti al mio grande affetto e lealtà al presidente e a coloro che lo circondano”. Peters è il sedicesimo democratico alla Camera dei Rappresentanti a chiedere al presidente di farsi da parte. Finora solo un senatore dem ha esplicitamente chiesto a Biden di passare il testimone, ma molti altri hanno già reso pubbliche le loro preoccupazioni in merito.
Intanto i consiglieri di Biden si sono incontrati con i democratici del Senato e del Congresso, per cercare di sedare ulteriori defezioni. Il partito democratico, nel mentre, ha già commissionato dei sondaggi per capire le chance di un’eventuale candidatura di Kamala Harris.
Gioco facile ha avuto il rivale di sempre, Donald Trump, nel commentare ironicamente l’ennesima debacle di Biden. Un laconico “Ottimo lavoro, Joe!” ha scritto sui social il candidato repubblicano.
Le celebrità dem voltano le spalle a Biden, con l’approvazione di Obama
L’insoddisfazione ha riguardato anche donatori ed esponenti del mondo dello spettacolo. Tra questi, personaggi come George Clooney, Michael Douglas, Robert DeNiro hanno chiesto apertamente a Biden di ritirarsi, congelandogli i finanziamenti. Attenzionato speciale l’ex presidente Obama, che continua a mantenere il massimo riserbo sulle proprie intenzioni. Da tempo, infatti, si parla di un suo lavoro “dietro le quinte” per costringer Biden a fare un passo indietro.
Obama non commenta pubblicamente, ma diverse persone vicine all’ex presidente stanno intensificando le pressioni sull’attuale inquilino della Casa Bianca. Oltre al già citato Clooney, si sono mossi in tal senso l’ex consigliere David Axelrod e gli “Obama bros”, un gruppo di suoi tre stretti consiglieri, ossia Jon Favreau, Jon Lovett e Tommy Vietor.
I sindacati abbandonano il presidente
Anche gli ambienti sindacali sono tutt’altro che ottimisti sulle capacità di Biden. I funzionari del sindacato United Auto Workers, che rappresenta oltre 400.000 iscritti e che dispone di una grande influenza negli Stati industrializzati come il Michigan, hanno cambiato rapidamente idea.
Preoccupazioni non mancano all’interno dello stesso staff di Biden,. Il New York Times ha riferito come alcuni consiglieri di lunga data stiano valutando le modalità opportune per far desistere l’attuale presidente dal continuare la corsa. Notizie simile filtrano anche dalla NBC News: gli uomini vicino a Biden sono ormai convinti dell’impossibilità di conseguire la vittoria, per cui sarebbe meglio puntare su un cavallo di riserva.
Curioso che in questo frangente abbiano più importanza i sondaggi che lo stato mentale del presidente. Passi (questo il cinico ragionamento che fanno molti) che gli USA abbiano un comandante in capo sempre più incapace di intendere e di volere. Inaccettabile al contrario una sconfitta elettorale. Cinismo molto pericoloso, soprattutto in un’epoca di forti tensioni internazionali come quella attuale.