Un anno fa, il film Conclave di Edward Berger ci immergeva nell’atmosfera unica dell’elezione papale. Ieri, quella finzione è diventata realtà: i 133 cardinali riuniti hanno eletto con i due terzi dei voti, il 267esimo papa della storia. Dopo la fumata bianca avvenuta alle ore 18, migliaia di persone hanno iniziato la corsa contro il tempo verso Piazza San Pietro, per conoscere il nuovo eletto. Si tratta del primo papa americano della storia: Robert Francis Prevost. 69 Anni, statunitense, ha scelto per sé il nome di Leone XIV, non pronunciando alcuna parola in inglese nel suo primo discorso. Nomen omen come indica la locuzione latina che rimanda ai romani, i quali credevano che il nome di una persona potesse indicare il suo destino. La scelta del nome Leone XIV, sembra infatti un chiaro segnale. Prevost vorrebbe far seguito al precedente Papa che portò questo nome, Leone XIII (1878-1903), considerato come il primo papa a portare la Chiesa nella modernità e ad avvicinarla alle questioni sociali.
Ma come all’inizio di ogni storia, si sa solo come comincia. Anche se ora sarebbe il momento di porsi domande e non di darsi delle risposte, approfondendo la storia di Robert Francis Prevost, potremo intuire in quale direzione si sta incamminando.
Chi è Robert Francis Prevost?
Nato il 14 settembre 1955 a Chicago, da una famiglia molto cattolica di origini francesi, italiane e spagnole, Prevost è considerato il meno “statunitense” tra i porporati statunitensi. Diventato prete nel 1982, a 27 anni, ha passato gran parte della sua vita come missionario in Perù, dove è stato vescovo, precisamente a Chiclayo. Nella sua prima apparizione pubblica come pontefice, visibilmente emozionato, ha dimostrato di avere un cuore latinoamericano. Ha salutato calorosamente la comunità della diocesi appunto di Chiclayo, alla quale ha dedicato un messaggio in spagnolo.
Sarà un pontefice di transizione o di rottura?
Con un profilo centrista e pragmatico, capace di mediare fra le diverse anime dell’America cattolica, il nuovo Papa ha una profonda sensibilità verso le tematiche sociali e culturali e per questo potrebbe dare continuità ad un pontificato orientato verso il dialogo. Ha parlato fin da subito di Chiesa sinoidale, cioè più democratica. Nel 2024 ha detto che i vescovi non dovrebbero essere “dei piccoli principi seduti nel proprio regno”.
Si è fatto notare per il suo stile discreto e il sostegno al pontificato di Bergoglio, evidenziando il suo impegno a mantenere viva l’eredità del suo predecessore; lo stesso che lo ordinò cardinale, chiamandolo a Roma per ricoprire uno degli incarichi più influenti in Vaticano, all’ufficio che seleziona e gestisce i vescovi a livello globale. Da prefetto del Dicastero per i Vescovi e presidente della Pontificia Commissione per L’America Latina, ora assumerà anche il ruolo di Capo dello Stato della Città del Vaticano e guida spirituale di oltre 1,3 miliardi di cattolici in tutto il mondo.
Il Papa agostiniano con un’identità multiculturale: un ponte tra tradizione e rinnovamento?
Robert Francis Prevost rappresenta una sintesi di diverse tradizioni culturali ma non solo, è anche il primo Papa agostiniano della storia. La sua formazione nell’Ordine di Sant’Agostino e la sua esperienza come missionario in Perù, lo pongono come una figura che intreccia spiritualità e impegno sociale. Ma quali influenze avrà il carisma agostiniano alla guida della Chiesa contemporanea?
Un papa americano potrebbe cambiare la geopolitica vaticana?
L’elezione di un Papa americano potrebbe essere interpretata come un rafforzamento dell’influenza culturale degli Stati Uniti. Il rischio è che si tema un presunto primato occidentale nella Chiesa, in un’epoca in cui il centro del cattolicesimo si sta spostando verso il Sud del mondo, in Africa e Asia.
Papa Leone XIV e le sfide
Il nuovo Papa dovrà fronteggiare i grandi nodi internazionali. Nel suo primo discorso, ha sottolineato l’importanza del dialogo e della pace. Sarà dunque necessario che dimostri lo stesso coraggio di prendere posizioni nette, come fece il suo predecessore, verso la guerra in Ucraina, i rapporti con la Cina, il dialogo interreligioso, le migrazioni di massa e la crisi climatica.
Leone XIV si troverà inoltre ad affrontare altrettante questioni molto delicate tra le quali: gli abusi nel clero, la stabilità finanziaria della Chiesa, la partecipazione delle donne e non finisce qui.