Il 69enne Robert Francis Prevost, originario di Chicago, è diventato il primo pontefice statunitense della storia. Ripercorriamo il percorso ecclesiastico di Leone XIV e cerchiamo di individuare gli indizi emersi durante il suo primo discorso da Papa.
L’attività pastorale di Prevost inizia nel 1985. Oltre dieci gli anni di servizio prestato in America Latina, nelle città peruviane di Chulucanas e Trujillo. Al 2014 risale invece la consacrazione a vescovo, con la nomina, l’anno successivo, alla guida della diocesi di Chiclayo, in Perù.
Nel gennaio 2023 Papa Francesco ha designato Prevost Prefetto del Dicastero per i Vescovi, l’organismo responsabile della scelta dei nuovi vescovi nel mondo. A settembre dello stesso anno l’onore della porpora cardinalizia. Come da tradizione, gli è stata affidata una parrocchia a Roma e, nel gennaio 2024, ha assunto la titolarità della chiesa di Santa Monica, nel rione Borgo, in piazza del Sant’Uffizio.
Le origini italiane e il legame profondo con Chicago
Come evidenziato in precedenza, Papa Leone XIV è nato a Chicago, città alla quale resta profondamente legato, il 14 settembre 1955. I suoi genitori erano Louis Marius Prevost e Mildred Martinez. Suo padre aveva radici francesi e italiane (tra Lombardia e Piemonte), mentre la madre aveva origini spagnole. Due i fratelli del neonominato pontefice: Louis e John.
Durante il liceo Prevost ha frequentato il seminario minore degli agostiniani, in cui si è diplomato nel 1973. Si è poi trasferito in Pennsylvania per studiare alla Villanova University, dove nel 1977 ha conseguito una laurea in matematica, arricchita da studi filosofici.
Rientrato nel Midwest per affrontare il noviziato, ha frequentato la Catholic Theological Union di Chicago, conseguendo un master in Teologia nel 1982. Nello stesso anno è arrivato a Roma, venendo ordinato sacerdote. Ha conseguito la licenza nel 1984 e il dottorato in diritto canonico nel 1997 presso il Pontificio Ateneo di San Tommaso d’Aquino (Angelicum).
Dopo l’ordinazione ha alternato il servizio pastorale in Perù con diversi rientri nella sua città natale. A dottorato terminato, è stato poi nominato direttore delle missioni per la provincia agostiniana del Midwest a Olympia Fields, in Illinois, ruolo che ha ricoperto per un anno prima di ripartire per il Perù.
Nel 1999, con alle spalle una lunga esperienza in America Latina, è stato designato priore provinciale del Midwest, venendo eletto nel 2001 priore generale dell’ordine agostiniano, incarico che ha mantenuto per due mandati fino al 2013. Tornato nuovamente a Chicago, ha assunto l’incarico di vicario provinciale e di primo consigliere dell’ordine.
Nel dicembre 2014 Papa Francesco lo ha nominato vescovo, inviandolo nuovamente in missione in Perù, dove è rimasto fino al 2023.
Le prime scelte da pontefice
Parlando ieri alla folla raccolta in Piazza San Pietro, il neoeletto Leone XIV ha deciso di veicolare il proprio messaggio in latino, italiano e spagnolo. Non in inglese, dunque, sua lingua madre. Una delle numerose scelte che rende difficile inquadrarlo pienamente.
L’adozione del nome Leone farebbe infatti presumere per un ritorno alla tradizione. Lo stesso utilizzo dell’espressione “non praevalebunt” (non prevarranno), utilizzata nel Vangelo di Marco e riferita alle porte degli Inferi, ha un significato particolare dopo l’aperturismo ecclesiastico in voga da anni a questa a parte. Farebbe propendere per questa ipotesi anche il fatto che sia tutt’ora iscritto nelle liste elettorali del GOP.
Vero, d’altra parte, che nel febbraio scorso Prevost aveva criticato il Vicepresidente USA J.D. Vance per alcune dichiarazioni contrarie all’immigrazione. L’allora cardinale, del resto, ha espresso una visione affine a Papa Francesco anche per quanto riguarda l’approccio sinodale verso la Chiesa. La stessa frase “Dio vi ama tutti”, pronunciata affacciandosi dalla Basilica di San Pietro, potrebbe essere letta come un’apertura verso coloro che sono distanti dal modo di vivere cattolico.
Va comunque ricordato che Leone XIV ha sempre contestato l’ideologia gender, attestandosi su posizioni molto più dure del suo predecessore. Nell’ottobre 2024, ad esempio, ha appoggiato i vescovi africani che si erano opposti al documento Fiducia Supplicans del 2023, che apriva alle benedizioni delle coppie omosessuali.
Non resta quindi da attendere per capire con precisione quale sarà la rotta che imprimerà alla barca di Pietro.
